
Il premio Nobel per la fisica è stato assegnato quest’anno, con grande orgoglio di tutta la Nazione, al professor Giorgio Parisi. Insieme a questi, il prestigioso riconoscimento è andato anche al collega statunitense Manabe e al tedesco Hasselmann.
Il lavoro dei tre scienziati si è concentrato sullo studio dei sistemi complessi. Nomen omen avrebbero detto gli antichi, infatti tra gli studiosi non è stata trovata ancora né una definizione condivisa di che cosa siano, né un metodo condiviso per misurare la complessità. Questi sistemi spaziano dalla scala dell’infinitamente grande alla scala dell’infinitamente piccolo e vengono caratterizzati dalla letteratura scientifica per alcuni tratti riconoscibili: sono insiemi di agenti, omogenei o eterogenei, che interagiscono tra loro attraverso lo scambio di informazioni e danno luogo a comportamenti – cosiddetti emergenti – che non possono essere spiegati se guardati dal punto di vista della singola entità che li compone.
Sono lampanti esempi di sistemi complessi i sistemi naturali come i banchi di pesci e gli stormi di uccelli oltre che, venendo a qualcosa che ci riguarda più da vicino come esseri umani, le reti sociali che influenzano le dinamiche delle opinioni o la rete dei soggetti economici che operano in borsa. A voler ben guardare, il nostro stesso corpo è un sistema complesso e moltissimi processi che abbiamo sott’occhio nella vita di tutti i giorni possono rientrare nella medesima categoria.
Venendo più nello specifico agli scienziati premiati, Manabe e Hasselmann ne sono stati insigniti per aver proposto un modello del clima terrestre, quantificandone la variabilità e l’affidabilità nelle predizioni del riscaldamento globale. Si comprende bene, in un’epoca in cui gli effetti del cambiamento climatico iniziano a manifestarsi in tutta la loro forza distruttiva, quanto può essere importante avere a disposizione uno strumento che possa predire l’efficacia di politiche di contenimento delle emissioni clima alteranti.
Il professor Parisi – ventunesimo italiano nella storia – ha ricevuto l’ambito riconoscimento della Royal Swedish Academy of Sciences per i suoi studi, sempre nell’ambito dei sistemi complessi, sul comportamento delle particelle subatomiche. La ricerca appena premiata, condotta interamente in Italia, propone un sistema di predizione e interpretazione del loro comportamento apparentemente caotico.
Il lavoro del prof. Parisi parte originariamente dallo studio dei vetri di spin, un tipo di lega metallica il cui comportamento sconvolse a lungo la comunità scientifica internazionale. La soluzione interpretativa proposta dal già professore ordinario dell’Università La Sapienza di Roma ha consentito la nascita di teorie applicabili anche in altri ambiti della scienza.
Il Nobel per la fisica 2021 è un grande riconoscimento per il campo dei sistemi complessi, che promette nei prossimi anni di produrre risultati stupefacenti, sia in termini di sviluppo di nuove tecnologie, sia come mezzo per spiegare ciò che la scienza, finora, non è stata ancora capace di interpretare.