
Vita dura per la curiosità e la scorrettezza della concorrenza, “mala tempora” per la gelosia dei consorti, “mondo difficile e futuro incerto” – come cantava Tonino Carotone – per gli impiccioni a caccia di segreti
Chi teme orecchi indiscreti può tirare un sospiro di sollievo e confidare in una riservatezza delle comunicazioni senza dubbio più resistente rispetto a quella offerta dalle attuali opportunità tecnologiche ora sul mercato.
A correre in aiuto a chi confida nella tutela della propria privacy arriva il “Sicurofono”, il cui nome tutto italiano (a dispetto della dilagante abitudine di appellativi inglesi o comunque stranieri) lascia ben intendere la finalità della sofisticata trovata che ha come target le aziende che vogliono blindare lo scambio di informazioni (in voce e dati) per evitare le brutte sorprese che lo spionaggio è in grado di prospettare.
La novità di questa appassionante invenzione non risiede soltanto nel suo identificativo diverso dal solito, ma trova radice in ragioni squisitamente “scientifiche” perché si basa sul ricorso ad algoritmi e protocolli di crittografia aperti, sull’impiego di tecnologie sottoposte costantemente a revisione pubblica e quindi incardinate in un processo evolutivo continuo, sull’utilizzo di un’applicazione progettata ad hoc fondata sulla cifratura end-to-end.
Il “Sicurofono” è, se vogliamo, “figlio” di anni di ricerca “open” certificati da istituti riconosciuti a livello internazionale come la Internet Engineering Task Force (o IEFT per quelli cui piacciono sigle e acronimi) e i suoi algoritmi rispettano le rigide regole fissate dalla Federal Information Processing Standards (FIPS).
Se la “ricetta” è preparata e cucinata con la massima perizia, chi ha progettato il “Sicurofono” ha pensato anche a chi deve “gustare” una simile prelibatezza. Servirsi di questo avvincente “trick” non deve richiedere competenze riservate solo ad incalliti smanettoni, ma rivelarsi di normale utilizzo anche per chi non ha tempo e voglia di cimentarsi in complesse manovre o strampalate alchimie. Funziona come le applicazioni di un normale smartphone e ad organizzare i meccanismi di difesa ci pensa lui automaticamente.
Ovviamente la sua “blindatura” è attiva solo se le comunicazioni avvengono tra strumenti “corrispondenti”, ovvero appartenenti alla medesima fascia di prodotto. A quel punto la protezione offerta è estremamente forte: la voce viene crittografata sul telefono cellulare chiamante e decifrata sugli analoghi apparati destinatari, senza alcuna possibilità per i dispositivi intermedi (PBX, router, switch, firewall) di poterla intercettare, ascoltare, registrare, modificare.
Ma la vera sorpresa è che un pezzo di “sicurofono” ce l’hanno già tutti. Possibile?
Certo. E la spiegazione è semplice. Il “kit miracoloso” è installabile su device con sistema operativo IOS dalla versione 7.x oppure con Android nelle release successive alla 4.x.
Vorrebbero tutti saperne di più, ma in questo caso tocca aspettare. Purtroppo il “sicurofono” è in uso…