
Una campagna dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, cercherà di aprire una strada per lo spazio anche a persone con disabilità, a cui potrebbe sembrare preclusa, solo apparentemente, questa opportunità.
Il messaggio da veicolare è all’insegna dell’inclusione sociale. Sebbene trattasi di un ambiente parecchio ostico, la disabilità, in stadi non gravi, non pregiudicherebbe in determinati casi l’accessibilità allo spazio, anzi, se capaci e meritevoli, non farebbe che arricchire il pool di talenti.
Il programma, aperto a tutti i cittadini degli stati membri dell’ESA, si trova ancora in fase sperimentale, non è ancora stata determinata una missione specifica o una data di lancio, ma sono già arrivate centinaia di candidature per il ruolo di Parastronaut, astronauti con disabilità, da cui, entro l’aprile del 2022, verranno scelti i pochi fortunati.
La flessibilità dei requisiti non è certamente elevata; bisogna fare i conti con un ambiente assai avverso, in cui non tutti gli handicap potrebbero ricevere un via libera, poiché eccessivamente limitanti.
Più nel dettaglio, al fine di tutelare l’incolumità degli astronauti e il buon esito di una missione, i requisiti sono stati così definiti…anzitutto i criteri di selezione riguardante la sfera professionale e psicologica non subiscono variazioni rispetto agli attuali astronauti dell’ESA, personalità ben calibrate e temprate, in grado di tramutare la loro conoscenza in efficienza sul campo. Non possono però venir meno determinati requisiti fisici, indispensabili per un corretto svolgimento delle missioni. Si chiude un occhio a certe limitazioni attinenti agli arti inferiori, come la mancanza di un arto o la bassa statura, condizioni in assenza dei quali, in un ambiente a gravità zero, si può fare a meno, anche se una missione nella sua interezza consta di più fasi, non solo situazioni in microgravità, come il lancio, l’atterraggio o possibili evacuazioni di emergenza che potrebbero richiedere la massima mobilità delle gambe.
Sono accettate la singola o doppia carenza di un piede o di una gamba, sotto il livello del ginocchio, una marcata differenza di lunghezza degli arti inferiori e una statura al di sotto dei 130 centimetri. A queste disabilità verranno associate lievi modifiche delle tute spaziali o dei sistemi dei veicoli se necessario.

Concepire nuove modalità di accesso allo spazio, come la realizzazione di alloggi per disabili, o la funzionalità degli interni delle strutture, aiuterà l’ESA, la NASA e le altre compagnie a comprendere meglio i problemi che afferiscono alla mobilità nello spazio. “Sarà molto, molto istruttivo“, afferma Guillaume Weerts, leader del team di medicina spaziale dell’ESA, “Ad esempio, nel mentre di una lunga missione su Marte, che potrebbe durare mesi o anni, qualcuno potrebbe avere un incidente e diventare disabile, quindi dovremmo saperne di più“.
Parole di supporto arrivano dalle organizzazioni paralimpiche e dalla Nasa…”La NASA plaude all’enfasi dell’ESA sulla diversità e l’inclusione per il suo programma di selezione dei para-astronauti. Non vediamo l’ora di lavorare in modo inclusivo e sfruttare la piena diversità dell’ESA e di tutti i nostri partner per rendere lo spazio disponibile per tutti”.
Equità e parità è ciò che ricerca Shuan Butcher, responsabile delle comunicazioni per Move United, un’organizzazione senza scopo di lucro con sede nel Maryland che offre opportunità sportive adattive a migliaia di giovani e adulti, che così dice: “Quando si tratta di umanità, dobbiamo renderci conto che non siamo definiti da una singola caratteristica…avere una disabilità non ti squalifica. Ecco perché il nostro lavoro si concentra sullo spostamento della questione da “disabled” a “this abled’“.
L’ESA e altre agenzie spaziali hanno discusso per anni su come includere le persone con disabilità, d’altronde, come suggerisce David Parker, responsabile del settore di esplorazione umana e robotica, “Svolgiamo tutte le nostre attività di volo spaziale per conto dell’umanità e non potremmo più affermarlo se non includiamo persone che sono rappresentative della società nel suo insieme“.