
Mentre in Italia si attende la formazione dell’Agenzia Nazionale per la Cybersecurity, con tanto di totonomine e casting di cuggini, oltreoceano il Senato conferma Chris Inglis, veterano dell’Air Force con esperienza trentennale alla NSA, come National Cyber Director degli Stati Uniti d’America. Il ruolo del primo vigilante del cyberspazio a stelle e strisce sarà il coordinamento delle agenzie federali e la supervisione dell’implementazione delle strategie di difesa digitale.
Dopo gli attacchi di Solarwinds e Colonial Pipeline, la risposta data con l’Executive Order on Improving the Nation’s Cybersecurity punta ad un piano strategico su più livelli e, soprattutto, di lunga durata. Una parte del Congresso richiede infatti maggiore continuità e stabilità istituzionale nella gestione della cybersecurity: con l’amministrazione Obama, infatti, era stato creato un coordinatore all’interno del National Security Council, mentre con l’amministrazione Trump il ruolo veniva eliminato in quanto non più necessario.
Insomma: l’approccio corretto non può richiedere facili soluzioni che si esauriscono esclusivamente con la presentazione di una task force creata ad hoc e accompagnata da narrazioni entusiaste.