TECNOLOGIA

Zeus: il migliore amico dei marziani sarà un cane robot

La nuova “star” è stata vista aggirarsi tra i fumi e i rottami del veicolo spaziale Starship SN10

SpaceX ha appena concluso il lancio di Starship SN10, il terzo prototipo di veicolo spaziale concepito per la colonizzazione interplanetaria. Esso come tutti i veicoli spaziali di SpaceX prevede il rientro automatico per il successivo riutilizzo, nell’ottica dell’abbassamento dei costi generali delle imprese spaziali.

Il primo prototipo di Starship, l’SN8, era riuscito a dimostrare che fosse possibile lanciare un veicolo mastodontico in alta quota, spegnere i motori raggiunto l’apice del profilo di lancio, precipitare “di pancia” sfruttando la gravità per il rientro salvo poi rimettersi in verticale a 100 metri da terra per atterrare dolcemente. Tutte queste manovre erano riuscite tranne l’ultima: a causa di una incorretta pressurizzazione dei serbatoi di metano e ossigeno, l’unico dei tre motori Raptor che era rimasto acceso durante il rientro non ha saputo generare la spinta necessaria per il rallentamento totale del veicolo, culminando in uno schianto con spettacolare esplosione.
La stessa sorte è toccata poco dopo a Starship SN9, tutte le manovre del profilo di lancio erano riuscite perfettamente come per SN8 così come l’esplosivo schianto finale in fase di atterraggio, questa volta dovuto all’imperfetto funzionamento del motore Raptor, forse a causa di una incorretta miscelazione tra metano e ossigeno.

Starship SN10 questa volta è riuscita anche ad atterrare e rimanere intatta al suolo per 8 minuti, per essere poi anch’essa distrutta da un’esplosione non programmata. In questo caso la causa è stata identificata nell’imperfetto spiegamento delle “zampe collassabili” sulle quali SN10 avrebbe dovuto atterrare ammortizzando il peso del veicolo. Il mancato dispiegamento di 3 delle sei zampe ha causato un atterraggio non perfettamente verticale e più violento di quanto programmato. A causa di ciò SN10 è rimbalzata sulla piattaforma di atterraggio soffrendo per l’impatto una fuoriuscita di gas pressurizzato con successivo incendio ed esplosione.

A fronte di una missione quasi riuscita, la SN10 è la nuova star di SpaceX anche se immediatamente dopo l’atterraggio un’altra star è stata vista aggirarsi tra i fumi e i rottami del veicolo spaziale: si tratta di Zeus, il cane-robot della serie Spot costruito da Boston Dynamics.
Zeus, così come tutti i cani-robot della serie Spot è pilotabile da remoto ma possiede anche caratteristiche che lo rendono autonomo. Così se di notte Zeus, tra una ronda di sorveglianza e l’altra rimane nella cuccia che Elon Musk gli ha fatto costruire appositamente, nei giorni dei lanci con atterraggi esplosivi pattuglia la zona dei rottami, mandando ai suoi operatori immagini in tempo reale ed analizzando con i suoi sensori la presenza di potenziali sostanze tossiche, per assicurarsi che il sito sia sicuro prima di mandare in ricognizione i suoi compagni umani.

Sebbene Zeus sia attualmente impiegato in questioni terrene, è altamente probabile che il suo acquisto e impiego in SpaceX sia stato determinato dalla possibilità che Elon Musk abbia pensato ad una sua possibile integrazione nelle missioni di colonizzazione di Marte.
La piattaforma Spot di Boston Dynamics è infatti altamente personalizzabile con una vasta scelta di sensori, scanner laser, telecamere sino ad arrivare alla possibilità di montare su essa un braccio robotico.
In questo video è possibile vedere Zeus in azione proprio tra i rottami ancora fumanti di Starship SN10.

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