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Endorsement postumo del Giudice Falcone alle intercettazioni

A quasi 30 anni dalla morte del Giudice Falcone, una sua intervista inedita, spiega le differenze operative ed i diversi rischi di un’attività d’indagine fatta a Milano con una fatta a Palermo

“Ieri ho avuto una lunga discussione, quasi uno scontro con i colleghi di Milano che si lamentavano perché a Palermo non si potevano fare pedinamenti, non si potevano scoprire cose. Dicevo: c’è una piccolissima differenza. A Milano voi fate i pedinamenti. Qui si muore per queste cose”: è Giovanni Falcone che parla, nel settembre del 1989, da Palermo. 

Saranno sufficienti, ai componenti del Tavolo Tecnico per le Intercettazioni del Ministero della Giustizia le parole pronunciate – in questo audio inedito – dal Giudice Giovanni Falcone, per comprendere che le attività di indagini e quindi il supporto tecnico ad esse, hanno metodi e caratteristiche operative differenti legate ai diversi territori in cui devono essere attuate?

La loro identificazione e normalizzazione, con una legge valida a livello nazionale, richiesta in tempi non sospetti dalle Aziende che operano nel settore, per fornire alle Procure un riferimento unico per verificare e valorizzare le attività, deve essere accuratamente individuata ed elencata, anche tramite un confronto con le Associazioni di settore che, data la specifica conoscenza operativa, possono fornire valide indicazioni tecniche.

Nella realtà, il MdG, in attuazione di una delega inserita nella legge 103 del 2017, sta tentando di varare un DM 247 che, oltre ad essere orfano di altri due Decreti Delegati che dovrebbero essere emessi temporalmente prima, visto che riguardano la specifica identificazione  delle attività richiamate nel DM 247, è stato oggetto di una serie di specifiche reprimende da parte del Parlamento che pur essendo chiamato ad esprimersi solo in sede consultiva, ha ritenuto di segnalare, data la loro gravità, una serie di criticità, alcune dovute anche ad una evidente frettolosa e superficiale classificazione delle attività che da una media di 75 tipologie, identificate nei listini autonomamente adottati dalle Procure, data la vacazio legis che fino ad ora aveva caratterizzato il settore, nonostante la legge 103 del 2017 avesse, in parte recepito esigenze di razionalizzazione espresse al Guardasigilli Orlando, dalla ILIIA, Associazione che rappresentava varie aziende che operavano nel settore, concentra in 10 macrocategorie tutte le attività, con l’introduzione di un deleterio principio del tutto compreso ed una tendenza al massimo ribasso celata dietro inapplicabili meccanismi di minimo/massimo, che rendono pericolosamente vaga la classificazione e difficilmente applicabile la norma.

Purtroppo il Ministero della Giustizia, nonostante le indicazioni del Parlamento, e le analisi richieste e rapidamente fornite dalle Associazioni di settore, in cui sono evidenziate tutte le criticità relative ai singoli paragrafi e commi del DM247, oltre ai palesi errori di calcolo nell’individuazione delle medie delle 5 maggiori Procure prese in esame, sembra che abbia intenzione di promulgare il DM 247 sic et simpliciter, causando il preannunciato blocco di tutte le nuove intercettazioni sull’intero territorio nazionale, emuli di quanto la prosa popolare attribuisce all’imperatore romano Nerone che ai suoi consiglieri che gli riferivano che il popolo chiedeva “sesterzi” (ndr denaro), la risposta lapidaria pare fosse stata: diteie che annamo dritti!

Superate le battute, a fronte della concreta possibilità che, arrivando ad un non auspicato, da parte degli operatori, muro contro muro, si bloccheranno tutte le nuove attività di intercettazione, come preannunciato da marzo in tutte le occasioni di interlocuzioni pubbliche e riservate, sorge una domanda  spontanea, che citando una nota battuta di Andreotti, secondo cui a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre si indovina, ci lascia basiti: sarà forse questa il vero disegno della struttura del Ministero della Giustizia?

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