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Peter Turchin e le Leggi della Storia

Il biologo nel 2012 ha pubblicato uno studio sui picchi di violenza negli USA, con cicli di 50 anni. E il prossimo era previsto proprio per il 2020.

Interessante personaggio Peter Turchin. Nel 2010 ha predetto, forse previsto, che i problemi di equilibrio geopolitico e geo economico sarebbero diventati evidenti e molto seri intorno al 2020. Esiste la seria possibilità di un’imminente catastrofe.

Coronavirus a parte, l’avvertimento che Henry Kissinger ha appena lanciato a Joe Biden e a Xi Jinping sembrano dargli ragione. Il grande vecchio della politica internazionale suggerisce ai presidenti delle due maggiori economie mondiali di impegnarsi per evitare: “…il pericolo che una crisi vada oltre la retorica e scivoli nella guerra; debbono dirsi apertamente che qualunque scontro possano avere, Stati Uniti e Cina non ricorreranno mai al conflitto militare”. 

Peter Turchin è nato nel 1957 a Obninsk, in Russia. Dal 1978 negli USA. Studi prima di biologia e poi di zoologia. In particolare si occupa di coleotteri e si specializza nella modellazione matematica della dinamica della popolazione di tali insetti nei sistemi ecologici. La fine degli anni ’90 lo vede docente all’Università del Connecticut a Storrs, nonché ecologo di chiara fama e molto infelice, in piena crisi di mezz’età. Secondo quanto da lui dichiarato si era reso conto di sapere tutto quello che avrebbe voluto sapere su coleotteri e affini. Peter decide di cambiare campo di interesse. 

Turchin si era fatto un nome applicando la matematica all’ecologia. Si mise dunque a cercare un’altra branca del sapere che poteva essere sottoposta allo stesso trattamento. Ideale se si fosse occupata anch’essa di popolazioni e se fosse sufficientemente vergine alle applicazioni della matematica. Fu così che iniziò a interessarsi alla storia partendo dal presupposto che se si possono studiare, utilizzando strumenti matematici e statistici, sistemi naturali altamente complessi, individuandone comportamenti ricorrenti generalizzabili in leggi, perché non dovrebbe essere possibile fare la stessa cosa con le popolazioni umane analizzando la loro storia? Il suo obiettivo: risolvere il dibattito infinito fra scienziati e filosofi sull’esistenza nella storia di leggi generali.

Turchin, insieme a una mezza dozzina di altri scienziati, ha iniziato a costruire una grande banca dati, analizzando, 414 società su un arco temporale di 10 mila anni, in 30 diverse regioni del mondo, utilizzando 51 metriche relative alla complessità sociale. Lo scopo: verificare se esista una correlazione fra l’emergenza di società complesse e il fatto di credere in una o più divinità moralizzatrici che forniscano agli adepti e credenti una morale, un’etica di comportamento. 

Dopo lunga masticazione e successiva digestione dei dati disponibili Turchin e fiancheggiatori sono infine giunti alla conclusione, causando a molti intenso disagio,  che sì, esiste una correlazione fra complessità sociale e divinità moralizzatrici, ma tali divinità iniziano a operare dopo che la società complessa si è instaurata e stabilizzata, non prima. 

Da allora la base dati continua a essere alimentata e a espandersi, consentendo di cercare soluzioni, molto spesso molto poco gradevoli, a problemi apparentemente intrattabili. 

Vedi l’evidenza che le società complesse derivano sempre da guerre. La guerra spinge le comunità a organizzarsi per combattere e sopravvivere; tende a spazzare via quelle di piccola scala e litigiose (NdA: no, non parla dell’Italia e dei suoi governi…).  Emerge, dall’analisi dei modelli, un processo darwiniano di selezione che consente la crescita delle società complesse a scapito di quelle più semplici. 

Le società democratiche fioriscono perché hanno memoria di quando sono state quasi annientate da nemici esterni. L’estinzione viene evitata grazie a un’azione collettiva ed è proprio la memoria di tale azione collettiva a innescare e alimentare politiche democratiche. 

Nelle parole di Turchin: “Esiste una stretta correlazione tra l’adottare istituzioni democratiche e dovere combattere una guerra per sopravvivere”. Si consiglia di andare a rileggersi la storia della Grecia antica per rendersi conto che c’è del vero. 

Nel 2012 Turchin ha pubblicato i risultati di uno studio da lui effettuato sulla violenza politica nella storia degli USA. Dopo avere classificato, per il periodo 1780-2010, 1590 eventi violenti con almeno una vittima -proteste di piazza, linciaggi, assassinii politici- ha trovato una preoccupante regolare alternanza di periodi di calma e altri di sangue, con picchi di brutalità nel 1870, 1920, e 1970. Un ciclo di 50 anni. Prossima scadenza 2020 o giù di lì, considerando l’errore di calcolo. 

Senza scendere in dettaglio, il fattore che emerge in modo netto e il ruolo delle élites. Periodicamente emerge una classe dominante -ricchi commercianti, nuovi industriali, grandi gruppi industriali, iper-tecnologi- i cui pargoli sono in numero eccessivo per assicurare a ciascuno di loro la posizione sociale attesa, mentre la maggioranza della popolazione vede una crescita molto limitata, se non la riduzione dei loro salari e potere di acquisto. Ciclicamente la società vede la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e la crescita della povertà di troppi. Le élites non generano sufficienti posti di lavoro per i loro figli, che reagiscono assumendo posizioni contro l’élite stessa. Vedi Trump e il trumpismo. 

Ragionamenti che portano ad altra conclusione molto poco gradevole: l’instabilità sociale negli USA è in crescita continua e può portare alla frantumazione della confederazione e non solo. 

C’è da augurarsi che Biden e Xi diano ascolto al preclaro Kissinger…

Di certo Turchin non considera nelle sue analisi il fatto che le popolazioni umane sono molto, molto più complicate e complesse di quelle animali, bacarozzi compresi. Le specie animali non sanno cosa sia la strategia e non sono in grado di adattarla in modo continuo. Non conoscono la vile e raffinata arte di appellarsi, per le loro azioni più o meno criminali, a un qualche diritto divino. Non giustificano con ideologie varie la perversità dei loro comportamenti. Non conoscono emozioni, non hanno credenze, sono escluse dal mistero della fede. 

Tutte considerazioni corrette e critiche valide, che non escludono che Turchin possa avere visto giusto e che i problemi apparsi nel 2020 siano solo una debole avvisaglia di cosa ci aspetta nei prossimi anni? 

Turchin è uno di quei scienziati che mi sta istintivamente simpatico, ma che spero non abbia ragione.

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