CITTADINI & UTENTI

Il Generale dei Carabinieri divenuto sacerdote

“Continuare a servire gli altri, ma in altra veste”. Con queste parole Giambattista Giacchero ha lasciato l’Arma per il sacerdozio. Storicamente non sono pochi i casi che hanno visto questo tipo di “cambio di uniforme”.

Ieri il Vescovo di Acqui Terme ha ordinato un nuovo sacerdote, Giambattista Giacchero. Assegnato alla Parrocchia di Monastero Bormida lo attenderà un duro impegno perché da solo dovrà seguire un’ampia fetta della Diocesi composta da più comunità.

La particolarità sta nel fatto che Don Giambattista è un Generale di divisione dei carabinieri che lasciando il servizio dopo più di quarant’anni di incarichi svolti in ogni angolo d’Italia, ha deciso di “continuare a servire gli altri in altra veste” – come lui stesso ha dichiarato. 

Colto, raffinato, appassionato d’Opera sino a rasentare la melomania, Giacchero non è il primo caso di militare che decide appunto di “continuare a servire gli altri in altra veste”. Il mestiere del soldato e il conseguente uso delle armi parrebbe in via di principio non compatibile con la missione sacerdotale che pone la sacralità della persona al centro di ogni pensiero. Eppure esistono molte affinità tra il Cristianesimo e le virtù militari: il militare, infatti, è colui che, per Costituzione, pone la propria persona a disposizione della Patria e della comunità nazionale mettendo in conto di donare il bene terreno più prezioso che possiede, ossia la vita. La vita militare però contempla anche la possibilità di dare la morte. Può un cristiano dare la morte, pur nel caso di difendere la propria o l’altrui vita minacciata da un ingiusto aggressore? La risposta della Chiesa cattolica è sì, ovvero ciò è moralmente lecito. 

Da S. Ambrogio a S. Tommaso d’Aquino, passando per S. Agostino, solo per citare alcune delle più importanti figure di Padri e Dottori della Chiesa, non solo non vi è la condanna del “mestiere delle armi”, ma la giustificazione della guerra e dell’uso delle stesse. 

Se per il pensiero cristiano delle origini, fare la guerra era visto come totalmente contrario al messaggio di amore verso i nemici predicato da Gesù Cristo, già intorno al IV secolo, questo pensiero lasciò il posto ad una dottrina che considerava possibile il ricorso alla guerra da parte dei cristiani. Ambrogio cominciò a sostenere che la guerra a certe condizioni non era un peccato, ma una necessità. Agostino superò definitivamente le antiche posizioni ed elaborò il modello della ‘guerra giusta’ destinato ad avere attualità per secoli. Tommaso d’Aquino concorda sostanzialmente con Agostino, definendo come guerra giusta quella dichiarata da un’autorità legittimamente costituitasi, per una giusta causa e giusti fini.  

E così a partire da San Martino, il soldato dell’Impero romano che donò il suo mantello al mendicante e convertitosi divenne prima monaco e poi vescovo a Tours, sino a Papa Giovanni, sergente degli alpini durante la prima guerra mondiale, gli esempi sono tanti. Basti pensare a Guglielmo Ubertini, vescovo di Arezzo che perse la vita combattendo a Campaldino, poi tumulato in Duomo con la sua sciabola o a San Giovanni di Dio prima soldato con Carlo V e poi monaco fondatore dell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli.

In tempi più recenti numerosi sono stati i sacerdoti durante la prima guerra mondiale  obbligati alla chiamata alle armi, prima che il Concordato del 1929 li esimesse.

Altra figura affine sono i cappellani militari reintrodotti da Cadorna, due figlie suore, nel 1917. Tra di essi sono molti quelli che oltre all’assistenza spirituale hanno dovuto fornire altro apporto ai reparti dove servivano. Lo testimoniano le numerose decorazioni al valor militare meritate per azioni al comando di truppe che sopravvenivano  quando gli ufficiali preposti al comando venivano colpiti. Don Giovanni Mazzoni, eroico cappellano della Valdichiana, addirittura fu decorato due volte con Medaglia d’Oro al Valor Militare, una per conflitto mondiale.

Pochi anni fa un altro Generale  – al termine della carriera nei granatieri di Sardegna – intraprese quella di cappuccino: per Padre Gianfranco Chiti è in corso la sua causa di beatificazione, come anche per il brigadiere della Guardia di Finanza Martino Sicuro, passato dalla Scuola dove faceva servizio all’eremo. 

Don Pierluca Bancale, carismatico parroco romano dei tempi nostri, era anch’esso giovane ufficiale dei Carabinieri al battaglione di Laives, vicino a Bolzano.  Tanti ancora sono gli esempi del “continuare a servire gli altri in altra veste” e come Don Giambattista che ha improntato tutta la sua vita militare seguendo quel credo è bello sapere che dietro ogni uniforme quasi sempre c’è una persona consapevole e fiera  di svolgere “una missione” più che un lavoro.  

Back to top button