CITTADINI & UTENTI

Per non dimenticare Checkpoint Pasta

Ricorre il 28esimo anniversario della battaglia del pastificio che vide a Mogadiscio scontrarsi le truppe italiane e le milizie somale del generale Aidid.

Facebook è attualmente un social network per gente di una certa età, ed ha un modello di condivisione dei contenuti che comincia a mostrare i suoi anni.

Gli utenti che più di tutti hanno abbracciato le opportunità che offriva alla sua fondazione, per lo più trentenni, oggi vanno per la cinquantina o l’hanno passata. Lo hanno adottato perché era uno straordinario modo di ritrovare vecchi compagni di scuola, dare sfogo alla propria voglia di comunicare e, in generale, ricevere una bella titillata all’ego attraverso i like e le condivisioni.

Come i primi adopters, il popolare social network ha la sua bella dose di capelli bianchi digitali. Ha seguito il destino di tante risorse nate e cresciute sul web, e del web stesso. 

Negli anni eroici dell’infanzia digitale, internet era un infinito spazio di libertà, e concedeva agli esseri umani la facoltà di aggirarsi curiosi in un nuovo mondo ricco di stimoli e di opportunità. Le pratiche dell’ipersegmentazione, la nascita di grandi media digitali, la costruzione intorno agli utenti della cosiddetta “Internet of one” hanno spazzato via molta della curiosità.

Allo stesso modo, Facebook e le sue diverse incarnazioni, non ultima l’integrazione con Whatsapp, è diventato un luogo sempre più stantio, dove spesso trovano sfogo i peggiori istinti delle persone; dove trovano albergo sistemi più o meno raffinati di censura ed omologazione del pensiero; e dove, al margine della visione periferica, striscia il consueto, sibilante suggerimento: “compra”.

Ci sono volte, però, in cui Facebook ritorna per un momento ad essere una porta aperta su mondi e momenti che appartengono ad un’altra epoca, e che trasmettono agli occhi di chi legge lo stimolo per riflettere.

Alessandro è un generale a riposo, sebbene abbia da poco passato i cinquant’anni. Per un breve periodo, e per ragioni strettamente alfabetiche, abbiamo dormito in due letti contigui, in una camerata dell’Accademia Militare di Modena. Le nostre strade si sono separate presto: la mia è andata verso l’università e la carriera civile; la sua verso l’Arma di Cavalleria e la missione in Somalia.

Il 2 luglio 1993, solo sei anni dopo il nostro incontro, una colonna di soldati italiani ha effettuato un rastrellamento in una zona di Mogadiscio, alla ricerca di armi. Attaccata dalle truppe del generale Aidid, fu soccorsa da una seconda colonna, composta da ufficiali e soldati dei “Lancieri di Montebello” e da alcuni elicotteri armati. Nello scontro persero la vita in tre da parte italiana: il paracadutista Pasquale Baccaro, il sergente incursore Stefano Paolicchi e il sottotenente dei Lancieri Andrea Millevoi. Molti altri rimasero feriti: il sottotenente Gianfranco Paglia fu colpito alla spina dorsale e rimase paraplegico; Alessandro fu colpito al torace.

Fu il primo scontro a fuoco cui parteciparono soldati italiani dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per qualche tempo l’ondata emotiva generata dai morti e dai feriti conquistò l’attenzione del pubblico italiano, per poi essere rapidamente soppiantata da altre notizie più fresche. Altre effimere ondate emotive ci sarebbero state negli anni dopo, tutte egualmente dimenticate.

Ormai storia antica per tutti, quei momenti sono vissuti ogni anno da chi è rimasto. Dai cari di Pasquale e Stefano; ad Andrea è stata dedicata una strada della periferia di Roma. Gli altri, la notte tra il 1° ed il 2 luglio, stanno svegli e magari scrivono un silenzioso post su Facebook, indirizzato ad un mondo che ha scordato una certa forma di dignità. E a volte vengono letti da qualcuno che ricorda quei giorni, e ha la decenza di dire ancora grazie a tutti i soldati di Checkpoint Pasta, che vegliano dietro ai vetri di un’Italia smemorata.

E a tutti voi che state ancora là fuori: state attenti, ragazzi.

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