ECONOMIA

Di litigi, crisi di governo e incapacità resterà solo il conto da pagare e toccherà a noi giovani

Il messaggio in bottiglia arriva da uno dei “giovanissimi” della squadra di Infosec.News, Adriano De Rosa, a un passo dalla laurea magistrale in ingegneria e legittimamente preoccupato - come tutti i suoi coetanei - per l’incertezza del presente e le incognite del futuro.

Guardando all’evoluzione della situazione politica italiana mi è balzata in mente “Cosa resterà di questi anni ‘80”, cantata da Raf al Festival di Sanremo del 1989. Non è di certo un nostalgico tuffo in un passato che per questioni anagrafiche non ho potuto vivere. Credo piuttosto che il ritornello della canzone, con il suo punto di vista così retrospettivo, possa essere un’ottima esortazione a pensare già da oggi a quello che sarà della nostra nazione tra qualche anno. 

A guardare le manovre finanziarie di oggi, poggiate su un deficit di decine di miliardi, mi viene da sorridere pensando che fino a qualche anno fa, in tempo di pace potremmo dire, eravamo ai ferri corti con l’Unione Europea per lo sforamento di qualche punto decimale sul bilancio dello Stato. Con un debito che nel 2021 si stima possa superare quota 2700miliardi di Euro e un tasso di disoccupazione all’11% avremmo potuto fare davvero poca strada se non fosse stato istituito il Recovery Fund.

Peccato che proprio per i 209miliardi di Euro di questo fondo per la ricostruzione la nostra classe dirigente invece di ricompattarsi stia dando il peggio di sé. A poco più di un anno dall’inizio del governo Conte II, a sua volta arrivato dopo poco più di un anno di governo del Conte I, sembra avviarsi sulla via del tramonto l’ennesimo traballante governo italiano. 

Matteo Renzi, in un’intervista di qualche anno fa, raccontava a tal proposito un simpatico aneddoto. In una riunione col presidente Obama questi, dovendo affrontare il tema della stabilizzazione della Libia, sospirò affermando che è impossibile risolvere il problema libico se il governo cambia ad ogni scoccar di mezzanotte, seguì poi incrocio di sguardi imbarazzato con l’ex premier italiano. Nei 75 anni di storia della Repubblica infatti già 66 governi si sono succeduti alla guida del Paese, per una durata media di 1,14 anni. Come può un governo in carica circa un anno, di qualsiasi colore politico, avere una visione a lungo termine per il Paese? 

Come possiamo programmare e gestire in queste condizioni le tecnologie del domani, il lavoro del domani di cui ci troviamo sempre a scrivere su infosec.news?

Curioso che il protagonista di quel siparietto con Obama sia principale interprete dei recenti movimenti di palazzo. Tutti ricordiamo l’hashtag #enricostaisereno con cui il rampante ex sindaco di Firenze si premurava di rassicurare il presidente Letta, scaricato dopo pochissimo come l’ultimo dei fessi. Passano gli anni e siamo ancora qui a raccontare l’assalto alla presidenza direttamente da Rignano sull’Arno questa volta con lo slogan “Ciao”.

Che sia “Ciao” o “Addio” la verità è che stiamo perdendo tempo. I progetti per il Recovery sono appesi a quelli che il Presidente della Repubblica ha definito “illusori vantaggi di parte” e con loro il futuro dell’Italia, cui nessuno dei membri della nostra classe dirigente sta pensando seriamente. C’è invece grande preoccupazione per la possibilità di elezioni che comporterebbero la perdita del posto di lavoro per almeno 345 parlamentari tra quelli attuali, ammesso che della restante parte siano tutti rieletti. C’è preoccupazione per la rimozione del vincolo del secondo mandato nel M5S. C’è preoccupazione in Italia Viva che sembra essere ancora lontana dall’agognata soglia del 3% necessaria per entrare nel prossimo parlamento. C’è preoccupazione nel PD dove Zingaretti non riesce a controllare i gruppi parlamentari, i cui membri non sono stati scelti da lui.

Quando sentiamo parlare di contenuti, di lotta per l’interesse nazionale, forse dovremmo ricordare quali siano i reali interessi dei nostri politici. Forse sarà la volta di un governo tecnico, una bella ammucchiata per garantire la sopravvivenza di tutti, ma questo non sarà certamente nell’esclusivo interesse della Nazione. Solo i posteri potranno dire cosa resterà di questo disastro.

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