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Gli errori di Alitalia a partire da Malpensa…

Il tema di Alitalia e in particolare l'articolo del Comandante Anedda continuano a sollecitare interventi e i messaggi in bottiglia arrivano numerosi sul lido di Infosec News. Scrive nuovamente Claudio Manduchi, già capo scalo a Fiumicino di Japan Airlines (JAL) E Air Kenia.

Torno sul tema per fare ancora solo un paio dì considerazioni:
1) Ethiad non avrebbe mai potuto avere un ruolo dì maggioranza in  Alitalia, o in nessun’altra compagnia aerea europea, a causa delle normative dell’Unione Europea che limitano la partecipazione di paesi extra europei ad un massimo del 49%.
Questo era ben noto dal primo momento sia ad Ethiad che al loro mentore Matteo Renzi che, favorendo l’accordo, si è accreditato come un grande mediatore in alcuni paesi arabi.
Ethiad, sfruttando l’accordo con Alitalia, ha rilevato alcuni diritti dì traffico su Londra-Heathrow ad un prezzo dì saldi e ha rifilato ad Alitalia il jet presidenziale ad un prezzo altissimo.
Il jet è ancora a FCO perché nessuno lo vuole, neanche regalato, a causa degli altissimi consumi di carburante.

2) Malpensa era un aeroporto che si era sviluppato per non lasciare Milano senza collegamenti aerei quando Linate era chiuso causa nebbia per molti giorni di seguito e per i voli charter.
Tra le compagnie dì linea era usato solo dalla TWA che operava con wide bodies che non potevano e non possono atterrare a Linate per insufficiente lunghezza della pista.
Per lo stesso motivo Malpensa era utilizzato dagli aerei cargo che, tra l’altro, contavano sulla vicinanza delle aree produttive della Lombardia.
Nel 1985, Presidente del Consiglio Craxi, fu approvava la Legge per l’’espansione dì Malpensa che ad Ottobre 1998 fu inaugurato e ribattezzato Malpensa 2000, perché i milanesi vogliono costantemente essere avanti, anche nei nomi.
Con l’apertura dì Malpensa 2000 logica avrebbe voluto che l’Italia avesse avuto due grandi aeroporti uno dedicato al traffico turistico ed uno a quello business sul modello della Spagna con Madrid e Barcellona.
L’aeroporto di Linate sarebbe stato dedicato al traffico di piccolo cabotaggio dato che era stato appena rimodernato, con la nostra solita lungimiranza, o per altri innominabili motivi.
Purtroppo però, rifatto l’aeroporto a Malpensa, ci si accorse che non c’erano vie d’accesso decenti né stradali né tantomeno ferroviarie pertanto, grazie anche ad una forte spinta dei sindacati di categoria riottosi a trasferirsi in un posto senza collegamenti accettabili, si decise dì mantenere Linate aperto al traffico commerciale.
A questo punto l’Alitalia avrebbe dovuto gestire il traffico su tre diversi aeroporti: una situazione senza eguali in Europa!
A quel punto l’ultimo Presidente molto in gamba di Alitalia, Domenico Cempella, non a caso con una carriera tutta svolta anche in ruoli operativi in Alitalia, cercò dì fare un accordo con la KLM in modo da poter unire le forze e cercare in qualche modo di uscire dall’impasse dei tre aeroporti.
Purtroppo però, di nuovo i sindacati e lungaggini della burocrazia italiana portarono, così, gli olandesi a rinunciare al progetto disposti perfino (nel 2000) a pagare la penale di 250 milioni di euro pur di lasciarsi alle spalle un cattivo affare,
Fondamentalmente noi siamo convinti che l’Italia sia un grande paese in campo aeronautico, un po’ come quando diciamo: “…che tutto il mondo ci invidia”.
In realtà siamo grandi come paese soltanto per il turismo ma, come avevo già scritto, con il traffico turistico ci si ripagano soltanto le spese mentre negli altri grandi paesi come la Germania, la Francia o l’Inghilterra il traffico turistico è gestito da grandi compagnie di Charter mentre le compagnie di bandiera gestiscono il traffico dì prima classe o di business ad alto guadagno.
Il riscontro di questa situazione si può avere guardando alla Japan Airlines che ha abbandonato l’Italia nel 2010 pur avendo costantemente fattori di carico superiori al 98% cioè viaggiando praticamente piena tutto l’anno, compresa la classe business e con risultati eccellenti in tutti i parametri.
Purtroppo però la JAL era si sempre piena ma di turisti ma anche i passeggeri di business che viaggiavano in tutto il mondo per lavoro a caro prezzo, venendo in Italia sfruttavano i biglietti, gratuiti, ottenuti come premio per i punti accumulati nel programma di fedeltà, l’equivalente delle mille miglia.
Praticamente gli aerei erano sempre pieni ma non rendevano.
Qualsiasi compagnia a Malpensa, per poter guadagnare dovrebbe poter contare su un buon afflusso di passeggeri disposti a pagare cifre alte ma questa tipologia dì passeggeri in Italia è piuttosto rara e molti dei potenziali clienti negli anni si sono rivolti a compagnie straniere che offrivano una migliore qualità di servizio rispetto ad Alitalia e che Ita dovrà cercare dì riportare nel suo ovile.
Tra le altre stranezze di Malpensa c’è anche quella di non offrire un volo diretto neanche dalle altre aree del nord: non esiste un Torino, Genova, Bologna o Venezia – Malpensa per cui, di nuovo, sentire che Ita punta molto su Malpensa mi fa venire l’orticaria.
La spiegazione per cui l’Italia non produce traffico ad alto tasso di guadagno è dovuta al fatto che noi non abbiamo grandi e numerose industrie come i paesi del nord Europa, noi abbiamo le fabbrichette con il proprietario che conosce per nome tutti i suoi dipendenti e anche i, pochi, dirigenti che lavorano con e per lui non pretenderebbero mai dì viaggiare in business, men che meno in prima classe.
Insomma, morale della storia, anche il futuro di Ita lo vedo molto scuro.

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