CITTADINI & UTENTI

Errore di sistema

Quello terrestre è un sistema termodinamico a criticità autorganizzata: regge fino ad un punto critico, in corrispondenza del quale un evento anche piccolo determina conseguenze catastrofiche e porta il sistema ad un nuovo livello di organizzazione

Il pianeta Terra, come qualunque altro mondo, è un sistema termodinamico semichiuso, che risponde alle immutabili leggi della fisica.

È semichiuso perché, nonostante l’atmosfera garantisca un elevato grado di separazione dello stesso dal freddo vuoto dello spazio, esso riceve continuamente apporti di materiali e soprattutto di energia dall’esterno. Decine di tonnellate all’anno di materiali eterologhi provenienti dalle meteoriti entrano a far parte della geosfera. E naturalmente, al netto di quella prodotta dal nucleo caldo del pianeta, la maggior parte dell’energia proviene dal Sole.

L’energia solare è quindi il grande motore della nostra termodinamica planetaria, ed è alla base di tutti i processi fotosintetici, i quali sono a loro volta alla base dell’intera catena alimentare. Tutti gli esseri viventi della Terra, a parte i pochi chemiosintetici, mangiano energia solare in una forma o nell’altra.

Oltre ad essere un motore energetico, la radiazione solare è anche la principale fonte di calore che interessa il nostro pianeta. In assenza di un’atmosfera e degli esseri viventi che la abitano, la Terra sarebbe un deserto esposto alle stesse oscillazioni di temperatura che osserviamo sulla Luna: mediamente 127 °C durante il giorno, fino a un massimo di -247 °C – il valore dello zero assoluto – durante la notte.

Se questo non succede, è per l’appunto perché la nostra atmosfera, in “collaborazione” con gli esseri che la abitano, mantiene il sistema in omeostasi. Essa scherma la superficie terrestre dalla maggior parte delle radiazioni, e assorbe e neutralizza un’elevatissima quantità di calore. I corpi d’acqua come i mari, i fiumi e le calotte polari e le grandi biosfere come la foresta amazzonica – a sua volta un’enorme riserva d’acqua – concorrono nel mantenere la temperatura del pianeta ad un certo livello. Un po’ come dei siberini messi in una borsa termica esposta al sole concorrono a mantenere fresca la temperatura al suo interno.

Ma cosa succede se togliamo i siberini dalla borsa? Ovviamente, il cibo e le bevande che vi avremo posto all’interno si riscalderanno, prima un poco, poi parecchio, e poi andranno completamente a male. Per chi stesse all’interno della borsa, sarebbe un processo inizialmente lento e poco visibile. Prima l’umidità interna si asciugherebbe; poi la superficie degli alimenti si inaridirebbe; poi comparirebbero le prime chiazze di decomposizione; e poi, in tempi comparativamente molto rapidi, gli alimenti stessi marcirebbero.

Esattamente come nell’esempio della borsa termica al sole, noi stiamo togliendo al sistema Terra molti degli elementi che ne assicurano l’omeostasi. Tagliamo le foreste, distruggiamo la biodiversità, aumentiamo il calore dell’atmosfera attraverso le nostre attività industriali. I segni di quanto sta succedendo erano evidenti già quasi trent’anni fa, quando studiavo dalle immagini da satellite il processo di desertificazione nel Mediterraneo. E negli ultimi tempi diventano sempre più evidenti.

Un recentissimo articolo comparso su Nature mostra come un’elevata quantità di corsi d’acqua, ampiamente distribuita sull’intero globo, si secchi ogni anno, a riprova della diminuzione generale della quantità di umidità del sistema. Onde di calore sempre più frequenti colpiscono zone tradizionalmente più temperate o addirittura fredde, come lo stato di Washington negli Stati Uniti. E, sempre negli Stati Uniti, è evidente l’ampliamento verso nord dell’areale di diffusione delle zecche – responsabili della malattia di Lyme – così come mostrato da recenti mappe della NASA.

Il problema più grande è che la salvaguardia dell’ambiente, un aspetto che interessa qualunque essere umano, sia stata trasformata in una battaglia di ordine politico. Non è questione di essere di destra o di sinistra, o di essere repubblicani o democratici. La discussione non riguarda l’essere conservatori o progressisti.

Abbiamo poche decine di anni per arrestare un processo che ormai da alcuni decenni si mostra in tutta la sua evidenza e rapidità. I paesi del mondo, invece, continuano a scaricare la risoluzione del problema sulle prossime generazioni, quelle che avranno maggiormente da soffrire dalla nostra colpevole inazione.

Quello terrestre è un sistema termodinamico a criticità autorganizzata: regge fino ad un punto critico, in corrispondenza del quale un evento anche piccolo determina conseguenze catastrofiche e porta il sistema ad un nuovo livello di organizzazione.

Non c’è alcun dubbio che il pianeta Terra continuerà ad esistere per alcuni milioni di anni. Bisogna solo determinare se il futuro errore di sistema che lo porterà ad un diverso livello di organizzazione determinerà condizioni compatibili con la vita così come noi la conosciamo.

A quel punto, nessun programma di debugging potrà riportarci indietro, e la razza umana finirà con un irreversibile blue screen ecologico.

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