CITTADINI & UTENTI

Achille Lauro, Sanremo ed il tricolore della discordia

Continua a far discutere l’utilizzo della bandiera italiana nel corso della quarta esibizione di Achille Lauro al Festival

Non ho visto il Festival di Sanremo, perché avevo altro da fare, ma anche perché non è spettacolo che mi attira particolarmente, pur consapevole che rappresenta un appuntamento televisivo nazional popolare importante. Sono stato però incuriosito dalle polemiche suscitate dal “quarto quadro” di Achille Lauro ed ho voluto vedere sul sito della Rai questa radicale esibizione, dal significato piuttosto misterioso. 

Sono il punk rock, la cultura giovanile, San Francesco che si spoglia dei beni, Giovanna D’Arco che va al rogo, Prometeo che ruba il fuoco degli dei, l’estetica del rifiuto dell’appartenenza all’ideologia. Dio benedica chi se ne frega“.

Questo l’esordio, prima che Achille Lauro faccia il suo ingresso in scena. Vestito da sposa, il cantante scende la scalinata sventolando una grande bandiera tricolore, accompagnato dalle note appena accennate da una chitarra elettrica del Canto degli Italiani e della marcia nuziale. Dopo aver appoggiato per terra sulle scale il tricolore, un bacio omosessuale, e l’attacco con “Me ne frego” e “Rolls Royce”, duetta con un Fiorello vestito con mantello nero e corona di spine. 

Quell’accenno all’inno nazionale e quella bandiera appoggiata per terra, hanno suscitato diverse polemiche e prese di posizione pubbliche.

Tra queste, quella del generale Rodolfo Sganga, comandante dell’Accademia Militare, che ha postato su Facebook un suo messaggio agli allievi ufficiali dell’Accademia di Modena, subito ripreso da diversi media.

Cos’è il Tricolore? Il Tricolore è una cosa seria”, esordisce Sganga.

È il simbolo della nostra Patria che è la Terra dei Padri. La Patria non è un concetto astratto, anzi! Rappresenta la nostra Storia, le nostre Tradizioni, i nostri Valori, la nostra Cultura, la nostra Lingua, le nostre Famiglie. 

La nostra Patria siamo noi. Quel Tricolore, siamo noi

Il Tricolore è la bussola etica che ci indica costantemente la direzione corretta da seguire nella vita.

E noi, Soldati in uniforme, gli rendiamo omaggio in maniera solenne ogni mattina.

Per difendere quel Tricolore, sono morti Soldati a centinaia di migliaia e altrettanti Italiani sarebbero pronti a farlo, se dovessimo difenderlo ancora.

Ecco cos’è il Tricolore.

Ricordatevelo ogni volta che vedrete qualche “fenomeno del momento” che gli manca di rispetto. Perché, purtroppo, ne troverete molti nel corso degli anni. Quello sarà il momento di porre a lui la seconda domanda: “ma tu, chi sei?” 

Il Tricolore è sopravvissuto, fino ad oggi, a combattenti, avversari, eventi e vicissitudini che hanno tentato di strapparcelo. Sopravviverà anche a questo signore vestito di piume.“, conclude il Comandante dell’Accademia Militare.

È un messaggio che in gran parte condivido, perché tocca le corde personali di chi scrive. Figlio di ufficiale dell’Esercito, cresciuto in caserma, che oltre quattro decenni fa – in pieno periodo di terrorismo sconfitto dalla tenuta democratica del Paese – , in altra Accademia militare, davanti a quel tricolore ha giurato due volte fedeltà alla Repubblica italiana, ma anche all’osservanza della Costituzione e delle leggi. 

Ma non lo condivido nella totalità, soprattutto per l’interpretazione che alcuni hanno fatto di questo messaggio; anche se sono certo non corrisponda alle intenzioni del comandante dell’Accademia Militare, che ha fama di essere un brillante generale dei paracadutisti e fedele servitore dello Stato.

La prima osservazione che alcuni hanno fatto è che il tricolore è e deve essere la bandiera di tutti gli italiani.  La Patria appartiene a  tutti, indipendentemente dall’uniforme o dagli abiti indossati, e dalla diversità di orientamenti sessuali, politici, religiosi, filosofici e artistici. Che non può esserlo quindi solo di chi ha nobilmente scelto di servirla in armi e in uniforme, che non deve sentirsi, né essere considerato, staccato o discriminato, né in negativo ma neppure in positivo, rispetto al resto della multiforme compagine sociale nazionale. Alla quale chi ha giurato in armi fedeltà alla Repubblica ha il dovere di assicurare il rispetto delle libertà costituzionalmente garantite. Lo è quindi anche di qualunque “fenomeno del momento”, sia esso anche “vestito di piume” o di altro, senza che nessun servitore dello Stato debba avere il diritto di chiedergli “ma tu chi sei”. Per la semplice ragione che la Costituzione della Repubblica italiana, cui i servitori dello Stato hanno solennemente giurato l’osservanza, garantisce a tutti il diritto e la libertà di esprimere liberamente il proprio pensiero. E con esso la propria arte, qualunque essa sia, anche quella, per me certamente discutibile, di Achille Lauro. Ed è per assicurarci queste libertà che tanti cittadini in armi sono morti, a difesa della Bandiera di Guerra dei loro reparti, che quei valori di libertà incarna nella forma più solenne e sacra.

Il secondo aspetto che non sento di condividere del messaggio, che ha fatto discutere sia in positivo che in negativo sui social, è stato la sua pubblica diffusione. Perché i sicuramente involontari limiti terminologici appena ricordati, a mio avviso sarebbero stati molto affievoliti se rimasti all’interno dell’Accademia. Mentre la sua pubblicazione rischia di spuntare un po’ gli argomenti da me utilizzati, sempre sui social, per rispondere alle perplessità di alcuni riguardo la nomina di un generale a Commissario straordinario del Governo.

