
Orville e Wilbur Wright, dopo oltre un secolo, hanno visto (quasi) infranto il loro primato, consistente nell’aver effettuato il primo volo controllato su un pianeta. Il “quasi” è perché il loro primo volo rimane ancora l’unico svolto con un pilota a bordo.
Eppure ieri siamo stati testimoni (per chi ha avuto la fortuna di vedere la diretta web) di un evento tecnologico che ha dell’incredibile: per la prima volta un oggetto telecomandato è decollato ed atterrato in maniera controllata dall’uomo su un altro pianeta. La NASA ha ottenuto un risultato di proporzioni pazzesche, sia per l’aspetto tecnologico-scientifico, sia per quello mediatico (quantomeno per noi “nerd” del volo e della tecnologia leading edge).
Il programma di Ingenuity (così è stato battezzato il piccolo elicottero trasportato sul suolo marziano dal rover Perseverance, “ammartato” una cinquantina di giorni fa) potrebbe apparire solo come un costoso giochino tecnologico e dimostrativo, ma racchiude sforzi di progettazione e di tecnologia assolutamente inimmaginabili. Il vettore di questo successo, oltre naturalmente al progresso della meccanica e dell’elettronica, è certamente dell’IT e dei passi da gigante nelle telecomunicazioni.
Fateci caso: quante volte avete sbattuto la testa nel vostro monitor solo perché il vostro modem wifi non rispondeva alla connessione e non vi era arrivata l’email tanto attesa? Ecco, i tecnici della NASA hanno dovuto inviare l’intera programmazione di Ingenuity (facendo “ponte” con Perseverance dalla Terra a Marte), per poter tentare un favorevole esito del primo volo marziano, dopo aver scoperto un bug nella programmazione del tenero velivolo.
E per fortuna tutto è andato per il meglio, anche se, da buoni ingegneri, alla NASA avevano approntato anche un “piano B” in caso di fallimento.
To make a long story short, dopo i test di rotazione dei rotori della settimana passata, era stato evidenziato un piccolo bug nel dispositivo chiamato “watchdog” (letteralmente “cane da guardia”, utilizzato per effettuare un reset del sistema in caso di malfunzionamenti – presente anche nei nostri dispositivi d’uso quotidiano): si tratta, detto in parole molto povere, di un equivalente di un costoso “fusibile” che stacca o riavvia il sistema quando sente la mancanza di uno dei segnali di controllo ai quali è collegato.
Le opzioni per gli ingegneri erano due: riprogrammare il dispositivo watchdog (variando i tempi di test del segnale incriminato), oppure modificare e reinstallare completamente il software di controllo del velivolo (che per la verità si era dimostrato stabile ed efficiente dagli ultimi due anni).
Entrambe le soluzioni comportavano dei rischi: tuttavia, valutato nell’85% la probabilità di successo nelle operazioni di transizione per la configurazione di volo e il decollo, si è optato per la sola riprogrammazione del circuito, che comportava tra l’altro il minor traffico di dati verso Marte.
Come accennato sopra, era comunque predisposto il più complesso “piano B”, con la completa riscrittura della programmazione dell’elicottero, inviata comunque a Perseverance, che avrebbe poi fatto da “ponte” per la ritrasmissione al velivolo e l’installazione.
La scelta è stata vincente, e Ingenuity è stato davvero il primo velivolo decollato ed atterrato dopo un volo controllato su un pianeta extraterrestre.
Tutto questo è spiegato in maniera assolutamente semplice e divulgativa nel sito dedicato al programma Ingenuity, dove gli stessi scienziati raccontano episodi ed eventi quasi nello stesso momento in cui avvengono, facendoci partecipi della loro esperienza.
“Nel campo ingegneristico, c’è sempre incertezza, ma questo è ciò che rende il lavoro sulla tecnologia avanzata così eccitante e di soddisfazione”: questo è lo spirito dei “marziani” della NASA.
Buon vento (marziano), Ingenuity!