
Si parla ormai quotidianamente di rivoluzione energetica. Di transizione tra un’energia proveniente dai fossili (petrolio, gas, carbone) ad un’energia verde. Si sostiene anche che sarà la sfida dei prossimi anni e che, senza un rapido cambiamento, il pianeta Terra sarà a rischio di collasso.
In realtà c’è un’altra sfida che dovremo vincere nei prossimi anni e sarà quella legata all’acqua.

Il mondo intero dipende da essa.
Il sistema industriale, l’agricoltura, la produzione di energia e qualunque comunità necessitano di fonti d’acqua non inquinate e facilmente disponibili. Più di un miliardo di esseri umani vivono in regioni dove l’acqua scarseggia o è quasi del tutto assente. Circa altri 3,5 miliardi di persone potrebbero soffrire di difficoltà di approvvigionamento nei prossimi 5 anni.
L’Umanità è sempre più assetata. Dal 1960 la richiesta di acqua si è più che raddoppiata per soddisfare l’aumento di popolazione e la crescita economica. L’agricoltura utilizza il 70% delle risorse idriche mentre l’industria il 19%. La richiesta di acqua per uso familiare nello stesso periodo è aumentata del 600%.
Uno studio del “World Resource Institute” ha calcolato il rischio idrico di ciascun Paese prendendo come metro numerosi parametri che si possono aggregare in due aree maggiori:
– “Stress idrico di base” che misura il rapporto tra le risorse disponibili e ciò che viene utilizzato per uso domestico, industriale, irrigazione, allevamento.
– “Rischio siccità” basato sulla valutazione presente e su previsioni future.
L’Italia in questo studio si pone ad un livello di rischio 4 (scala da 1 a 5, dove 5 rappresenta il rischio più elevato).
Ma non siamo il fanalino di coda. Il rischio è alto per tutto il pianeta ed è necessario porvi rimedio.
Intanto le Multinazionali sono già all’opera. La Nestlé ad esempio, già da tempo, ha dismesso interi settori agroalimentari per dedicarsi al business dell’acqua. Attualmente solo la Nestlé possiede più di 50 marchi di acqua in bottiglia e viene accusata da più parti di uno sfruttamento delle fonti idriche senza pari. Ma la questione alla fine ritorna sempre alla domanda di base: “l’acqua deve essere un bene di consumo come altri oppure è un bene basico dell’individuo”?
Alla CME (Chicago Mercantile Exchange, la più grande Borsa sui futures al mondo) gli speculatori possono, da qualche settimana, scommettere oltre che su petrolio, legno o alluminio anche sull’acqua. Ed anche qui immediatamente ci si pone la domanda se sia eticamente giusto speculare su un bene primario.
Sarà necessario considerare tutti gli effetti diretti ed indiretti che si avranno nel trattare l’acqua come un bene, alla stessa stregua dell’oro o del cotone e non come una risorsa per la razza Umana. Cosa potrà accadere se il prezzo salirà vertiginosamente? Quale impatto sulle popolazioni povere?

Le Borse ci hanno ormai abituato alla manipolazione artificiosa dei prezzi di un bene tramite massicci interventi speculativi, come nel caso dell’aumento del prezzo del Cacao nel 2008 o del grano e semi di soia nell’anno seguente.
In quest’ottica appare senz’altro meritoria l’iniziativa della “Central Arkansas Water” di emettere dei titoli per un valore di 31 milioni di dollari, per poter acquistare e proteggere le foreste che si estendono in vaste zone della regione, allo scopo di salvaguardare le sorgenti di acqua in esse contenute.
La gara è aperta. Il problema è di quelli importanti ed anche se adesso la Pandemia ci tiene occupati, sarà meglio non abbassare la guardia su questo tema.