
Parola d’ordine: responsabilità. La responsabilità dei contenuti pubblicati sulle piattaforme social è evocata da più parti della società americana come urgente necessità. Di fronte a ragazzini che si lanciano contro auto in corsa, che si sdraiano sui cofani delle vetture in marcia o che tentano insopportabili prove di resistenza bisogna prendere provvedimenti.
La politica statunitense si sta muovendo in questa direzione anche se in maniera non unitaria, promuovendo approcci differenti per lo stesso obiettivo.
Un disegno di legge presentato da tre senatori democratici vorrebbe in particolare limitare la Sezione 230, una legge che esula le aziende online dalla responsabilità per i contenuti pubblicati dai propri utenti. Le reti sociali diventerebbero direttamente responsabili nel caso in cui un post dovesse causare danni ad un singolo o alla collettività.
La portata di un provvedimento di tale tipo sarebbe certamente epocale e porrebbe un freno alle tragiche vicende che, anche nel Vecchio Continente, stanno sconvolgendo l’opinione pubblica. Il Safe Tech Act -così l’hanno battezzato i tre proponenti Warner, Hirono e Klobuchar- oltre a consentire un più efficace controllo dei contenuti sottoposti ai più piccoli, dovrebbe porre un limite significativo ad attività come il cyber-stalking, la discriminazione razzista e le molestie che spesso trovano terreno fertile su Facebook, Twitter e non solo.
La proposta si pone inoltre l’obiettivo di contenere le campagne di disinformazione. I fatti di Capitol Hill a tal proposito, prodotti da affermazioni destituite di ogni fondamento su elezioni rubate o falsate, risuonano ancora con tutto il loro fragore per la sacralità dei luoghi attaccati.
Gli amministratori delegati dei principali social online sono fortemente contrari ad ogni modifica della Sezione 230 che, a loro detta, costituisce un fondamento imprescindibile perché internet sia un luogo in cui è assicurata la libertà di espressione. La loro opinione non è per nulla trascurabile data la forza economica guadagnata in questi anni che gli consente di essere ben rappresentati nei luoghi del potere.
Riusciranno le istituzioni americane a non farsi influenzare?