CITTADINI & UTENTI

Effetto ciambella: il futuro delle città metropolitane è segnato

Il movimento centrifugo dai centri città per addensarsi nelle periferie sarà il dato strutturale del lavoro nel XXI secolo. Robot ed AI sempre più protagonisti.

Abbandono dei centri e delle grandi città e movimento in periferia alla ricerca di costi più bassi e di una migliore qualità della vita. Fuga dai mezzi di trasporto di massa e dalle defatiganti sfide al principio di impenetrabilità dei corpi per entrare in una metropolitana all’ora di punta. Ritorno alla base dei migranti economici con lavori qualificati e svolgibili da remoto. Trasferimenti per stabilirsi non più nei luoghi dove il lavoro si è concentrato negli ultimi decenni, ma dove è bello vivere quando si chiude il computer.

Questi sono tutti gli aspetti che abbiamo individuato già alcuni mesi fa come driver strategici del futuro socioeconomico prossimo venturo, in conseguenza dell’accelerazione impressa al lavoro online da parte della pandemia di COVID.

Con un articolo de Il Sole 24Ore di ieri, questa realtà comincia a trovare la sua strada anche nelle redazioni della grande stampa italiana, fino a qualche mese fa occupata a dare voce alle comiche posizioni del sindaco di Milano Beppe Sala. Il primo cittadino meneghino, evidentemente gravato da un grosso difetto di percezione della realtà in movimento nell’ultimo anno, arrivò ad invocare il riproporzionamento in basso degli stipendi di chi sceglieva di muoversi da Milano – così generando un ammanco economico alle casse cittadine – per trasferirsi nei propri luoghi di origine o comunque in realtà dove il costo della vita fosse più basso. Una concezione al di fuori del reale, legata ad una visione economicistica e non umanistica del mondo, che fa il paio con la recentissima uscita di Letizia Moratti sulla necessità di destinare alle regioni più ricche più dosi di vaccino anti-COVID.

Il dato fattuale è invece che questo movimento centrifugo sarà il dato strutturale del lavoro nel XXI secolo. Gli accumulatori fisici di talento e di know-how, costruiti in decenni di condizioni favorevoli al loro sviluppo, faranno posto ad un nuovo tipo di organizzazione della società. Le città sicuramente non si svuoteranno, ma subiranno un “effetto ciambella”, in cui un centro sempre meno popolato sarà circondato da una periferia la cui densità andrà a crescere significativamente fino ad un punto di equilibrio.

In Italia, questo avrà come conseguenza il riequilibrio del baricentro produttivo ed economico, con conseguenze interessanti sul medio-lungo termine. E questo succederà tenendo conto anche di un altro fattore strutturale, i cui effetti abbiamo solo da poco cominciato a intravedere. Il mondo della manifattura, della fabbricazione, della logistica, di tutto ciò che è industria pesante, sarà impattato dallo tsunami della robotica avanzata, come già delineato in un altro articolo. La comparsa di robot sempre più avanzati, da un lato ci affrancherà per sempre dal lavoro fisico. Dall’altro, provocherà la scomparsa di operai, magazzinieri, autisti e della maggior parte degli altri lavori manuali e poco specializzati, propri della grande industria tradizionalmente basata al Nord, che diventeranno obsoleti come il maniscalco all’avvento dell’automobile.

I lavori che nel futuro si conserveranno – almeno fino a quando l’Intelligenza Artificiale (AI) non avrà compiuto passi significativi in questo senso – saranno quelli legati alla relazione umana, alla creatività ed all’innovazione. Tutti impieghi che non richiedono la permanenza in un luogo particolare per poter essere svolti.

Ed anche questa categoria di lavori alla fine verrà rimpiazzata. Ci vorranno probabilmente almeno alcuni decenni prima che possiamo cominciare a vedere nelle nostre vite robot umanoidi supportati da AI avanzata ed impegnati a fare i medici, o i creativi pubblicitari, ma la strada è tracciata. E per la verità, qualche primo esempio di creatività, legato ad esempio alla composizione della musica, cominciamo persino a vederlo.

Ed allora ci aspetta un futuro di inazione, di mancanza di scopo, e siamo destinati tutti – per rimanere nella metafora della ciambella – a diventare tanti Homer Simpson decerebrati ed occupati solo a goderci la nostra prossima Dunkin’ Donut?

Certamente non sarà così. La storia dell’umanità dimostra che ad ogni distruzione di lavori conseguente ad un cambio strutturale del paradigma tecnologico, corrisponde l’emersione di nuovi bisogni e di nuovi lavori atti a soddisfarli.

Toccherà a noi, uomini del futuro, aggiornare le nostre capacità culturali per saperne cogliere tutte le opportunità. Vivendo dove è bello vivere, e non dove dobbiamo stare per lavorare.

Back to top button