ECONOMIA

Dall’Italia alla Cina è partita la svolta per l’idrogeno green

La tendenza a livello globale è chiaramente delineata: la produzione globale di idrogeno con scarso uso del carbone è cresciuta da 0.04milioni di tonnellate del 2010 alle 0.36 milioni di tonnellate del 2019 e l’International Energy Agency si aspetta il raggiungimento di 1.45milioni di tonnellate nel 2023.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) recentemente approvato dal Consiglio dei ministri prevede di destinare circa il 31% del totale dei fondi a disposizione per la ripresa economica alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica. Circa 2 miliardi di euro tra risorse del Next Generation EU e del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027 serviranno in particolare per investimenti nella filiera dell’idrogeno.

L’idrogeno è ritenuto dalla comunità internazionale un caposaldo necessario per un’efficace transizione dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili. Le sue principali qualità risiedono nella facilità con la quale può essere conservato senza produrre alcun impatto ambientale, nella possibilità di produrlo in maniera pulita mediante elettrolisi e nella proprietà di rilasciare solo acqua come prodotto di scarto dalla combustione. L’elettrolisi purtroppo non è ancora il metodo più utilizzato per produrre idrogeno. L’International Renewable Energy Agency (IRENA) ha stimato che circa il 95% dell’idrogeno prodotto a livello globale è di tipo grey, cioè ottenuto a partire da fonti energetiche non rinnovabili e inquinanti come il metano.

Nonostante la strategia energetica italiana per l’idrogeno sia attualmente ancora in fase di finalizzazione, il PNRR delinea un piano che punta con convinzione all’idrogeno green (prodotto per elettrolisi) fissando al 2026 un obiettivo di aumentare di circa 4.5-5GW la potenza installata da fonti rinnovabili, perlopiù solare, necessaria per il processo di elettrolisi. Anche la Cina, il più grande inquinatore mondiale, sta scommettendo finalmente in maniera decisa sull’idrogeno green avendo predisposto un piano che punta all’espansione della capacità solare installata, già cresciuta da 4.2GW nel 2012 a 204.7GW nel 2019. La Cina è già ora il paese leader nella produzione dell’idrogeno (la maggior parte grey hydrogen) con le sue 20 milioni di tonnellate annue, corrispondenti a un terzo della produzione globale e al 10% del suo fabbisogno energetico.

La tendenza a livello globale è chiaramente delineata: la produzione globale di idrogeno con scarso uso del carbone è cresciuta da 0.04milioni di tonnellate del 2010 alle 0.36 milioni di tonnellate del 2019 e l’International Energy Agency si aspetta il raggiungimento di 1.45milioni di tonnellate nel 2023.

Il passaggio al green hydrogen riflette un abbassamento repentino dei costi di produzione dell’energia solare da 3.57 dollari per Watt nel 2016 a 2.91 dollari per Watt nel 2020, cui si è abbinato un abbassamento dei costi per la conservazione di un singolo Kilowatt di idrogeno sceso da 500 dollari nel 2010 a 60 dollari nel 2020, e che ci si aspetta possa arrivare a 30 dollari entro il 2050. Lo US Department of Energy stima che il costo di produzione dell’idrogeno potrebbe scendere da 6 dollari al kg del 2015 a 2 dollari al kg entro il 2025, raggiungendo gli obiettivi degli accordi di Parigi.

In termini di produzione di energia solare dal rapporto statistico solare-fotovoltaico GSE 2019 pubblicato nel giugno 2020 emerge che al 31 dicembre 2019 risultano installati in Italia 880.090 impianti fotovoltaici, per una potenza complessiva pari a 20.865 MW con una taglia media degli impianti pari a 23,7 kW. Il numero degli impianti entrati in esercizio nel 2019 è notevolmente superiore all’analogo dato rilevato nel 2018 (+20,7%); parallelamente, la potenza installata è aumentata dell’8,2%. La diffusione degli impianti fotovoltaici tra le altre cose consentirà l’implementazione dei treni a idrogeno nella rete ferroviaria nazionale. Questi dovranno sostituire i treni a diesel attualmente in esercizio lì dove l’elettrificazione dei binari non è economicamente vantaggiosa (circa il 40% della rete nazionale).

Oltre ai fondi previsti dallo Stato, esempi di successo nel mondo stanno dimostrando che per lo sviluppo dell’idrogeno è necessaria una forte collaborazione pubblico-privato per il miglioramento dei processi di produzione, stoccaggio e distribuzione. In questo solco è stato elaborato il progetto di costruzione del più grande impianto di produzione di energia da idrogeno del mondo. Un progetto da 5 miliardi di dollari in Arabia Saudita che vede coinvolti i giganti del gas USA e l’ACWA Power dell’Arabia Saudita che dovrebbe consentire di produrre 650 tonnellate di idrogeno al giorno.

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