
Mentre i talebani apparivano all’orizzonte, l’esercito afgano – quello che da ben 20 anni è stato armato e addestrato dagli USA per arginare i barbuti tagliagole, in preparazione e a supporto dell’avvento di un utopico regime democratico – si è sciolto come la neve al sole. Anzi più in fretta.
Ritornano in mente le immagini della famigerata e temutissima Guardia Repubblicana irachena le cui sette divisioni, sebbene avessero promesso di annientare l’esercito americano in occasione del primo intervento in Iraq, si arresero altrettanto velocemente non appena l’ombra del primo carrarmato a stelle e strisce si stagliò nel deserto iracheno.
Ma mentre in Iraq l’esercito locale arrendendosi consegnava agli americani le armi, in gran parte di fabbricazione sovietica, nelle scorse ore la frettolosa e male organizzata ritirata delle truppe USA ha spinto l’esercito afgano ad arrendersi e consegnare ai talebani gli armamenti che gli stessi americani avevano loro fornito – tra cui 8.500 veicoli Humvee, 637 veicoli corazzati M117 e 173 M113, droni Scaneagle, elicotteri Bell MD-530F, Black Hawk, MD-17 e MI-35 e 4 aerei Lockheed C-130 – realizzando quindi il paradosso dell’esercito USA che di rimbalzo si è ritrovato a potenziare gli armamenti dei talebani, con apporti tecnologici ben superiori agli sgangherati AK-47 Kalashnikov che sino a ieri li avevano caratterizzati.

Mentre i talebani entravano a Kabul e cominciavano i rastrellamenti casa per casa, un fiume di persone cercava di allontanarsi dalla città in direzione dell’aeroporto, dando letteralmente assalto agli aeroplani da trasporto statunitensi nella speranza di salvarsi ottenendo un passaggio: un fiume di gente disperata che inondava le piste di decollo e si aggrappava ai carrelli degli aeromobili salvo poi precipitare al suolo una volta decollati.
In queste scene apocalittiche che hanno scosso la coscienza di tutti, un dettaglio è purtroppo passato inosservato: erano tutti uomini.
Uomini che evidentemente nel cercare scampo hanno preferito lasciare donne e bambini a Kabul, a disposizione dei talebani.
E’ triste pensare che nel mare infinito di dichiarazioni, spesso ipocrite, dei governanti e commentatori occidentali questo dettaglio sia passato inosservato.
Invece è un dettaglio che riassume perfettamente la tragedia che da sempre affligge le donne afgane e dal quale, in previsione dell’apertura dei corridoi umanitari, dobbiamo trarne una grande lezione.

Un altro dettaglio che è passato in sordina, ma che invece assume dimensioni epocali, è che da ieri ufficialmente la CNN ha deciso di smettere di supportare Biden e di cambiargli il pannolone.
Infatti, prima mentre il Presidente americano era in vacanza e poi a ridosso della sua conferenza stampa, la CNN ha confezionato e spedito a Biden due missili termonucleari – i primi da quando è cominciata la presidenza progressista – parlando di fallimento della politica estera di Biden nel preparare la transizione afgana e di sconfitta degli Stati Uniti.
Finisce così l’idillio tra il giornale che più rappresenta il Deep State americano e il presidente più senescente della storia a stelle e strisce, il quale molto probabilmente faticherà ad arrivare alle elezioni di mid-term, se non addirittura al prossimo capodanno. Una cosa è certa: con Kamala Harris come sua sostituta, né i repubblicani e né i democratici possono dire di poter dormire sonni tranquilli.
