TECNOLOGIA

ErgoCub, la nuova frontiera della sicurezza sul lavoro

Il miglioramento delle condizioni lavorative nelle mani di due robot collaborativi

Proteggere e tutelare il lavoratore da possibili infortuni sul luogo di lavoro è – e deve essere – una delle prerogative fondamentali del nostro ordinamento. Su questo solco si muove il progetto ErgoCub, derivante dalla collaborazione tra l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e l’Inail. ErgoCub nasce come attività di trasferimento tecnologico dei risultati ottenuti col progetto AnDy (Advancing Anticipatory Behaviors in Dynamic Human-Robot Collaboration), finanziato dall’Unione Europea e coordinato dall’IIT, di cui l’Inail è partner.

Il diritto alla sicurezza dei lavoratori è una tematica delicata che, per essere pienamente regolamentata, deve prevedere l’ausilio di qualsiasi mezzo a disposizione. Il pur fornitissimo bestiario di norme e prescrizioni non è tuttavia garanzia del rispetto delle regole necessarie ad un’adeguata protezione del lavoratore nello svolgimento della sua opera.

Gli strumenti da predisporre per garantire il diritto alla previdenza sociale, disciplinato dalla Costituzione all’articolo 38, trovano oggi nuova vita negli strumenti predisposti dall’automazione, branca di massima espressione delle conoscenze tecnologiche attualmente disponibili.

Il progetto ErgoCub prevede la creazione di tecnologie indossabili in grado di leggere il movimento del corpo umano, le sollecitazioni fisiche ed altri parametri vitali come il battito cardiaco, la temperatura e la frequenza respiratoria. Successivamente tali dati verranno poi inviati a due nuovi robot collaborativi, ispirati all’umanoide bambino dell’IIT iCub, che processeranno queste informazioni, al fine di scegliere i movimenti più appropriati da eseguire per evitare possibili infortuni. I due robot saranno dotati di una pelle artificiale grazie alla quale poter misurare le interazioni con l’ambiente e capire come intervenire in modo più adeguato e sicuro per il lavoratore.

Non si può fare altro che sperare che questo progetto possa sostanziarsi in un ulteriore passo verso il miglioramento della condizione umana in ambito lavorativo. La strada è lunga, ma almeno, con l’ausilio della tecnologia, meno dissestata.

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