
C’è una nuova costante sulla ISS, oltre a quella gravitazionale, ovvero gli “air leaks”.
Soltanto a scriverne già tremo al pensiero di risultare ripetitivo, vedasi gli articoli precedenti, e non oso immaginare quindi quanto possano essere frustrati coloro che lassù ci convivono quotidianamente…mi spiego meglio.
Quella che era sembrata la fine della guerra alle perdite d’aria, si è rivelata essere nient’altro che un primo round, ben lontano dal dirsi concluso e che si protrae ormai da un anno a questa parte.
Questa settimana i cosmonauti russi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) hanno identificato altri tre possibili punti nella camera intermedia del modulo russo Zvezda dal quale continuano a fuoriuscire spifferi d’aria tanto modesti quanto subdoli. Lo rende noto una fonte autorevole del settore a Sputnik, aggiungendo inoltre che l’equipaggio russo ha sostanzialmente trascorso il weekend all’insegna del bricolage, tra una toppa e l’altra per mezzo di diversi strati di sigillanti speciali. Come già avevamo analizzato, trattasi generalmente di kapton, frequentemente adoperato per tute spaziali, un materiale che, seppur resistente alle temperature estreme dello spazio, è da ritenersi una soluzione esclusivamente temporanea e non certo infallibile.
Sempre secondo la fonte, in un secondo momento la camera intermedia sarebbe poi stata controllata nella sua ermeticità, al fine di valutare se la sigillatura dei potenziali punti di perdita d’aria fosse stata effettivamente d’aiuto.
Ricordiamo che questa storia va ormai avanti da parecchio tempo. Una prima piccola perdita d’aria è stata rilevata sulla ISS nel settembre del 2019. Da allora l’equipaggio ha identificato e sigillato due fessure senza però aver arginato completamente il problema poiché tuttora l’aria persiste nella sua fuga, sebbene si sia dimezzata in volume e non abbia dopotutto mai rappresentato una minaccia concreta per coloro che stazionano a bordo della stazione spaziale. Nel gennaio del 2021, il direttore di volo del segmento russo della ISS, Vladimir Soloviev, ha addirittura riferito che a causa di una perdita, provocata da un foro dal diametro di soli 0,2 millimetri, la pressione dell’aria nella stazione stava calando di 0,4 millimetri di mercurio al giorno, un valore che comunque si pone ben al di sotto dei valori di emergenza di 0,5 millimetri al minuto, ma che comunque andava compensata per mezzo di regolari rifornimenti di azoto e ossigeno.
L’eterna questione, che più che nell’incolumità degli astronauti quanto nei rallentamenti vede il suo reale problema, sarebbe imputabile all’integrità stessa del segmento russo, esausto e ben oltre l’aspettative di vita di 15 anni.