TECNOLOGIA

Cosa si può fare di tutto questo… Spazio?

Disponibilità infinita e mille possibilità di accesso, ma è davvero così?

Lo spazio non è mai stato letteralmente così a portata di mano. La sua accessibilità, seppur non in termini biologici, poiché rimarrà sempre un ambiente piuttosto ostico, almeno in termini di ricerca e di economia è ormai adocchiabile da una moltitudine di nazioni.

La democratizzazione dello spazio, e la seguente commercializzazione dello stesso, ne hanno ampliato il parterre di protagonisti, non più solo enti pubblici, ma in prevalenza privati, che, in scenari più grandi, ad esempio per SpaceX, potrebbero arrivare ad istituire dei veri e propri monopoli, mentre in scenari più piccoli vi sono compagnie come Planet Labs, che, partendo da un garage nella Silicon Valley, sono arrivati a gestire una costellazione di più di 200 satelliti in orbita. Senza dimenticare la massiccia militarizzazione dello spazio, un’infrastruttura divenuta critica per il sostentamento dei fabbisogni di una nazione, e quindi soggetta ad uno stretto controllo al fine di preservarla e a continui investimenti che ne favoriscano la proliferazione.

È l’ambiente del 3C, sigla che, assicurando i complottisti, nulla ha a che vedere con le tecnologie di rete, bensì con congested, competitive, contested, attorno a cui ruota un gran giro dell’economia, la space economy.

Questa, seppur settore emblema dell’high risk e dell’imprevedibilità, se così possiamo dire (per l’utilizzo di strumentazioni altamente costose da adoperare in ambienti altrettanto pericolosi ad alto rischio di fallimento), tant’è che soltanto nel 2017 vi fu l’entrata in borsa di una azienda italiana, AVIO, è però sempre riuscita a mantenere un tasso di crescita notevole, in controtendenza anche in momenti di crisi, e non si appresta a fermarsi. (+73% di crescita delle attività spaziali nell’ultimo decennio).

Il motore del settore, secondo l’OECD, è da imputare a quattro parametri fondamentali, nonché fattori di innovazione: la sicurezza nazionale e le strumentazioni ad essa connessa, come il GPS; gli obiettivi scientifici, come la miniaturizzazione dei satelliti; i nuovi modelli di business che ne conseguono, con costi sempre più ridotti (vedasi l’articolo precedente Elon Musk, il fondo della mia pentola e le navi spaziali); l’esplorazione umana. Tutti questi fattori sono in grado di spronare alla formulazione di soluzioni innovative che fanno capo alla poliedricità dello spazio.

Molte delle funzionalità dello spazio sono ancora incognite ai più, eppure giocheranno un ruolo cruciale a supporto delle nazioni e della quotidianità dei loro cittadini.

Togliamoci subito la branca d’applicazione forse più intuitiva, l’internet…se già ad oggi ricopre buona parte del mercato, con le sempre più frequenti future costellazioni di satelliti, vedrà, forte della capillarità di questi assembramenti, un boom nel 2040, un giro di investimenti pari a circa 412 miliardi di dollari. Su 135 start up al 2019, in testa si piazzano sempre gli USA con il 41%, a seguire la Cina con il 16%, anche se l’80% degli investimenti totali si spalmano di fatto su solo 4 realtà produttive, di cui tre americane: SpaceX, Blue Origin e OneWeb, tutte e tre coinvolte nel dispiegamento di satelliti per servizi internet.

Seguono l’ISRU e l’ISFR, acronimi per In-Situ Resource Utilization e In-Situ Fabrication and Repair. Il primo in particolare, che fa riferimento alla collezione, alla processazione, allo stoccaggio e all’utilizzo di materiali trovati o prodotti su altri corpi celesti, potrebbe rivelarsi il nuovo business del futuro o incappare nell’accesa questione giuridica dei possedimenti e del loro sfruttamento (vedasi O Luna, strategica Luna).

Altro tassello fondamentale è il dato spaziale. Poter disporre di un occhio vigile dall’alto dà accesso a un incredibile fonte di dati essenziali per la gestione del territorio e dell’ambiente, ma se due occhi sono meglio di uno, perché non tre…o un centinaio di più. Al momento è raddoppiato il quantitativo di nazioni che possono disporre di satelliti, circa 80. Ciò che era successo tempo addietro coi computer succede ora, grazie al crollo dei prezzi, da giganti satelliti geostazionari da 8 tonnellate ad orde di minuscoli CubeSat, analogo dei laptop nello spazio, sempre più piccoli e accessibili. Tanti piccoli occhi vigili che compiono svariate operazioni di rilevazione e controllo del territorio, con grande affidabilità e in grado di passare ogni giorno, alla stessa ora, nello stesso punto, per ogni zona del globo.

Questi satelliti miniaturizzati vengono sfruttati per la tutela dell’ambiente, come il controllo delle emissioni, delle deforestazioni o il controllo delle risorse idriche, anche a scopo di ricerca per i geologi, e delle risorse petrolifere di una nazione (l’ombra dei tetti dei silos di carburante viene misurata ogni giorno alla stessa ora da una costellazione di 100 nanosatelliti di Planet Lab, indice della variazione delle riserve di un paese), o anche a supporto delle banche… la banca svizzera fa affidamento su una piccola costellazione di satelliti in grado di distribuire, usando la telecomunicazione quantistica, intrinsecamente sicura e non intercettabile, i dati delle password che poi permetteranno ai clienti di collegarsi usando in modo sicuro la rete di terra.

Lo spazio può inoltre contribuire all’agritech, un settore molto in voga, non a caso circa il 38% delle terre emerse è usata per l’agricoltura, analizzando quali sono le zone più produttive e quelle meno fertili.

Infine la medicina…si avete sentito bene, e SpacePharma, compagnia israeliana, ne è un esempio. Nello spazio, in condizioni di microgravità, la materia biologica è solita manifestare comportamenti inusuali. Le cellule spontaneamente si dispongono tridimensionalmente in sferoidi più grandi di quelli creati in normali condizioni di gravità, e sono un modello decisamente più rappresentativo delle condizioni in vivo. Le colture 3D forniscono quindi un modello predittivo molto più affidabile per i test di penetrazione, efficacia e tossicità dei farmaci. Ma non solo, la microgravità influisce sul tipo di assemblaggio dei peptidi e sulla cristallizzazione delle proteine…questi cristalli, più grandi in condizioni di microgravità, risulteranno avere dimensioni caratteristiche non raggiungibili altrimenti, particolarmente utili, ad esempio, per la preparazione dei principi attivi delle goccioline negli aerosol.

Insomma, lo spazio è un settore altamente malleabile su cui possiamo fare affidamento per le più disparate necessità.

Il presente dell’esplorazione spaziale continua dunque ad avanzare, ibrido, tra la completa commercializzazione della LEO (low Earth orbit), portata avanti nell’ultimo decennio, e l’approdo sulla luna come ambiente di testing e di insediamento, mentre il suo futuro, sempre più prossimo, assapora già sullo sfondo le scarlatte lande marziane.

Back to top button