CITTADINI & UTENTI

Possiamo fare a meno dei notai?

Mentre il Notariato difende la sua posizione, sorgono legittime domande sul ruolo del notaio oggi in determinati ambiti come compravendite immobiliari o costituzione di startup

Il notariato è una funzione presente nella maggior parte dei paesi europei soggetti alla Civil Law. Secondo quanto riportato sul sito ufficiale del Consiglio Nazionale del Notariato, il compito del notaio è “attribuire pubblica fede, cioè il valore di prova legale, agli atti che stipula. Perciò tutti – compreso il giudice – devono presumere vero ciò che è da lui attestato, salvo che sia accertato il reato di falso”.

Il notaio è quindi, in parole povere, un certificatore per conto dello Stato della veridicità degli atti che stipula, basandosi su un controllo di legittimità e di veridicità dei documenti che gli vengono presentati e delle dichiarazioni dei contraenti.

Ma questo ruolo ha tuttora una giustificazione per la maggior parte degli atti stipulati ogni anno, e che maggiormente impattano sulla vita dei cittadini, quali le compravendite immobiliari?

Prendendo il Rapporto sui Dati Statistici Notarili del 2019, ad esempio, si rileva dalla Tabella inerente al Numero totale delle transazioni assoggettate alla registrazione fiscale in base al codice negozio che la maggior parte degli atti notarili (42%) sono per l’appunto compravendite di case. Si tratta cioè di atti tra privati cittadini, basati sullo scambio di beni a fronte di un pagamento. Il punto cardine dello scambio è la legittimità e veridicità delle informazioni inerenti all’immobile. Va cioè accertato che l’immobile sia stato costruito secondo legge, sia in possesso legalmente del venditore, che non sia gravato da vizi quali abusi edilizi o ipoteche o tasse non pagate. In buona sostanza, tutte informazioni che sono già in possesso dello Stato, presso gli uffici del Catasto e dell’Agenzia delle Entrate.

Per cui, viene spontanea la domanda: ma le funzioni che il Notariato svolge per la costituzione di questi atti, e che fondamentalmente richiedono lo scambio di dati certificati come veri, non potrebbe essere surrogato da una piattaforma informatica governata da un sistema di intelligenza artificiale e asseverata da un processo di blockchain? In altre parole, la moderna tecnologia informatica non consente già oggi di liberare i cittadini dai non piccoli costi che gli si chiede di sostenere ogni qual volta devono comprare o vendere casa? E non sarebbe onesto da parte dello Stato, oltre che coerente con gli obiettivi di modernizzazione del Paese, non far pagare agli stessi cittadini i costi dell’assemblaggio e certificazione di dati che esso stesso possiede già?

Viene inoltre da pensare ad una recente presa di posizione del Notariato, il quale ha fatto ricorso con esito favorevole al Consiglio di Stato per impedire alle startup innovative di potersi costituire online, con un notevolissimo risparmio di tempi e costi. Dal punto di vista dell’agilità e della competitività del Paese, questo è a nostro parere un forte passo indietro. Una startup innovativa è per sua natura una creatura insieme agile e fragile, normalmente composta da giovani imprenditori che poca voglia hanno di perdere inutilmente tempo e le scarse risorse finanziarie che possiedono. Non è un caso che nei paesi dove vige invece la Common Law, e dove i notai semplicemente non esistono, il tasso di fondazione di imprese innovative sia incomparabilmente più elevato che in Italia.

Il nostro Paese è praticamente privo di risorse naturali, e l’evoluzione del contesto competitivo internazionale sta gradatamente riducendo i nostri spazi di manovra nel campo dell’industria pesante e della manifattura. La nostra migliore opportunità per mantenere una posizione di rilievo in un mondo di knowledge workers è quella di costruire ponti d’oro alle nostre migliori menti, perché costruiscano l’industria e l’infrastruttura economica di domani. 

Siamo sicuri che vogliamo ingabbiarli, scoraggiarli e spingerli a fuggire, mantenendo un romantico mondo di timbri e ceralacca, tanto bello da vedere in uno sceneggiato televisivo, ma insopportabile ed ingiustificabile per chi vive e fa impresa nel XXI secolo?

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