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Coronavirus: misure insufficienti per piegare curva contagi

ll rapporto della Fondazione GIMBE - per il periodo dal 10 al 16 Febbraio 2021 - evidenzia la non sufficienza delle misure adottate fino ad ora per piegare la curva dei contagi.

Presentato stamattina il rapporto indipendente della Fondazione GIMBE per il periodo dal 10 al 16 Febbraio 2021: le misure adottate fino ad ora sono insufficienti per piegare la curva dei contagi. Il Presidente Cartabellotta al Governo Draghi: “serve un cambio di passo nel controllo della pandemia perché, complici le varianti, è impossibile piegare la curva dei contagi con le attuali misure di mitigazione, confidando solo nel potenziamento della campagna vaccinale”.

«Anche questa settimana – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – nonostante i dati riflettano i contagi avvenuti in un’Italia tinta di rosso e arancione, i nuovi casi non accennano a diminuire. E guardando ai dati regionali si rilevano segnali di incremento, favoriti dalla circolazione delle nuove varianti». Infatti, in 12 Regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti rispetto alla settimana precedente (tabella 1) e l’incremento percentuale dei casi negli ultimi 7 giorni, in apparenza stabile a livello regionale, supera il 5% in 17 Province (tabella 2). Sul fronte ospedaliero, l’occupazione da parte di pazienti COVID supera in 3 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 5 Regioni quella del 30% delle terapie intensive.

Figura 1

Strategia mitigazione vs “zero-COVID”. Nonostante gli effetti del sistema delle Regioni “a colori”, introdotto più di 3 mesi fa, tutte le curve si trovano in un plateau d’alta quota (figura 1): quasi 390 mila positivi, oltre 18.200 persone in ospedale e più di 2.000 in terapia intensiva. Di conseguenza, spiega Cartabellotta «se il nuovo Esecutivo manterrà la strategia di mitigazione con il solo obiettivo di contenere il sovraccarico degli ospedali, bisogna accettare lo sfiancante stop&go degli ultimi mesi almeno per tutto il 2021. Se invece intende perseguire l’obiettivo europeo zero-COVID, sulla scia della strategia tedesca No-COVID, questo è il momento per abbattere la curva dei contagi con un lockdown rigoroso di 2-3 settimane al fine di riprendere il tracciamento, allentare la pressione sul sistema sanitario, accelerare le vaccinazioni e contenere l’emergenza varianti». Ovviamente questa strategia presuppone che il sistema (sanitario e non) sia predisposto a far fruttare i risultati del lockdown: dal potenziamento dei sistemi di testing alla ripresa del contact tracing anche con strumenti elettronici; dal passaggio della quarantena fiduciaria a quella monitorata; dal potenziamento del trasporto locale alla messa in sicurezza di scuole, Università e luoghi pubblici su areazione e deumidificazione dei locali; da rigorose politiche per controllare frontiere e flussi turistici a strategie di coinvolgimento attivo dei cittadini e misure più rigorose per il rispetto delle regole.

«Nel suo discorso al Senato – conclude Cartabellotta – il Presidente Draghi ha indicato nella lotta alla pandemia l’obiettivo prioritario del suo Governo, da attuarsi attraverso il potenziamento di forniture e somministrazioni del vaccino. Una strategia necessaria ma non sufficiente, considerato che l’attuale sistema delle Regioni a colori, oltre ad esasperare i cittadini e a danneggiare le attività economiche con decisioni last minute, non è riuscito a piegare la curva dei contagi e mantiene ospedali e terapie intensive al limite della saturazione, con la minaccia delle varianti che da un giorno all’altro potrebbero mandare in tilt i servizi sanitari. Ma forse la politica, oltre a temere le conseguenze sociali ed economiche di un nuovo lockdown, dubita che il Paese sia davvero pronto a perseguire la strategia zero-COVID».

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