AMBIENTE ED ENERGIA

Le auto ibride ed elettriche più forti dell’ansia da autonomia

Vendite record e prospettive floride per i veicoli ad alimentazione ibrida ed elettrica: grazie a loro guadagneremo vivibilità ed aiuteremo l’ambiente

Continua inarrestabile la corsa del mercato delle auto elettriche e ibride. Dopo il già straordinario 2020 anche i primi mesi del 2021, secondo i dati Unrae, registrano una crescita a razzo del comparto. Mentre la vendita di veicoli ad alimentazione tradizionale arranca con -35.8% delle auto a benzina e -37.1% delle auto diesel, la variazione percentuale registrata tra febbraio 2020 e febbraio 2021 per le alimentazioni di nuova generazione è schizzata vertiginosamente: +146% per le ibride elettriche (HEV), +301.7% per le ibride elettriche plug-in (PHEV+Rex), +36.6% per le full-electric (BEV). La quota di mercato del 5.8% ormai conquistata comincia ad assumere contorni del tutto ragguardevoli.

La rivoluzione tecnologica, dietro l’elettrificazione della mobilità, punta ad ottenere effetti ambientali positivi e parte da una forte assunzione di consapevolezza dell’opinione pubblica. Il 47% degli italiani, secondo un recente sondaggio condotto da Coldiretti/Ixè, ha dichiarato che l’inquinamento atmosferico è uno dei problemi prioritari da risolvere per migliorare la vivibilità urbana. Il 34% si è dimostrato sensibile anche al tema dell’abbattimento dell’inquinamento acustico.

Se dal punto di vista dell’entusiasmo il mercato sembra aver ben accolto questa trasformazione, complici la facilità di utilizzo e il prezzo abbattuto dagli ecoincentivi, ancora molto c’è da fare per conquistare la fetta – ancora largamente maggioritaria – degli irriducibili amanti del motore endotermico. Oltre ai pochi che – come chi scrive – pur essendo affascinati dal mondo elettrico, ritengono impareggiabile la sensazione di un bel rombo di motore, i più importanti da conquistare sono gli ansiosi. Già li sento: “Saranno abbastanza diffuse le colonnine? L’autonomia basterà per le mie esigenze? Quanto tempo ci metterò per ricaricare?”

A dir la verità alcuni – non tutti! – di questi timori sono fondati. La discussione sull’autonomia è da ritenere del tutto superata. La media dei km percorsi da un automobilista nel 2019 è stata di 31 al giorno, ampiamente inferiori agli oltre 500km che quasi tutte garantiscono. Sui tempi di ricarica c’è da dire che molto dipende dalla tipologia di stazione di ricarica. Si va dalla più lenta che richiede 6-8 ore, a quella ultrarapida, ai tempi contenuti nell’ordine delle decine di minuti dell’ultra-fast.

Sulla diffusione delle colonnine invece c’è ancora molto da fare. Già col decreto legislativo 257 del 2016 lo Stato ha imposto l’obbligo per i concessionari autostradali di installare colonnine di ricarica sulle autostrade con termine ultimo al 31 dicembre 2020. Chi avrebbe dovuto controllare non ha avuto la forza per farlo o evidentemente la legge era troppo “morbida”. C’è voluto infatti un emendamento alla legge di bilancio 2021, che prevede l’obbligo per tutti i concessionari autostradali di installare colonnine di ricarica ultrafast per veicoli elettrici lungo le tratte di loro competenza almeno ogni 50km. Mi si permetta un pizzico di ironia: sarà finalmente un obbligo davvero obbligatorio?

Della buona riuscita delle auto elettriche molto dipenderà da quanto si riuscirà ad andare oltre nello sviluppo di batterie sempre più performanti, economiche ed eco-sostenibili. Se da una parte si va ormai sempre più velocemente verso la soglia psicologica dei 100$ a KWh – ritenuto il livello a partire dal quale il comparto elettrico potrà davvero dirsi competitivo – resta ancora aperto il problema del loro inserimento nell’economia circolare. 

Ad oggi non esiste in Italia una filiera per il riciclo delle batterie, ricche di materiali ricercatissimi come il litio e i metalli preziosi, che è davvero un peccato mortale sprecare. Basterebbe prendere spunto da quello che già oggi si fa in Europa: i nostri vicini tedeschi sono già oggi in grado di riciclare il 50% dei materiali di cui è fatta una batteria e presto si arriverà al raggiungimento del 75%. L’obiettivo dichiarato, basato su studi e non su sogni, è quello di recuperare ben il 95% dei materiali. Considerando che, secondo i dati di Deloitte, nel 2030 oltre un quarto delle auto vendute saranno elettriche è chiaro il benefico in termini ambientali e di miglioramento della qualità della vita che questo può comportare.

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