
In questi giorni delle tante parole e proclami, fa bene al corpo e allo spirito trovare uno spazio di silenzio per ragionare sul futuro prossimo venturo nostro e del nostro paese. Bene farlo con un’ottica di lungo termine, pensando al futuro della prossima generazione.
Scaricatevi, utilizzando questo link, “Next Generation EU; Proposta per il piano italiano”, pubblicato dalla Fondazione Ugo La Malfa.
Quindi leggetelo, per favore.
Ha a che fare con le misure necessarie per rilanciare l’economia italiana, con le azioni della BCE, del Consiglio e della Commissione Europea che hanno portato alla definizione di un intervento di lungo e grande respiro per collegare ripresa economica e trasformazione evolutiva delle economie europee: il progetto “Next Generation EU”.
Presentato dal presidente del Parlamento Europee Ursula von der Leyen il il 27 maggio 2020, il testo dell’intervento è riportato nel libro della Fondazione La Malfa. Insieme a quello, del 5 luglio 1947, di George Catlett Marshall, all’università di Harvard, che anticipava e prefigurava il European Recovery Fund (ERP) meglio conosciuto come Piano Marshall. Accoppiata non casuale, visto che il Next Generation EU si collega ad esso idealmente, perseguendo stessi obiettivi e finalità: “alimentare il desiderio di investire, di migliorare le proprie condizioni di vita e di tornare a gettare lo sguardo verso i grandi mercati internazionali”.
Vale la pena leggere i tre testi citati per capire, ascoltando interventi, commenti e indicazioni dei nostri politici impegnati nella definizione del nuovo governo, chi si è appropriato di cosa. Per fortuna.
“Next Generation EU; Proposta per il piano italiano” è fonte di ispirazione basato com’è sull’analisi puntuale dei recenti accadimenti e dei casi di successo pregressi nella gestione di progetti complessi finalizzati al coinvolgimento delle forze produttive, degli imprenditori, dei lavoratori, del mondo della cultura, della formazione, educazione, ricerca e università.
“Next Generation EU; Proposta per il piano italiano” è anche e soprattutto una proposta. Operativa, fattuale. Nel rispetto dei ruoli della politica che deve fissare gli obiettivi, dell’amministrazione che stabilisce criteri oggettivi di selezione dei progetti di investimento in base ad analisi puntuali di costi e benefici e organismi trasparenti di controllo, spiega come impiegare al meglio le risorse che l’Europa metterà a disposizione del nostro Paese, evitando gli errori del passato affidando
“questo compito alle amministrazioni pubbliche centrali o territoriali, distribuendo i fondi sulla base dei progetti che ciascuna di esse avrà presentato e ripartendo così i finanziamenti in molti canali, ciascuno dei quali avrà le proprie modalità e spesso le ben note difficoltà di funzionamento.
È una strada che si fonda sulla convinzione e forse sull’illusione che a ritardi, duplicazioni e condizionamenti politici possa ovviarsi con “cabine di regia”, con sedi, cioè, di semplice co- ordinamento e supervisione, rafforzate da qualche potere di intervento in caso di palesi scostamenti dal programma.
Oppure, in alternativa, si può considerare che la posta in giuoco è troppo importante per rischiare una dispersione delle risorse e affidarsi a un unico centro propulsore e realizzatore del Piano.
Se si vuole veramente voltare pagina, bisogna avere il coraggio di creare strutture decisionali ed esecutive disegnate ad hoc per questa occasione. Non si tratta di sovrapporre nuove stabili strutture a quelle esistenti. Si tratta di individuare, in risposta a un progetto speciale e temporaneo dell’Unione Europea, uno strumento speciale e temporaneo dello Stato italiano in grado di rispondere adeguatamente all’apertura di credito dell’Europa.
Le cifre del debito pubblico dicono che non ci sono margini per sbagliare né vi sarebbero reti di protezione ove questo dovesse avvenire.
La responsabilità delle decisioni è del Parlamento e del Governo, ma è indispensabile che la politica abbia la consapevolezza che la strada da noi indicata è la sola che può assicurare il successo del Piano italiano.
Entro poche settimane dovremo definitivamente rivelare le nostre carte all’Unione Europea e dire come l’Italia pensa di realizzare il suo Next Generation EU. C’è ancora tempo. Ma non molto.”
Ringrazio la Fondazione Ugo La Malfa per il lavoro svolto. Mi ha fatto bene leggerlo. Ha diradato un po’ l’angoscia per il domani che ci avvolge. Ripeto il mio invito, preoccupato e appassionato: per favore, leggetelo. Può fare bene anche a voi.