
La capsula New Shepard del miliardario statunitense Jeff Bezos ha volato per la prima volta portando a bordo un equipaggio umano.
Oltre al cinquantasettenne fondatore e proprietario di Amazon, hanno intrapreso questa prima missione spaziale suo fratello Mark, 53 anni; Wally Funk, che con i suoi 82 anni diventa la persona più anziana a volare nello spazio; ed il diciottenne studente di fisica Oliver Daemon, che diventa a sua volta la persona più giovane a lanciarsi in orbita. I precedenti record di anzianità e giovinezza erano detenuti dall’astronauta John Glenn, che aveva volato sullo Space Shuttle a 77 anni; e dall’astronauta sovietico Gherman Titov, che aveva a sua volta toccato lo spazio a bordo della Vostok 2 a soli 25 anni.

La missione New Shepard ha molteplici punti di interesse, che vanno al di là dell’età della più anziana e del più giovane partecipante.
In primo luogo, è la prima missione spaziale con fine completamente turistico. Nessuno degli occupanti della capsula è un astronauta – la sola Wally Funk completò le selezioni per le missioni Mercury, ma non volò mai. In ogni caso, la sequenza di lancio e di rientro della capsula è completamente automatizzata, e a bordo non ci sono strumenti di controllo di alcun tipo.
Inoltre, contrariamente a quanto siamo sempre stati abituati a vedere in passato, la New Shepard non ha solamente dei piccoli oblò, ma delle grandi finestre che occupano la maggior parte della sua superficie. Esse consentono agli occupanti una visione ampia e stupefacente dell’ambiente esterno, che costituisce l’attrattiva principale di questo tipo di volo.
Infine, la capsula viaggia molto al di sopra della linea di Kármán, qualificando con certezza gli occupanti come astronauti. Questo aspetto è di particolare importanza quando si pensa alle polemiche sorte tra lo stesso Bezos e il miliardario Richard Branson, che ha volato la scorsa settimana sul suo spazioplano Unity 22. Secondo quest’ultimo, infatti, la linea di Kármán è quella fissata ad un’altitudine di circa 80 km, il punto dove le forze di meccanica orbitale diventano più importanti di quelle fluidodinamiche per la condotta del veicolo spaziale. Bezos invece pone tale limite ai 100 km, secondo quella che per decenni è stata la convenzione internazionale in proposito.
Dietro l’apparente baruffa per futili motivi dei due milionari, ci sono in realtà delle motivazioni economiche molto solide. Il volo di Branson prima, e quello di Bezos poi, hanno dimostrato che lo spazio può essere raggiunto letteralmente da chiunque, a qualunque età, e con una preparazione fisica non straordinaria – a condizione di avere un portafoglio piuttosto spesso.
Fatta la debita eccezione della SpaceX, che oltre ad essere tecnologicamente decenni avanti alle altre due, ha anche scopi incomparabilmente più elevati, Blue Origin e Virgin Galactic sono le uniche due compagnie allo stato capaci di accaparrarsi il nascente mercato del turismo spaziale. Lo scopo di entrambi è infatti quello di rendere i voli suborbitali un’operazione di routine aperta a chiunque.
Con un po’ di sorridente immaginazione, si apre davanti a noi un’epoca molto simile a quella dei pionieristici voli in mongolfiera e in aeroplano. Dopo i coraggiosi tentativi di Montgolfier e dei fratelli Wright, che impegnarono le proprie sostanze e rischiarono la propria vita, comparvero per ogni dove imitatori, e ben presto si affermò il mercato del volo come avventura del mondo moderno, e poi come mezzo comune per spostarsi. Nelle grandi manifestazioni aviatorie della Belle Epoque, arditi giovanotti e signorine di buona famiglia con i loro ampi abiti e i cappelli a fiori montavano a bordo delle macchine avveniristiche che li portavano a conquistare per qualche minuto una visione più ampia sul mondo. Ben presto, specialmente negli Stati Uniti, piloti erranti di biplano giravano per le fiere di paese offrendo pochi minuti di volo per il prezzo del carburante, del prossimo pasto e magari di una rapida avventura galante.
Dopo quei tempi, sono arrivati i piloti professionisti, e macchine sempre più potenti e sicure, che ci hanno aperto i confini del mondo. Il volo aereo è diventato una routine senza importanza, un luogo dell’esistenza in cui i frequent flyer allacciano la cintura e aprono il giornale o il tablet, disinteressati ormai alla visione del cielo e delle nuvole.
Chissà se in un futuro prossimo anche il volo spaziale non diventerà così, con file di uomini d’affari che indifferenti alla visione della Terra fuori dall’oblò, pensano alla prossima riunione sull’avamposto commerciale del cratere di Fra Mauro.
O se, in uno spazioporto lontano lontano, qualcuno ci offrirà un passaggio sulla nave che ha fatto la rotta di Kessel in meno di dodici parsec.