CITTADINI & UTENTI

Come offendere milioni di fedeli nel tentativo di includere il “politically correct” nella preghiera

Al Congresso il deputato americano Emanuel Cleaver ha terminato la sua preghiera con “amen” e “awoman”

La cerimonia d’apertura del 117th Congresso degli Stati Uniti inizia con la tipica preghiera che – il 03 gennaio di quest’anno – è stata recitata dal rappresentante Emanuel Cleaver II, pastore metodista e membro del partito democratico.

Nel sottolineare durante la preghiera la necessità per i membri del potere legislativo statunitense di trovare punti di convergenza, Rep. Cleaver concludeva non con un semplice “amen” come d’uopo, bensì con “awoman” all’insegna dell’inclusività di genere. 

Come già annunciato da Nancy Pelosi, appena rieletta speaker of the house, è in ballo una proposta per cambiare – “neutralizzare” – tra le altre cose, gli articoli determinativi nella terminologia usata nel Congresso, ai fini di assicurare l’inclusione dei vari genders.

La nuova disposizione, se approvata, cancellerebbe anche termini come “padre” o “madre” in favore del neutro “genitore” e “figlia” o “figlio” per “prole”.

I membri del Congresso di origini nipponiche particolarmente affezionati alla loro cucina, proporranno a breve “ramen”, seguiti a ruota dalle connazionali donne cui non si potrà mica rifiutare un “rawoman”.

Sfortunatamente la napoletanità non è ancora rappresentata nel Congresso americano; in caso contrario gli incontrastati re dello sberleffo al potere – figli della pernacchia dell’indimenticabile Totò – si sarebbero lasciati andare al suono di “iammen” seguito dal classico “aru-vammen”.

Il nuovo imperativo nella nuova guerra al genere specifico è il “search and destroy”, sparando a vista del maschile e femminile, nella frenesia della quale Rep. Cleaver si è distratto assegnando genere a parole che non lo sottintendono, come l’amen in questione, avverbio di origini ebraiche che significa “certamente” o “in verità”, e nella sua semplice origine, completamente privo di sessualità.

Il “cretinevo” al quale questa testata si è riferita più volte durante gli ultimi mesi, trova forse le sue radici in quell’appiattimento della società verso il basso, messo in evidenza in tutta la sua demenzialità da lungometraggi come “Idiocracy”, una commedia di science-fiction diretta da Etan Cohen, prodotta nel 2006, definita dal magazine brasiliano Veja come “politicamente scorretta”. 

Il parallelo con i fenomeni sociali – pre, during e post pandemia – e lo sviluppo disgenico cui stiamo assistendo è sorprendente. L’eliminazione della storia non ci piace, ma per mesi abbiamo assistito alla distruzione di monumenti, al boicottaggio di libri, opere d’arte e lungometraggi, perché colpevoli di narrare una storia che la sfrenata -ignorante- minoranza non ritiene “giusta”.

E adesso la strage degli articoli determinativi che la stessa minoranza definisce offensivi, colpevoli di essere, appunto, troppo determinativi  e quindi discriminanti: questi saranno presto sostituiti da un’abbondanza di neutri e termini improvvisati, senza risparmiare nulla, cerimonie di culto incluse. 

Ma Rep. Cleaver è subito corso ai ripari, rilasciando una dichiarazione per Snoopes.com nella quale afferma che la sua era una semplice battuta.

Esercitare licenza poetica all’interno di una preghiera per motivi politici, offendendo milioni di praticanti, sembra una formula perfetta per dimostrare arroganza, da moltiplicare per cento se è poi un pastore a farlo.

Durante gli ultimi quattro anni, stampa e media hanno tanto predicato su come l’ignorantia fosse monocolore, dominio esclusivo di un leader e “by God” di tutti i suoi seguaci.

Siamo appena ai primi vagiti della nuova amministrazione e si mettono repentinamente le cose in chiaro.

È all inclusive e non gender specific.

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