ECONOMIA

Il battito di ali della farfalla e la Cina

Quando una nazione cerca di espandersi e cambiare gli equilibri esistenti, i risultati possono essere catastrofici

Non è chiaro chi disse per primo che un battito di ali di una farfalla in una parte del mondo poteva scatenare un uragano dalla parte opposta del pianeta. In ogni caso il più accreditato è il matematico e meteorologo Edward Lorentz che tenne una conferenza nel 1972 dal titolo. “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”

Quello che sta succedendo nel Mar Cinese, cioè quella parte di oceano Pacifico che bagna le coste della Cina e che è condiviso dalla Corea del Sud, Giappone, Taiwan e Filippine, è sicuramente degno della massima attenzione. Potrebbe essere molto di più di un battito di ali di farfalla e certamente avrebbe dei contraccolpi formidabili nel “nostro” mondo occidentale.

Mar Cinese

Risale al 1999 il mio primo contatto con quella parte di mondo. La compagnia aerea per la quale lavoravo come pilota mi inviò a Taiwan per fare il “passaggio” sul Boeing 767, velivolo di lungo raggio con il quale successivamente avrei toccato ogni angolo del globo. Devo dire che dovetti ricorrere all’atlante geografico per capire esattamente dove avrei trascorso i 28 giorni che rappresentavano la durata del corso. A parte gli innumerevoli aneddoti che potrei citare circa Taiwan di allora e la sua capitale Taipei, (ad esempio già allora si stava designando il ruolo fondamentale di questa piccola nazione come leader nella produzione di computer. Oggi è la n.1 per produzione di microchip) ciò che a dire il vero mi colpì di più, fu quello che compariva quasi ogni giorno sulla stampa e la televisione locale (quella in inglese ovviamente): la Cina minacciava l’invasione della piccola isola e venivano presentati tutti i dettagli relativi alle forze militari che sarebbero state utilizzate. Piani molto specifici e devo dire poco rassicuranti.

La Repubblica popolare cinese negli anni successivi si è sviluppata enormemente come noto, grazie a dei processi che sono una via di mezzo tra il Centralismo del partito unico cinese e la più selvaggia competizione dei distretti regionali cinesi. Il discorso ci porterebbe fuori tema, ma vale la pena accennare che questa enorme crescita economica cinese è anche dovuta alla policy del partito centrale che ha imposto ai quartieri delle città, alle città, alle province, alle regioni, di competere tra di loro sul PIL che a fine anno erano in grado di produrre. Una gara piena di luci ed ombre ma che di fatto ha messo in moto colossali risorse umane.

Qualche mese fa l’Ammiraglio Americano Phil S. Davidson nel lasciare il Comando dell’area Indo-Pacifico, ha tenuto una audizione al Senato degli Stati Uniti. Il Comando Indo-Pacifico è il più grande Comando delle Forze armate americane. Scherzosamente lo definiscono come il Teatro operativo che va da Hollywood a Bollywood e dagli orsi polari ai pinguini antartici. E di sua competenza anche il Mare Cinese dove vi operano le potenti settima e terza Fotta. Ebbene l’Ammiraglio Davidson ha affermato davanti ai molto preoccupati Senatori della commissione difesa che gli Stati Uniti posseggono nell’area ancora un piccolo vantaggio nei confronti della Marina e aviazione cinese, ma che questo si va rapidamente erodendo sia per ciò che riguarda il numero di forze presenti nell’area sia per la qualità tecnologica che le forze armate Cinesi stanno rapidamente raggiungendo. Inoltre, e questo ha fatto cambiare il colore delle facce dei politici presenti all’audizione, veniva stimato che nell’arco temporale di 6 anni la Cina potrebbe invadere Taiwan.

US Navy

La Cina reclama Taiwan. Reclama il controllo del Mar Cinese. Vuole estendere la sua sfera di influenza commerciale e militare nella zona e non tollera più le intrusioni di altri Paesi. 

Area del Mar Cinese reclamata dalla Cina

Dal 2014 ad oggi i cinesi hanno creato dal nulla oltre 24 isole artificiali nel mar cinese meridionale e ci hanno costruito sopra aeroporti militari e vi hanno dislocato missili a media e lunga gittata, che ora sono in grado di raggiungere anche Guam, la più grande base navale americana dopo le Hawaii.

La costruzione di nuove isole

Nel solo anno 2020 l’aviazione cinese ha effettuato oltre 2000 incursioni nello spazio aereo di Taiwan, determinando la risposta di Taipei che ha lanciato i suoi intercettori con altrettante sortite. Una tale attività di volo per un piccolo Paese comporta uno sforzo enorme e la sua aeronautica viene sottoposta ad una pressione umana e di mezzi veramente eccezionale, con palesi rischi connessi alla continua vicinanza di forze aeree antagoniste che si fronteggiano con una tale frequenza. 

Qualche settimana fa la Cina ha emesso un’ordinanza che obbliga tutto il naviglio mercantile in transito nel mar cinese meridionale a fornire a Pechino, i dati sulla merce trasportata e l’arco temporale di navigazione nell’area. In caso di non ottemperanza la guarda costiera di altura sarà autorizzata a bloccare il naviglio.

La morsa con la quale Pechino ha stretto Hong Kong, che secondo i trattati con il Regno Unito sarebbe dovuta rimanere indipendente fino al 2047, dimostra di quali tattiche essa sia capace. Di come progressivamente possa aumentare la temperatura dell’acqua nella quale la ignara, o quasi, rana è immersa, fino a falla bollire senza possibilità di fuga.

Quanto agli Americani bisognerà vedere quanto saranno disposti a farsi coinvolgere in questa lenta ma progressiva ed inesorabile avanzata cinese. Quali azioni saranno in grado di tollerare e quali no. Tutto si gioca sul filo del rasoio da adesso in poi. Il Partito Comunista Cinese non può mettere in pericolo la sua leadership interna con mosse azzardate i cui risultati potrebbero non essere in linea con le aspettative e destabilizzare il suo dominio all’interno del Paese. Inoltre, i Cinesi non possono “perdere la faccia” sia tra di loro che verso l’esterno. Ed ecco perché sono cauti ma progressivi. Ma non c’è dubbio che come Hong Kong anche Taipei deve, deve, tornare a far parte della grande Cina.

Sembra di essere tornati indietro al tempo di quando i Sovietici tentarono di installare i missili a Cuba e Kennedy e Kruscev portarono il mondo sull’orlo di una guerra nucleare.

Anche in Europa dovremmo sapere bene che quando una nazione cerca di espandersi e cambiare gli equilibri esistenti, i risultati possono essere catastrofici. La Prima ma soprattutto la Seconda guerra mondiale sono nate così. La Germania ed il Giappone volevano espandere la loro aerea di influenza e con queste premesse si è innescata la più grande catastrofe del genere umano.  

Faremmo bene a considerare con molta attenzione da adesso in poi qualunque battito di ali provenga da quella zona. 

Back to top button