
Dunque, dopo 20 anni di invasione americana in Afghanistan abbiamo la creazione di uno Stato di stretta osservanza Islamica, in cui l’unica Legge applicata è quella della Shari’a. Tra i tanti modi di applicare l’Islam alla vita dei cittadini, questo del neo-costituendo Stato Islamico Afghano sembra quello più cupo e medioevale possibile, ed ancora più difficile da sopportare per donne, bambini e uomini che non la pensino allo stesso modo. Nessuna libertà in nome di Dio e il rigetto di qualunque modernità. Incluso il pensiero scientifico.

Eppure, c’è stata un’epoca in cui l’Islam era esattamente l’opposto.
È stata chiamata l’età dell’oro dell’Islam.
Dopo la morte di Maometto, nel 632 d.C., tra il 750 ed il 1219 d.C. si instaurò nell’attuale Iraq il Califfato degli Abbasidi, che estese la sua influenza dall’Egitto all’Afghanistan diventando uno degli Imperi più grandi della Storia.
Rappresentava un incrocio di culture, religioni, scambi commerciali formidabili. La via della seta cinese passava da lì. Anzi sarebbe più corretto chiamarla la via della carta, poiché quest’ultimo fu lo strumento rivoluzionario utilizzato proprio per diffondere il sapere e la cultura.
L’Islam pur essendo la religione predominante era aperta alle altre confessioni: dal Giudaismo al Cristianesimo e allo Zoroastrismo, di provenienza proprio afgana e nome che deriva dal suo fondatore Zarathustra.
Bagdad, fondata dal Califfo AL-Mansur nel 754, divenne nel 930 la città più grande al mondo con un milione di abitanti. In questo periodo si sviluppò quella che poi passò alla storia come il periodo dei “Grandi Traduttori”.
Tutto veniva trascritto su carta e conservato in grandi Biblioteche. Numerose scuole (Madrasa) sorsero in quel periodo ed era tutto un rifiorire di cultura e di ricerca del sapere. Il Corano c’era ma era separato dalla scienza che ad esso non era subordinata. Il razionalismo era il metodo di conoscenza.
Bagdad divenne il centro più importante dell’epoca. Ma non fu il solo: Samarcanda con la sua cartiera, Cairo, Damasco, Bukhara e molte altre città fiorirono come centri di scambio commerciale, intellettuale e scientifico. Il sapere fino ad allora conosciuto di medicina, astronomia, filosofia, matematica reso disponibile in una sola lingua grazie all’enorme opera di traduzione e catalogazione, attirò numerosi studiosi non solamente arabi ma anche cristiani ed ebrei, che parteciparono a questo fenomeno culturale da cui nacquero importanti scoperte originali.
Il Califfo AL-Ma’mun commissionò la misurazione della circonferenza terrestre e così un gruppo di studiosi si avventurò nel deserto e si separarono camminando uno a nord ed uno a sud misurando lo scostamento stellare di un grado. Contarono i passi. Poi tornarono indietro rimisurando la distanza con i passi. Controllarono i dati, li confrontarono e poi moltiplicarono la distanza trovata per 360: trovarono che la circonferenza misurava 24,480 miglia. L’attuale moderna misurazione è di 24,901. Un errore minore del 2%.
I sestanti, strumenti che determinano la posizione dei corpi celesti nel cielo, erano un prodotto dell’ingegno di quell’epoca.
AL-Khwarizmi non fu il primo a lavorare sull’algebra, ma fu lui che impostò le regole generali per la risoluzione delle equazioni di secondo grado.
Ibn-Sina in campo medico inventò la procedura per rimuovere la cataratta.
Insomma, mentre l’Europa era nell’era più buia della sua storia, quella medioevale, il Califfato aveva costituito il più grande impero Islamico mai conosciuto, che è passato alla storia per le sue scoperte scientifiche e per la sua cultura cosmopolita. Il metodo scientifico che nel mondo occidentale si è sviluppato con Galileo, nel mondo islamico della golden age già aveva consolidato le sue basi. Ibn-Sina lo si può considerare come l’Einstein del periodo arabo. Scrisse un trattato di medicina così importante che fu il testo di riferimento nel mondo per sei o sette secoli a venire. Nel mondo occidentale era conosciuto come Avicenna.
Al-Razi, un fisico persiano e grande chimico fu il primo scienziato a catalogare gli elementi che oggi vediamo nella tavola periodica, in maniera organica e corretta. I Greci pensavano che ci fossero solo quattro elementi: terra, aria, acqua, fuoco. Al-Razi andò oltre classificando minerali, metalli, sali e capendone le loro proprietà.
Quindi in realtà questa nuova religione, l’Islam, aiutò ed incoraggio molti di questi studiosi e creò il terreno fertile per lo sviluppo di scuole nelle quali il sapere scientifico veniva divulgato ed ampliato.
Poi a partire dal 1200 vi fu un cambiamento di rotta.
Neil deGrasse Tyson, famoso astrofisico e direttore dell’Hayden Planetarium di New York lo attribuisce ad Al Ghazali, il più influente Teologo dell’Islam dopo Maometto. Secondo Tyson fu a causa sua che improvvisamente o quasi nel mondo Islamico si spense la fiamma della conoscenza e del sapere. Il razionale è incompatibile con la parola di Dio. È Dio che crea il tutto. Come in un film in cui ciascun fotogramma di ciascun individuo è creato dal volere divino. Questo secondo Tyson il pensiero di Al-Ghazali che chiuse l’Islam alla scienza.

Molti contestano questa visione dell’astrofisico americano, sostenendo che Al-Ghazali non ha mai ripudiato la ragione come metodo di indagine, pur riconoscendo che Dio veniva ricollocato al centro di tutto.

Le ragioni del declino e dell’inaridimento da cui l’Islam non si è più ripreso sono, secondo molti studiosi, dovute alla instabilità politica, al declino economico, alle migrazioni, alle crociate e soprattutto all’invasione dei Mongoli nel 1200.
È certo che ora ci ritroviamo con l’ennesimo Stato governato con la legge Islamica che determina la fuga biblica dei suoi stessi cittadini. Fuga da un regime oscurantista e violento, oppressore e discriminatore.
A coloro che difendono l’Islam come non radice di certi comportamenti che invece sono attribuibili solo alla società locale, sarebbe opportuno ricordare che la divisione Stato – Religione dovrebbe essere il primo passo verso una convivenza civile tra i popoli.
Ad un famoso storico della golden age Islamica (nono secolo dopo Cristo), AL-Mada’in, fu chiesto, da alcuni suoi studenti, perché l’occidente dell’epoca fosse così arretrato ed egli rispose: “Gli antichi greci e romani hanno consentito alle scienze di sbocciare poi hanno adottato il Cristianesimo. Quando lo hanno fatto hanno cancellato i segni dell’apprendimento, ne hanno eliminato le tracce e ne hanno distrutto i percorsi”.
La lezione dovrebbe valere per tutti.