TECNOLOGIA

Starship nella nebbia

Un nuovo giorno di esperimenti a Boca Chica, Texas, è stato avvolto dalla nebbia più assoluta.

Nebbia non figurata, ma letterale, dato che il volo di Starship SN11 passerà alla storia come uno dei test più visti e meno visibili della storia dell’astronautica. In maniera assolutamente irrituale, il decollo del razzo sperimentale è infatti avvenuto nelle primissime ore del mattino, poco dopo l’alba, quando una fitta coltre bianca avvolgeva la rampa di lancio e l’impianto di rifornimento del carburante.

Solo un bagliore arancione ha segnalato agli spettatori che effettivamente allo scoccare del fatidico 0.00 l’astronave argentea ha acceso tutti e tre i suoi motori Raptor e ha lasciato la rampa di lancio. Il biancore si è diradato brevemente, in conseguenza dello spostamento d’aria, ma ormai non c’era più nulla da vedere: SN11 era già alcune centinaia di metri più su, a svettare nell’aria umida.

Per questo motivo, le prime immagini del volo sono arrivate solo alcune decine di secondi dopo il liftoff, dalle due telecamere installate all’interno del vano motori. E per gli occhi ormai esercitati degli osservatori, non hanno fin da subito promesso alcunché di buono. A mezza altezza di uno dei motori, a poco più di un metro dal bordo superiore dell’ugello di scarico, sono apparse delle poco rassicuranti fiammelle di discrete dimensioni, a testimoniare la presenza di combustione in un posto dove non ce ne dovrebbe essere. Nonostante questo segnale inquietante, i tre Raptor hanno continuato a funzionare come al solito, portando SN11 all’apogeo di circa dieci chilometri, e spegnendosi in sequenza come previsto.

La seconda fase del volo è andata esattamente come pianificato: le immagini provenienti dall’esterno della fusoliera di SN11 hanno mostrato in maniera distinta come il belly flop sia avvenuto regolarmente, e come i flap di manovra abbiano assicurato la conduzione nominale della traiettoria di rientro in assetto orizzontale.

A circa un chilometro d’altezza, le immagini si sono spostate all’interno della camera dei motori, e per poco più di un secondo hanno mostrato la regolare riaccensione di uno dei Raptor. Dopo di che, il feed video si è interrotto ed è rimasto congelato. Contemporaneamente, le telecamere a terra hanno mostrato un bagliore arancione nella nebbia e quindi una pioggia di detriti che si sono sparsi su un’ampia area al suolo. Sebbene nascosto dalla nebbia, SN11 è esploso a mezz’aria, segnando il peggior risultato tra i quattro voli di prova fino ad ora effettuati.

Nonostante il commentatore di SpaceX si sia affrettato a dire che si sia trattato di un grande test, che ha ancora una volta dimostrato le capacità di Starship, è chiaro che si tratta di una difesa di maniera. È ormai evidente che i problemi non risiedano nella costruzione aerodinamica dell’astronave, che ha dimostrato di essere ampiamente in grado di rispettare l’inviluppo di volo previsto. Il grande accusato è invece il motore Raptor, il quale, in una maniera o nell’altra, sembra essere il responsabile unico dei quattro fallimenti di fila cui abbiamo assistito.

Nel caso di SN8 ci sono molte attenuanti specifiche, come l’incomprensibile decisione di tentare l’atterraggio con un solo motore. SN9 ha invece chiaramente perduto il controllo in fase d’atterraggio, per il fallimento parziale di uno o due propulsori. SN10 ha fatto ben sperare, riuscendo ad atterrare ma esplodendo poi sulla piattaforma. In tutti i casi, e per SN10 è stato particolarmente evidente, lo sviluppo di incendi di dimensioni più o meno grandi nelle viscere dei Raptor sono stati la probabile causa scatenante della perdita dei veicoli.

SN11 è per certi versi un colossale passo indietro, uno che parla a chiare lettere dei problemi di affidabilità del propulsore. È ormai chiaro che da qualche parte ci sono dei problemi di costruzione o di materiali che producono delle piccole fratture in fase di decollo; le quali diventano gravi o catastrofiche in fase di riaccensione, come nel caso dell’esplosione dell’ultimo prototipo.

Sarebbe interessante capire quanto – crediamo molto – SpaceX sia consapevole della cosa. Forse la decisione di lanciare in condizioni di visibilità zero ha a che fare con la volontà di tenere questo test e il suo esito il più nascosto possibile.

Nelle ore successive all’ennesimo fallimento, Elon Musk ha annunciato che il prossimo prototipo ad andare sulla rampa, il cui ordinale salta direttamente a SN15, sarà caratterizzato da estese modifiche evolutive. Lo speriamo sinceramente, anche se a questo punto circola una punta di preoccupazione anche tra i più appassionati sostenitori di questa avventura.

Come l’indimenticata etologa Diane Fossey, che si gettò iconicamente nella nebbia per provare a comunicare con i gorilla, abbiamo l’impressione che anche in questo caso la comunità di sviluppo di Starship cerchi di dialogare per tentativi con una bestia potenzialmente pericolosa, ancorché affascinante. Speriamo che anche in questo caso si riesca a trovare un linguaggio comune che riconcili le visioni dei sognatori con le difficoltà dell’ingegneria aerospaziale.

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