TECNOLOGIA

Toc toc! Sono un alieno…

Le civiltà extraterrestri tra scienza e fantascienza

Un anno fa ci eravamo lasciati con un’equazione dai fattori di difficile interpretazione e dallo sfondo probabilistico un po’ dolce amaro. 

Ci avevano condotto ad un numero promettente, 36, come le ipotetiche civiltà extraterrestri intelligenti e comunicanti a distanza minima di 17000 anni luce, eppure un nuovo studio parla chiaro…

Le probabilità potranno anche essere dalla nostra parte, ma quanto ad evidenze stiamo ancora in alto mare.

Ci sono alieni là fuori? 

Basandosi solo sulle statistiche, la risposta, anche per non macchiarsi di superbia nel considerarsi gli unici a poter vantare il dono della vita, non potrebbe che tendere ad un ovvio sì. La Via Lattea conta almeno 100 miliardi di stelle e la stragrande maggioranza di queste presenta pianeti in orbita attorno ad esse. Ma se da una parte i numeri sono dalla nostra parte, dall’altra mancano le prove.

Il progetto Breakthrough Listen ha quindi cercato di svelare l’arcano col suo nuovo e imponente sondaggio SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) alla ricerca di civiltà aliene. Le osservazioni hanno passato al vaglio un numero esorbitante di corpi celesti, circa 60 milioni di stelle stanziate nel centro galattico, una regione ad elevata densità stellare. Gli astronomi possono ottenere molto anche solo inquadrando una porzione piuttosto piccola ma densa di informazioni della volta celeste. Il team di ricerca ha raccolto circa 600 ore di rilevazioni utilizzando il Green Bank Radio Telescope in West Virginia e il Parkes Radio Telescope del CSIRO in Australia, strumenti tra i più potenti al mondo. Sono 50 volte più sensibili dei telescopi esistenti dedicati alla ricerca dell’intelligenza: i rilevamenti radio coprono almeno 5 volte di più dello spettro radio e lo fanno 100 volte più velocemente. Sono abbastanza sensibili da percepire un comune radar aereo che trasmette da una qualsiasi delle 1000 stelle più vicine. Hanno quindi posto nero su bianco tutte le scoperte su di un documento e ricevuto poi l’approvazione per pubblicazione sul The Astronomical Journal.

Seguiranno ora molti cuori infranti…il team non ha captato alcun segnale.

È bene chiarire che l’intenzione della ricerca era quella di rilevare segnali emessi di proposito, noti come technosignatures, ovvero segnali ottici, microonde, emissioni laser e “megastructures”, tracce intenzionali della loro esistenza.

Sebbene non siano stati trovati gli alieni, i protagonisti dell’indagine si ergono fieri del loro operato, consci di aver, nonostante la palese delusione, spinto oltre i limiti la ricerca di intelligenza extraterrestre, non tramite la perlustrazione di biosignatures, come determinate molecole nell’atmosfera di pianeti distanti, assai complesse da identificare, ma di technosignatures, più pratiche e immediate. “Abbiamo confrontato la sensibilità della nostra indagine con alcune delle principali indagini SETI e dimostrato come questa sia dotata di una sensibilità notevole con un intervallo di frequenza mai adoperato prima per SETI”, concludono gli autori nel loro articolo.

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