
Il 34% delle famiglie italiane non ha banda larga o ultralarga. Nel 2020 erano 10 milioni le famiglie italiane (il 39% del totale) che non avevano attivato offerte di accesso ad Internet su rete fissa e oltre 5,5 milioni di famiglie (il 21% del totale) che accedevano si ai servizi, ma con velocità inferiore ai 30 Mbps.
Sommando gli esclusi e i “lenti , circa 16 milioni di famiglie (il 60% del totale) non usufruivano di servizi Internet su rete fissa. Stiamo dicendo che molto più della metà delle famiglie italiane sono a tutt’oggi escluse da servizi essenziali e sono tagliate fuori dalle opportunità di crescita, formazione, lavoro e intrattenimento. Se prendiamo questo dato complessivo e lo decliniamo in termini di cittadinanza, otteniamo uno stato classista che ha chiamato i propri cittadini ad accamparsi in distinti gironi non propriamente paradisiaci. L’Italia è infatti uno dei paesi in Europa con il maggior digital divide: solo il 42% degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base, contro il 58% in Europa. Il 17% degli italiani nella stessa fascia di età non ha mai usato internet, contro il 9% in Europa. Il compito che attende Colao è gigantesco.
Al Ministro non è dispiaciuta tuttavia una iniziativa lanciata senza troppo clamore e con scarso rilievo dal Governo di Conte, 72 ore prima del veglione di fine anno scorso. Si trattava di un protocollo d’intesa per il Servizio civile digitale sottoscritto dalla Ministra che ha preceduto Colao, Paola Pisano, e il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora.
Il Protocollo rientrava nelle finalità del programma ‘Repubblica digitale’ con l’obiettivo di contrastare il divario: 1000 operatori volontari sarebbero stati impiegati con il ruolo di “facilitatori digitali” nei territori, nei quartieri, nelle comunità locali e negli spazi pubblici. Ma tale approccio fisico alla facilitazione digitale è stata neutralizza prima dal Covid poi dalla burocrazia. Nel silenzio generale si è perso traccia del Servizio civile digitale di fine anno.
Oggi il Ministro Colao lo ha rilanciato inserendolo di peso nelle linee programmatiche del suo Ministero: i volontari del Servizio civile digitale saranno impegnati per aiutare i cittadini, a partire dalle persone anziane e da coloro che hanno meno confidenza con le tecnologie, ad ottenere e utilizzare i nuovi servizi digitali della Pubblica Amministrazione come il Sistema pubblico di identità digitale (Spid) oppure l’app “Io” per accedere ai servizi pubblici da cellulare. Nessuno nega che durante il lockdown migliaia di ragazze e ragazzi abbiano messo a disposizione con buoni risultati le loro competenze tecnologiche per aiutare i loro familiari e amici a restare connessi e a usufruire dei servizi digitali di Enti, Istituzioni, uffici, associazioni. E’ stata una risposta spontanea che ha consentito in breve tempo un salto digitale a moltissimi cittadini meno abituati a utilizzare le nuove tecnologie. Vero. Ma la causa prima (e…seconda) dell’esclusione sistematica di intere fasce della popolazione dalla rete non dipende certo dal ritardo con cui sono entrati in azione finora i volontari del Servizio civile digitale. E visto che parliamo dell’accesso della popolazione più adulta, va osservato che ad una maggiore uguaglianza nelle opportunità offerte dalla rete deve corrispondere anche un aumento considerevole della sicurezza e della capacità difensiva degli utenti, nuovi e meno nuovi, soprattutto se anziani. Ma su questo versante, quello della sicurezza, occorrerà l’impegno di molti e di tutti, compreso quello delle strutture militari preposte prima ancora di quelle del Servizio civile.