
Il 2 ottobre 2021 durante il Festival BergamoScienza Noam Chomsky ha parlato sul tema «Linguaggio, cervello e comunicazione». Novantatré anni, ha fatto riflessioni interessantissime, con una lucidità che rispecchia il suo genio fuori dagli schemi. Ha insegnato e spiegato in modo estremamente chiaro, assieme a Angela Friederici ed Andrea Moro, bravissimi anche loro.Essendo linguisti, sono partiti dalla struttura del linguaggio. La prima considerazione è stata che per il ragionamento logico umano la Natura ha scelto la via più breve ed efficiente, che permette di estrapolare automaticamente soggetto e verbo correlato, anche se si trovano agli opposti estremi di una frase lunga e piena di subordinate.
Poi Chomsky ha fatto un breve excursus sull’Intelligenza Artificiale, che è l’ultimo grande mito della società moderna e si traduce in una fede cieca nella “scienza” informatica. L’Intelligenza Artificiale non esiste – ha detto Chomsky – semplicemente perché le macchine non imparano e soprattutto non ragionano. Una cosa è simulare, altra è comprendere.
Ha fatto l’esempio degli scimpanzé cui è stato insegnato il linguaggio dei segni: hanno imparato centinaia di parole, ne comprendono il significato singolo, ma non sono in grado di metterle insieme in una frase o di capire un discorso articolato.
L’Intelligenza Artificiale fa la stessa cosa: simula, e si basa su programmi matematici che sono pura teoria. Certo, i computer da decenni vincono gli umani nelle partite a scacchi. Ma quella non è intelligenza, è capacità di calcolo di combinazioni e probabilità; e a fare i conti i computer sono certo più bravi, veloci e infallibili di qualsiasi mente umana, Einstein incluso.
Recentemente ho fatto esperienza diretta dei portenti dell’Intelligenza Artificiale. Dovevo cambiare on-line la data di un volo ma il sistema si bloccava. Allora ho chiesto aiuto ed è arrivata l’Intelligenza Artificiale (solo in inglese) a suggerirmi le stesse procedure con le quali combattevo invano da mezzora. Mancava solo la classica domanda scema che ti manda in bestia: «Il computer è connesso a internet?» oppure «Sei entrato nel sito della Compagnia aerea?». Finalmente sono approdata ad una chat (sempre in inglese) dove un gentile signore umano ha risolto il problema, che dipendeva da un blocco del loro sistema.
Quello stesso giorno ho ricevuto una meravigliosa mail dalla Compagnia aerea, tipico marketing anglosassone: «Sono Molli, sono una Intelligenza Artificiale che lavora sodo per aiutare i clienti a risolvere i loro problemi al meglio che posso. In generale come valuteresti il mio operato? Cosa posso fare per migliorare?».
Fantastico! Ho risposto subito con voto Zero, più un suggerimento: «Sopprimetela! Questa non è Intelligenza Artificiale ma Stupidità Reale. Non capiva nulla di quel che chiedevo. Ho risolto il problema solo nella chat con una persona vera».
Che però ovviamente ha costi ed orari umani, e non può lavorare sodo come lei; per questo vorrebbero eliminarla.
Posso aggiungere che come archeologa fin dal lontano 2005 avevo compreso le potenzialità del Laser Scanner per rilevare gli edifici antichi. È una tecnologia efficiente ed economica che permettere di raccogliere rapidamente enormi quantità di dati.
Adesso la usano in molti, credendo che il computer possa risolvere tutti i problemi e faccia tutto da solo – Intelligenza Artificiale, appunto. Poi si rendono conto che per mettere a frutto quei dati ci vuole – e ci vorrà sempre – una Intelligenza Umana vera, che li interpreti e li capisca. E che per farlo bisogna ancora studiare e documentarsi, come al tempo degli amanuensi.
Perché questo Messaggio in Bottiglia? Perché questo è il vostro campo, e vorrei che faceste qualche considerazione ‘tecnica’ che sfati questo mito assurdo dell’Intelligenza Artificiale destinata a soppiantare la nostra, mostrandone i pregi ma anche i limiti invalicabili spiegati da Chomsky.