AMBIENTE ED ENERGIA

Gli elettrici furori di Toyota

Il produttore automobilistico giapponese scende in campo contro la rapida sostituzione delle automobili a combustibili fossili con modelli alimentati a energia elettrica

Le redazioni dei giornali di tutto il mondo sono state investite poche ore fa dalle dichiarazioni di Akio Toyoda, presidente global di Toyota, una delle maggiori case automobilistiche a livello mondiale.

Secondo quanto riportato anche in Italia, ad esempio da Fanpage.it, il CEO avrebbe preso posizione contro la rapida sostituzione delle tradizionali automobili a combustibili fossili con modelli completamente alimentati a energia elettrica.

Molti governi ed organi transnazionali, come ad esempio l’Unione Europea, che lo prevede per il 2030, stanno infatti decidendo di porre fine alla vendita di automobili con motori a combustione interna, al fine di combattere l’inquinamento urbano e contribuire agli obiettivi di riduzione globale dell’anidride carbonica. Questo processo ha ricevuto nuovo impulso dai recenti eventi climatici estremi, che hanno ad esempio visto ondate di calore investire irritualmente territori come il Canada e il nord degli Stati Uniti.

Come conseguenza, e seguendo l’esempio radicale di Tesla, praticamente tutte le maggiori case automobilistiche mondiali stanno facendo a gara per sviluppare modelli almeno ibridi, se non francamente elettrici. È quindi presumibile che nel prossimo decennio assisteremo ad una naturale virata del mercato automobilistico verso l’abbandono delle tecnologie a propulsione fossile. Il rischio che gli acquirenti di un’auto tradizionale corrono oggi è infatti quello di ritrovarsi con un bene non rivendibile man mano che ci avviciniamo alla scadenza del 2030.

Il passaggio ad un parco auto mondiale francamente elettrico pone tuttavia secondo Toyoda alcuni pesanti problemi. Innanzitutto, la maggior parte dell’energia elettrica viene oggi prodotta attraverso fonti fossili, per cui il risparmio in termini di CO2 netta sarebbe discutibile. Inoltre, la massiccia presenza di autoveicoli elettrici potrebbe causare problemi nell’approvvigionamento dell’elettricità necessaria a ricaricarli, e la rete di produzione e distribuzione potrebbe andare in crisi.

Da un punto di vista concettuale, tuttavia, queste motivazioni non hanno un solido razionale a supportarle.

Il risparmio di CO2 netta con un parco auto elettrico c’è sicuramente, dato che esso consentirebbe di applicare le cosiddette logiche di siting and controlling. È infatti molto più semplice implementare procedure di abbattimento delle emissioni inquinanti in un unico sito per la produzione di energia elettrica, piuttosto che cercare di controllare quelle di milioni di autoveicoli di diversa classe e stato di manutenzione. E se anche le emissioni fossero esattamente uguali, sarebbe certamente meglio averle in un impianto extra-cittadino, piuttosto che dove le persone vivono tutti i giorni.

Per quanto riguarda invece le problematiche di generazione di corrente elettrica, qualche ragione c’è senz’altro, ma comunque gestibile nell’ambito di un semplice processo di scaling-up della capacità produttiva, in modo da adeguarla alle nuove e diverse esigenze di approvvigionamento elettrico.

Quello che lascia perplessi, nelle dichiarazioni di Toyoda, è il fatto che provengano dal titolare dell’azienda pioniera nel campo delle automobili elettriche. Toyota è stata infatti la prima a portare sul mercato un’automobile ibrida, la Prius, ormai alcuni decenni fa. Ci si dovrebbe aspettare che, forte del vantaggio tecnologico accumulato, essa fosse una delle aziende maggiormente proattive nella trasformazione in chiave elettrica dell’automobile. E allora, quali sono le vere ragioni per questa presa di posizione?

Secondo quanto riportato da diverse fonti internazionali, tra cui Arstechnica, il problema di Toyota consisterebbe per l’appunto nel non essere più l’estrema frontiera dello sviluppo delle auto EV. Il nuovo primato apparterrebbe – come ci si può aspettare – a Tesla, la quale oltre a godere di un consistente hype legato alle varie ed avanzatissime attività del suo patron Elon Musk, sarebbe anche consistentemente in vantaggio dal punto di vista tecnologico. In particolare, secondo il canale YouTube Tech Space, Tesla avrebbe a disposizione un nuovo tipo di batterie proprietarie – ricordiamo che questo era l’oggetto dei primi studi di Musk – le quali assicurerebbero una ricarica in soli quindici minuti, ed un’autonomia incomparabilmente più elevata rispetto a qualunque cosa Toyota abbia a disposizione.

Viste sotto questa luce, le dichiarazioni di Toyoda assumono tutto un altro aspetto, più comprensibile e pregno di significato. Il produttore automobilistico giapponese, insieme a praticamente qualunque altro attore del comparto, rischia di vedere la propria posizione completamente compromessa in uno di quei cambi di paradigma – famoso quello delle pellicole Kodak vs. la fotografia digitale – che il linguaggio dell’innovazione definisce disruptive.

La presenza di un operatore di mercato capace di ridefinire completamente le modalità attraverso le quali un bisogno viene soddisfatto può causare – e questo è il fulcro vero delle dichiarazioni – il crollo del settore automobilistico come lo conosciamo, con l’improvvisa inutilità di impianti di produzione primaria e di indotto che oggi lo sostengono. Per questo motivo, Toyota sta cercando, attraverso operazioni di lobbying, di rallentare l’adozione massiva di veicoli elettrici, in modo da guadagnare tempo sufficiente per poter recuperare il gap tecnologico che oggi la separa da Tesla.

Una partita che si gioca su scala globale, e dalla quale dipendono non solo i destini del pianeta, ma anche una enorme fetta del nostro futuro industriale ed economico.

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