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Mafia, cybercrime e mandolino

Operazione “FONTANA-ALMABAHÍA”: smantellata con 110 arresti una cellula camorrista a Santa Cruz di Tenerife dedita (anche) al crimine informatico, con un giro d’affari annuo di più di 10 milioni di euro. Un’operazione congiunta delle magistrature e delle forze di polizia dei due paesi, supportata da Eurojust e dal Joint Cybercrime Action Taskforce (J-CAT) dell’Europol.

La lotta alle mafie non ha confini, in questo caso c’è proprio da dirlo! È giusto di ieri il comunicato della nostra Polizia di Stato con cui vengono resi noti i dettagli dell’operazione congiunta “FONTANA-ALMABAHÍA”, condotta dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, dal Compartimento per la Puglia e dai poliziotti spagnoli, coordinata dal Giudice istruttore di Arona per la magistratura spagnola e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari per l’Italia. Inoltre l’operazione è stata supportata a livello internazionale dalle Agenzie europee Eurojust ed Europol: quest’ultima ha partecipato attivamente inviando personale per il coordinamento internazionale nelle località dove sono stati eseguiti gli arresti. Le autorità iberiche hanno condotto indagini per più di un anno, al fine di conoscere nei dettagli l’intera piramide.

L’operazione è andata a colpire una cellula di camorra “made in italy” dedita sopratutto al riciclaggio e ai crimini informatici, come SIM swapping, phishing e vishing, oltre che a frodi di ingegneria sociale come la “CEO fraud” o la “Business Email Compromise (BEC) scam”; ma che non disdegnava attività più classiche per dei mafiosi come la prostituzione, il traffico di armi, droga e documenti falsi, furti d’identità, rapine, estorsioni e perfino due omicidi, tutto nel piccolo arcipelago spagnolo.  Il sodalizio criminale, composto prevalentemente da cittadini italiani, agiva nelle isole Canarie ed in particolare nel sud di Tenerife. 

Nel corso dell’operazione, secondo il comunicato diramato dall’Europol,  sono stati eseguiti 106 arresti tra la Spagna e l’Italia, congelati 118 conti bancari, perquisite 16 abitazioni e sequestrate 224 carte di credito, carte SIM e vari apparecchi elettronici. Secondo The Record i membri della cellula provenivano dalla Camorra, al clan Nuvoletta, ai Casamonica ed alla Sacra Corona Unita; guidati da leaders camorristi.

I proventi delle attività illecite venivano riciclati acquistando criptovalute o reinvestiti in ulteriori attività criminali, per un giro d’affari di oltre 10 milioni di euro solo nell’ultimo anno.

Sempre secondo quanto riportato da The Record, la nota davvero preoccupante è data dal livello di infiltrazione della società civile isolana: oltre a macchiare consulenti e studi legali, i criminali erano riusciti a imporre l’omertà con il terrore. Ad un  certo punto I mafiosi hanno rapito e minacciato con una pistola una donna, per farle aprire 50 conti bancari per l’organizzazione e le hanno fatto svuotare il suo conto personale da un bancomat. Quando i criminali sono stati identificati ed arrestati, la gang ha minacciato e intimidito la vittima e i suoi amici, per non farli testimoniare. 

Qui il video dell’Operazione.

Chiudo questo pezzo con le parole del povero Peppino Impastato “Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda. Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce, prima di non accorgerci più di niente”.

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