
Le cronache degli ultimi giorni sono state attraversate dall’intervento televisivo di una scrittrice ed esponente politica che ha dichiarato di sentirsi poco sicura nel vedere un uomo in uniforme – il generale Figliuolo – al comando delle operazioni di contrasto al COVID-19.
Certo, le uniformi fanno paura a certe categorie di persone, e a giusta ragione. Gli uomini che le portano, infatti, sono nemici, direttamente o indirettamente, di queste categorie.
Innanzitutto, i delinquenti. Chi per suoi scopi personali o collettivi si mette al di fuori della società, violando abitualmente o in maniera più o meno grave le leggi della Repubblica emesse dal Parlamento democraticamente eletto in nome del popolo sovrano, ha ragione ad aver paura delle uniformi. I mafiosi devono ad esempio aver paura dell’uniforme nera dei Carabinieri, perché questi ultimi combattono da sempre contro di loro una guerra senza quartiere, a volte a prezzo della vita, per difendere i cittadini dalla loro prepotenza e violenza. E devono averne paura perché i Carabinieri sono cittadini in mezzo ai cittadini, e non esitano a togliersi il cappello quando viene loro data una mano, come ha recentemente fatto il comandante provinciale di Palermo Arturo Guarino in omaggio a quanti hanno denunciato le estorsioni.
Poi, gli eversori. Chi per suo profitto personale, morale o materiale, per convinzioni politiche devianti, o seguendo le istruzioni di agenti esterni alla Repubblica, cerchi di attentare alla stabilità delle sue libere istituzioni, deve aver paura delle uniformi. Gli uomini dell’intelligence, i già ricordati Carabinieri, i poliziotti, i finanzieri che vigilano sull’ordine e sulla tranquillità della nostra democrazia, sono per questi individui una minaccia diretta e letale. Molto recentemente, è scomparso il prefetto Carlo Mosca, uno degli uomini migliori del nostro apparato di sicurezza, che hanno speso tutta la propria vita a questo scopo. Come lui, ce ne sono tantissimi altri, per lo più silenziosi, che non vanno in televisione e non rilasciano interviste ai giornali. Gli dobbiamo tantissimo.
Infine, gli incapaci. Chi cresce e vive all’ombra di una sicurezza data da malsane protezioni partitiche, percorrendo magari opache carriere pubbliche, giustificando la propria esistenza attraverso il controllo di pacchetti di voti o la gestione di affari discutibili conto terzi, deve aver paura delle uniformi. Quando il gioco si fa duro, quando un’emergenza colpisce il Paese, quando le chiacchiere stanno a zero e contano i fatti e non le coreografie, gli uomini in uniforme arrivano a mettere tutto a posto e a dimostrare in maniera lampante il valore di tanta vacuità e tronfiaggine. E allora risultano evidenti i ritardi, gli sprechi di tempo e di denaro, il vuoto dietro le chiacchiere e l’arroganza. A quel punto, agli incapaci e ai loro sodali rimane solamente l’invettiva, tesa a sminuire la competenza di chi, in maniera diretta ed efficiente, risolve problemi senza balletti o retropensieri.
Nell’organismo umano, i linfociti arrivano quando c’è una minaccia. Addestrati ed organizzati a riconoscere il problema, arrivano, lo attaccano e lo risolvono. Il loro scopo è agire rapidamente, e tornare silenti. Sono i custodi della nostra salute, apparentemente inutili quando tutto va bene, fondamentali quando scoppia l’emergenza vera. Per fare in modo che non arrivino, è sufficiente che tutto vada bene, che i meccanismi interni dell’organismo operino bene, e che nessun agente esterno arrivi a comprometterne il normale funzionamento.
Allo stesso modo, gli uomini in uniforme in una società arrivano quando c’è un problema. Anch’essi sono addestrati a riconoscere rapidamente la minaccia e a risolverla con la massima rapidità ed efficienza possibile. Il loro scopo è agire velocemente, e tornarsene tranquilli a casa. Anche loro sembrano inutili, quando tutto va bene, e si pensa di poterli trascurare o dimenticarsene. Per evitare che arrivino, basta fare in modo che tutti i meccanismi democratici ed operativi della nazione girino bene, e non permettere ad alcun agente esterno arrivi a comprometterne il funzionamento.
Perciò, prima di andare in televisione a dire che ci si sente poco tranquilli a vedere un uomo in uniforme che gestisce un’emergenza, bisognerebbe autocriticamente chiedersi quali incompetenze siano state messe in campo, per renderne necessaria la presenza. E diciamo incompetenze, trascurando volutamente le possibili condotte delinquenziali o eversive di certe situazioni che abbiamo osservato negli scorsi mesi.
Per non vedere un uomo in uniforme al comando, basta semplicemente essere persone, cittadini e politici seri.