
Ha creato molto scalpore la diffusione in rete di un modulo utilizzato da una ASST (Azienda Socio Sanitaria Territoriale) lombarda per la valutazione dell’autosufficienza degli assistiti nell’ambito degli interventi per il Covid-19. Nel modulo incriminato, “Preparazione del Cibo”, “Governo della Casa” e “Biancheria” sono attività da valutare “solo per le donne”. Fortunatamente dopo una denuncia il contenuto è stato modificato, ma il fatto pone molti interrogativi.
La corretta compilazione del modulo serve per determinare se i pazienti sono in grado di gestire la loro vita quotidiana in piena autonomia o se hanno bisogno di un intervento personalizzato. Si pensi, inter alia, a un possibile ingresso in una RSA o all’assegnazione di un caregiver.
Ciò che sorprende non è soltanto l’aver ignorato la parità di genere, ma che se non fosse stato per la denuncia, il modulo sarebbe ancora in vigore senza che qualcuno si fosse mai rifiutato di compilarlo o avesse chiesto di modificarlo. Studi su ruoli e comportamenti durante la pandemia hanno rivelato che l’uomo condivide sempre di più i doveri e le responsabilità in casa. E’ sconfortante che nel 2021 si possa ancora presumere che un uomo solo non debba pensare a farsi da mangiare, tenere in ordine la casa o lavarsi le mutande, dando per scontato che abbia la cameriera, un parente o una vicina di casa per i mestieri.

Il modulo in questione tra l’altro è fra i più datati perché basato sulle ormai superate valutazioni “monodimensionali” (elenchi di singoli aspetti o problematicità) e non su valutazioni “multidimensionali” (VMD), che prendono in considerazione il paziente nella sua complessità e individualità, considerando non solo gli aspetti fisici, psichici, economici e funzionali, ma anche quelli sociali e relazionali.
Purtroppo ogni regione utilizza metodi di valutazione diversi e questo non ha permesso l’armonizzazione auspicata già nel 1992 dalla SIGG (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria) attraverso il POSA (Progetto Obiettivo Salute dell’Anziano), con linee guida ministeriali che avrebbero portato ad adottare un unico strumento di VMD (valutazione multidimensionale) per l’Italia intera.
Gli strumenti variano anche all’interno delle singole regioni. In Lombardia c’è chi utilizza la monodimensionale “Scala IADL” (usata nel modulo incriminato) che risale agli anni 60, quando i gerontologi Lawton e Brody indicarono le attività che una persona deve poter gestire in modo adeguato per essere considerata autonoma. La Scala IADL valuta unicamente le seguenti attività: capacità di usare il telefono, di fare acquisti, di preparare il cibo, di occuparsi del “governo della casa”, saper fare il bucato, usare i mezzi di trasporto, assumere farmaci correttamente e gestire il denaro. Ma in Lombardia viene anche utilizzato il protocollo multidimensionale InterRAI, uno dei tanti con una checklist validata a livello internazionale.
Eppure la parità di genere e una visione olistica del paziente non sono temi estranei alla sanità pubblica e privata. Basta un veloce giro fra i motori di ricerca per trovare collegamenti come il convegno “Medicina di Genere, lei e lui a confronto” del 2015 al quale la ASST di Pavia ha dato visibilità https://www.asst-pavia.it/node/4456, o i suggerimenti del Dott. Franco Iurlaro https://bit.ly/2Qjs2dz per uniformare la valutazione della non autosufficienza, assegnare priorità ad un percorso di accoglienza e sviluppare un’assistenza personalizzata.
La pandemia e le esigenze di distanziamento stanno accelerando la transizione verso la telemedicina e in questo contesto un modulo non è un semplice foglio da riempire e lasciare in un classificatore o uno dei tanti mattoni di burocrazia che fanno spulciare la casella “fatto” all’operatore di turno. Il modulo deve essere parte integrante di una cartella clinica personalizzata, parte di un processo che mette in contatto il paziente con le soluzioni più adeguate.
Adesso che il modulo incriminato è ridiventato politicamente corretto, cosa se ne farà? Forse si potrebbe cogliere l’occasione per riconsiderare le attività fondamentali in linea con il modo di vivere di oggi. Nel 2021 le valutazioni delle attività basilari dovrebbero includere anche delle capacità al passo con gli sviluppi tecnologici, come la dimestichezza con computer, smartphone e internet per mantenere il contatto con l’esterno, effettuare una videochiamata, fare acquisti online, insomma risolvere più problemi da soli e, non meno importante, sentire meno la solitudine.