CITTADINI & UTENTI

Mottarone: uno sciacallaggio social-mediatico?

Il video della videosorveglianza diffuso in rete e chat private

Il video della caduta della funivia del Mottarone ha fatto il giro dei social in pochissimo tempo, grazie al potere del reposting selvaggio degli utenti.

Mi preme ricordare che anche un’attività di repost su FB è una (ri)diffusione di contenuti, e chissà se qualche responsabile verrà individuato. Infatti, il problema è stato anche il modo attraverso cui sono stati diffusamente esposti questi contenuti (anche tramite chat private, beninteso), e viene da chiedersi quale sia il movente. 

Per alcuni, schiumanti del sacro fuoco della giustizia sommaria sono “prove schiaccianti per gli assassini del Mottarone”, con buona pace dell’attesa della condanna e mano pronta a torce e forconi. Poi magari sono gli stessi che chiedono, qualche post indietro: “Giustizia per Giulio, libertà per Zaki”. Un esercizio di bispensiero orwelliano. Per altri, pornografia del dolore e ricerca di attenzioni.

In generale, si può valutare che il movente per chi ha partecipato all’odierno clicbait, sia sintetizzabile con la sintetica ma puntuta diagnosi di un “fare umanamente cagare”.

La procura della Repubblica presso il Tribunale di Verbania, apprendendo tali attività, ha pubblicato un comunicato stampa a firma della Dott.ssa Olimpia Bossi facendo riferimento proprio al filmato della videosorveglianza, ricordando che tutte le immagini risultavano depositate e che, ai sensi dell’art. 114 co. 2 c.p.p. ne era ed è tutt’ora vietata ogni pubblicazione, in tutto o in parte, in quanto, sebbene atti non più coperti da segreto istruttorio, sono relativi ad un procedimento in fase di indagini preliminari.

Ulteriormente, nel comunicato viene evidenziata “la assoluta inopportunità della pubblicazione di tali riprese”, per ovvie ragioni che trascendono profili esclusivamente giuridici.

Il riferimento della Procura è nei confronti degli organi di informazione, ma la frenetica attività degli utenti è stata co-partecipe della divulgazione. Si spera gli autori di eventuali violazioni possano comunque non essere intrappolati nelle conseguenze di quel Leviatano di deviante giustizia sommaria che essi stessi hanno nutrito, e che credevano proprio alleato nel fomentare una pornografia più che del dolore, di un desiderato anticipo di condanna. Piuttosto, che quanto meno abbiano occasione di imparare che Silentium est aureum, soprattutto in fatti di cronaca giudiziaria così delicati da richiedere il giusto grado di continenza e buon senso.

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