
L’aumento delle manifestazioni di ansia e depressione durante il Covid-19 è stato ampiamente dimostrato.
Per valutare l’impatto della pandemia sulla salute e il benessere mentale della popolazione italiana è stato condotto uno studio scientifico a cui hanno partecipato oltre 3000 persone, presentato al 29esimo European Congress of Psychiatry ad aprile 2021 e promosso – sotto la guida del prof. Giampaolo Perna – da Humanitas University. I dati preliminari hanno evidenziato un’incidenza dei disturbi d’ansia superiore al 10%, (in altri studi, meno recenti, al 20%) valutata nell’arco di un mese sia nella fase post primo lockdown che in autunno. Quindi è probabile si possa stimare che oltre 5 milioni di italiani abbiano iniziato a soffrire per una ansia patologica nel periodo Covid-19. Ma che differenza c’è fra ansia e paura?
L’ansia e la paura sono strettamente imparentate. Sono entrambe delle reazioni a situazioni dannose o potenzialmente dannose. La paura fisiologica è una reazione complessa volta a combattere un pericolo o a fuggire da una situazione minacciosa, che si trasforma in “ansia allarme” quando tali comportamenti vengono presagiti come evenienze estremamente possibili. Paura e ansia sono dunque reazioni normali. “Emozioni” di certo molto utili. Di solito l’ansia si distingue dalla paura per la mancanza di uno stimolo esterno che provochi la reazione: è la paura interna del mondo esterno. La vista di un serpente fa paura, ma ricordare un’esperienza sgradevole con un serpente o la prospettiva di incontrarne uno sono le condizioni di un’emozione che più correttamente è ansia.
Al contrario queste emozioni si possono esprimere anche per prospettive di pericolo molto improbabili se non impossibili e che pure il cervello immagina; oppure senza motivo si può rimanere in uno stato d’allarme protratto.
Quando sono patologiche? Quando lo stimolo è incongruo come pericolo (fobie) oppure quando lo stato di allarme compare senza alcuno stimolo (ad esempio ansia generalizzata e attacchi di panico) e quando siano più frequenti e durature di quanto sia ragionevole.
In assenza di un pericolo concreto o esperienza reale dovrebbero dissolversi invece l’“ostinazione emotiva” ne indica la persistenza a durare nel tempo a dispetto di ogni cosa: incongruità, irrazionalità, inverosimiglianza, tentativi di uscire dal problema con risorse personali.
Per spiegare il perché dell’ostinazione emotiva dell’ansia, così disfunzionale, dobbiamo addentrarci nella NeuroFisiologia sperimentale. Pavlov con i suoi esperimenti portò alla luce quello che oggi è largamente conosciuto e accettato come “riflesso condizionato”. In uno dei suoi esperimenti veniva fatto suonare un campanello e ad un cane veniva somministrato il pasto: questo fu fatto regolarmente per mesi. La prima interessante osservazione fu che dopo un periodo di questa modalità di assunzione del cibo, il solo suono del campanello produceva potente salivazione e produzione di acido cloridrico nello stomaco; anche se per tempi molto lunghi non veniva somministrato il pasto, tale situazione si manteneva nel tempo per poi estinguersi e scomparire; furono fatti successivi esperimenti con i ratti usando scosse elettriche ed emerse che i riflessi condizionati (di paura) cominciavano ad essere persistenti anche in assenza della scossa elettrica ma a mostrare caratteristiche simili a quello che venne descritto come “ostinazione emotiva”.
Il passato non viene mai dimenticato dal cervello: la memoria emotiva è indelebile.
Per Freud sono Nevrosi le condizioni che riflettono l’ansia e le sue difese. Oggi la psichiatria elenca, come disturbi ansiosi, diagnosi più moderne che comprendono Attacchi di Panico, disturbi post-traumatici da stress, disturbi ossessivi-compulsivi e ansia generalizzata. La scoperta che gli ormoni dello stress possono amplificare le risposte di paura condizionata ci consente di capire meglio i disturbi ansiosi, e soprattutto come a volte ricompaiono peggiorati dopo eventi stressanti, non correlati alla fobia.
Risposte di paura condizionata che erano state superate (ma non dimenticate), si sono presentate dopo l’esposizione ad uno stress, anche se non correlato alla fobia di base, ad esempio la paura dei serpenti che aveva avuto anni di remissione, poteva ripresentarsi dopo la morte di un congiunto. In più situazioni ansiose potevano presentarsi senza un ricordo di cosa le avesse tempo prima scatenate, ma solo come una reazione emotiva senza un volto definito. La condizione di stress rappresentato in primo luogo dal lockdown e secondariamente dalla presenza di una epidemia in corso molto contagiosa, ha riattivato fobie ed ansie che da lungo tempo sembravano “risolte”, anche in età adolescenziale.
Patologie più gravi come la schizofrenia e il disturbo bipolare si sono aggravate come tante altre patologie per mancanza di cure ed assistenza a malati tanto difficili. La psichiatria oggi è dimenticata.
Il poco valore che ipocritamente si dà alla psichiatria, nonostante per decenni gli psicofarmaci siano i più venduti fra tutte le categorie di farmaci, è rimarcato da pur questo ottimo governo. Il governo Draghi si era impegnato a “rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale,” ma il Piano di ripresa presentato recentemente ignora la salute mentale e trascura le complesse problematiche psicologiche ancorché aggravate o causate dalla pandemia.