CITTADINI & UTENTI

Ad Ostia lido droni per misurare la temperatura ai bagnanti: come saranno tutelati dati personali e privacy dei cittadini?

L'iniziativa della Asl Roma 3 non è accompagnata dalla cura dei profili giuridici in materia di protezione dei dati personali

Ammetto che ho dovuto ricorrere al mio miglior Google-fu per scongiurare l’ipotesi che fosse una notizia satirica. Sembra infatti – da quanto riportano alcune testate – che la ASL Roma 3 abbia annunciato sulla propria pagina Facebook l’impiego di un drone per il “controllo delle temperature sul litorale di Ostia”. Il volo di ricognizione che era previsto per il primo fine settimana di settembre, dalle ore 11 alle 16, sembra poi essere stato rinviato a data da destinarsi per maltempo.

Orbene, la notizia suscita non poche perplessità soprattutto per il tipo di rilevazione che si va a proporre e i suoi effetti, per cui “Quando il drone rileva una persona con la febbre, la identifica e viene allertato il servizio medico di sorveglianza a quel punto i medici si recano sul posto per fare accertamenti, che possono portare a un tampone”. Insomma: un vero e proprio monitoraggio su larga scala di dati relativi alla salute, con conseguenze di impatto significativo per gli interessati coinvolti. Risulta infatti dal comunicato che “Il drone viaggerà a un’altezza non inferiore a 25 metri dal livello dell’acqua e a una distanza non inferiore a 30 metri dalle persone. Il controllo delle temperature avverrà in modo automatico da parte del dispositivo Ostia sulla spiaggia“.

Al di là dei profili di fattibilità tecnica di una termorilevazione a tale distanza, sembra che l’eccessivo entusiasmo di un annuncio – peraltro a fine stagione balneare – non abbia avuto altrettanta cura di alcuni profili giuridici che saltano all’occhio in materia di protezione dei dati personali e che non sono stati offerti con la medesima enfasi comunicativa. Certo, non abbiamo elementi per dubitare in ordine al corretto svolgimento di una valutazione d’impatto ai sensi dell’art. 35 GDPR, al coinvolgimento del Responsabile della protezione dei dati della ASL Roma 3 nonché ad una successiva consultazione preliminare dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ai sensi dell’art. 36 GDPR, ma purtroppo di tale elemento non c’è stata alcuna evidenza all’interno delle comunicazioni istituzionali.

Il timore è che emerga un problema ricorrente, ovverosia quel retrogusto di scarsa sensibilità istituzionale sul tema della privacy e una conseguente altrettanto scarsa attenzione relativa alla trasparenza informativa. Lo avevamo notato già con le “app emergenziali” (fra l’altro, qualcuno sente ancora parlare del ruolo salvifico di Immuni?), e in riferimento alle variegate boutade istituzionali e non a tema privacy che hanno contribuito a polarizzare e confondere l’opinione pubblica a riguardo.

Il re è ancora nudo, insomma. E se è stato solo il maltempo a non averlo fatto uscire in spiaggia, non possiamo sperare sempre in un intervento salvifico di Giove Pluvio.

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