Nomina che personalmente considero eccellente, non solo per le personali qualità, umane e professionali, unanimemente riconosciute a Figliuolo, ma anche perché il sistema gerarchico militare è stato creato e funziona per gestire la più critica e la più emergente delle situazioni umane: la guerra. E quella che il nostro Paese sta combattendo contro il covid è una guerra mondiale, già costata all’Italia oltre centomila caduti. Quindi ben venga la nomina di un generale per comandare le forze messe in campo in questa terribile guerra, che non può essere combattuta col soft power o con altri stili di management più consensuali – e più idonei di quello di tipo gerarchico-militare -, per la gestione di situazioni che però non siano quelle di grande emergenza e di crisi.

Precisavo però che le nostre Forze Armate sono tra le istituzioni nazionali più apprezzate nel mondo, assieme alle nostre Forze di Polizia, sia per professionalità, che per umanità. Ma anche che sono Forze Armate dal DNA profondamente repubblicano e democratico. Forze Armate che hanno provato per oltre mezzo secolo l’assoluto rispetto della Costituzione e delle leggi, assieme all’assoluta fedeltà alla Repubblica. Forze Armate composte da donne e uomini che hanno giurato di essere pronti a morire per difendere la libertà dei cittadini e le nostre istituzioni democratiche, compresa la libertà di espressione di quelli che hanno una visione dell’arte, e del rispetto per la bandiera, diversa dalla loro.

Come quella, pur discutibile, di Achille Lauro, che personalmente non credo abbia legalmente e tecnicamente vilipeso il tricolore, tanto meno intenzionalmente. Non escludendo persino che, a modo certamente tutto suo, estremamente e volutamente provocatorio, abbia forse persino inteso valorizzarlo come vessillo di tutti gli italiani, capace di aggregare nell’unità nazionale anche i suoi fan – che sembrano non essere pochi tra i giovani – e che non devono essere marginalizzati, ma forse essere maggiormente ascoltati e aiutati, anche sul piano della loro educazione civica. A cominciare dall’esempio che dovrebbe essere dato dalla politica, che a volte ha riservato al tricolore meno rispetto di quello preteso da Achille Lauro. 

Molto appropriata e rispettosa dei diritti costituzionali, anche di chi la pensa in modo diverso, è stata invece la lettera che il Delegato ai Rapporti Istituzionali dell’ANCRI, Prefetto Francesco Tagliente, ha inviato al Presidente della RAI Marcello Foa

L’ex Prefetto di Pisa, e questore di Roma e Firenze, a nome del Presidente Nazionale Tommaso Bove, ha manifestato il pensiero dell’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, che da anni è impegnata “a promuovere i grandi valori richiamati dalla Costituzione con una duplice campagna di comunicazione “Viaggio tra i valori e i simboli della Repubblica”. 

Nella sua garbata ma ferma lettera, il prefetto Tagliente, ha esordito riconoscendo “la piena libertà dell’espressione artistica, che non può non riflettere i tempi, il gusto e i modelli sociali”. Ha però segnalato al Presidente dell’azienda radiotelevisiva di Stato che “la Presidenza Nazionale dell’ANCRI si vuole rendere interprete delle proteste di migliaia di associati, delle tante delegazioni del Sodalizio in Italia e all’estero per la discutibile esibizione di Achille Lauro nel corso del recente Festival di Sanremo”.

Era abbastanza prevedibile che quel trattamento riservato alla Bandiera avrebbe potuto sconcertare una fascia consistente della popolazione, fortemente ancorata a sentimenti di profondo rispetto per i simboli della Patria, spesso legati a vicende personali o familiari», ha precisato Tagliente. Concludendo che “in tale quadro, l’ANCRI ribadisce quanto più volte ha pubblicamente sottolineato, invitando gli organismi di gestione e di indirizzo della televisione pubblica al rispetto della sensibilità di migliaia di cittadini che vedono riflessi nella Bandiera e nell’Inno i principi e gli ideali che hanno accompagnato il cammino dell’indipendenza nazionale e, più recentemente, la rinascita democratica del Paese”.

Quel riferimento alla legittima libertà di espressione artistica segnala il grande rispetto che i benemeriti della Repubblica hanno per i valori di libertà costituzionali che il tricolore incarna. 

Consci che il simbolo della Nazione e dell’appartenenza a una società, con tutte le articolazioni del caso, nel bene e nel male, ha ispirato nel tempo molti artisti mondiali. Tra tutte le bandiere nazionali, forse è quella statunitense ad avere stimolato la produzione artistica più vasta, varia e con carattere fortemente problematico se non assolutamente critico. Negli Stati Uniti la bandiera è sacra. La si trova esposta ovunque. E le lezioni scolastiche iniziano sempre con l’inno nazionale. Ma è anche molto utilizzata  come simbolo delle realtà e delle tante contraddizioni nazionali, che gli artisti non hanno potuto esimersi dall’utilizzo diffuso, seppure anche con discutibile e personalissima maniera. Ma in materia di arte, in un paese libero, vale il detto dei nostri antenati, padri del diritto del mondo occidentale: de gustibus non disputandum est. Anche se sarebbe giusto che la televisione pubblica, finanziata da tutti i cittadini, tenga in futuro in maggior conto la sensibilità di tutti. Anche dei tanti che, in materia di simboli nazionali, hanno una sensibilità e una percezione emotiva che può trovarsi agli antipodi rispetto a quella di Achille Lauro e dei suoi fan.

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