
È indubbio che questa sia un’epoca nella quale l’utilizzo delle tecnologie digitali sia all’ordine del giorno. Per questo motivo i ragazzi di oggi vengono definiti “nativi digitali”. A mio avviso si tratta di una definizione estremamente fuorviante perché ingenera nella maggior parte delle persone la falsa convinzione che un “nativo digitale” sia anche una specie di “mago” del computer e dei dispositivi elettronici in generale. Tutto ciò è completamente falso. I ragazzi di oggi li chiamiamo “nativi digitali” perché, prima o poi, in funzione delle scelte dei propri genitori, gli viene messo in mano uno smartphone o un tablet e loro iniziano ad utilizzarlo in completa autonomia. Trattandosi di strumenti studiati per avere una interfaccia che permette una “user experience” molto facile ed intuitiva, i nostri ragazzi apprendono velocemente tutte le funzionalità disponibili: lo schermo “touch”, il riconoscimento vocale, il riconoscimento del viso, così come imparano presto a fare la cosa che più gli interessa e cioè intrattenersi, ovvero giocare, ascoltare musica, guardare video, utilizzare i Social Network per comunicare con i loro coetanei.
Basta questo per padroneggiare completamente le cosiddette “piattaforme digitali”, soprattutto quelle che si dovrebbero utilizzare a scopo educativo? Certamente no. Non per niente lunedì scorso l’ANSA ha titolato così:”Il 29,3% dei giovani studenti non sa scaricare file da piattaforma scuola”.
Questa contraddizione si è esasperata in questo ultimo anno di pandemia, ma i suoi prodromi erano già presenti all’interno del sistema scolastico, soprattutto quello italiano (manco a dirlo). Qualcuno di voi ha avuto un figlio che ha frequentato una di quelle fantomatiche “Classi 2.0”? Avrebbero dovuto esser l’avanguardia digitale della Scuola e di fatto cosa sono? Delle aule dove viene eliminata la cattedra, vengono forniti dei banchi di forma trapezoidale che permettono di essere disposti in modo che si realizzino dei cerchi, delle specie di “isole” tra le quali il docente può spostarsi (senza più sedia e cattedra) utilizzando più lavagne disposte alle varie pareti dell’aula (le cosiddette “flipped classroom”). Gli alunni, per alcune ore al giorno utilizzano dei tablet il più delle volte acquistati per merito di collette organizzate dai comitati dei genitori, altrimenti la Scuola non ne riesce ad assegnarne a sufficienza. Nella migliore delle ipotesi uno degli insegnanti del corpo docente viene eletto a referente per l’Informatica dopo aver frequentato un fantomatico corso organizzato dal Ministero dell’Istruzione (o forse dalla Scuola Radio Elettra di Torino).
Fin qui si potrebbe anche apprezzare lo sforzo, ma il bello deve ancora arrivare. Ebbene sì, perché a questo punto parte la tipica anarchia italiana dove l’ordine, la disciplina e l’organizzazione non si sa assolutamente dove siano di casa. Tra Registro Elettronico, Google Classroom ed una variegata adozione di altri strumenti didattici presenti nel “cloud”, lasciati alla libera adozione da parte dei docenti, che spesso li propongono in completa autonomia dopo essersi impratichiti a loro volta in maniera del tutto autonoma, i nostri poveri “nativi digitali” si perdono completamente. Le loro certezze digitali nel saltare dal canale dello youtuber di turno al realizzare fantascientifiche costruzioni su Minecraft o a sconfiggere tutti i nemici virtuali su Fortnite, crollano improvvisamente davanti alla ricerca da fare per il giorno dopo su Prezi o su Canva.
Ed ecco che, a questo punto, viene chiamato in causa il povero genitore di turno che, al termine di una dura giornata di lavoro, o, a sua volta, dopo aver provato le gioie e i dolori dello smart working, trova il suo “nativo digitale”, le cui doti sono sempre state tanto decantate con tutti gli amici ed i parenti, disperato davanti al PC, a chiedere aiuto perché non riesce a caricare il lavoro fatto su Powtoon (“ma dai papà! Non sai neanche cos’è Pautuun?”) nel compito assegnato su Classroom dalla prof. di Storia dell’Arte per non rimediare una nota sul Registro Elettronico.
Cari genitori sappiate però che non è tutto poi così negativo. Per fortuna ci sono anche insegnanti al passo coi tempi. Vi suggerisco di conoscere un Professore che ha capito tutto sui “nativi digitali”. Se vostro figlio o vostra figlia hanno problemi con la Fisica e voi non ricordate più i concetti di Densità e Peso Specifico o avete completamente cancellato qualsiasi reminiscenza sui Vettori e la loro somma, sfoderate la conoscenza del canale Youtube “La Fisica che ci piace” e salvate i vostri figli dalle piattaforme scolastiche!