CITTADINI & UTENTI

Apologia degli uomini perbene

Assolto da tutti i capi di imputazione il colonnello della Guardia di Finanza, Raffaele De Chiara, ennesimo caso di vita e carriera infangate da false accuse.

Lo so, è Natale e dovremmo essere tutti più buoni, però mi sento lo stesso di raccontare una brutta storia degna di “A Christmas Carol” di Dickens, quella in cui Fantasma del Natale Passato faceva impietosamente visita al vecchio Scrooge.

Immaginate di essere accusati oggi di una serie di reati che non avete commesso. Ora immaginate che vi libererete di questa accusa infamante solo nel dicembre 2030.

Per i prossimi dieci anni, il vostro lavoro verrà messo in discussione e poi lo perderete. Per i prossimi dieci anni, i vostri colleghi prima vi eviteranno, poi vi lasceranno solo, poi useranno quello che vi sta succedendo per eliminarvi come concorrente di carriera.


Per i prossimi dieci anni, la vostra economia personale sarà messa in discussione e non saprete se riuscirete a sopravvivere. Nei prossimi dieci anni, molti di quelli che credevate vostri amici vi lasceranno.


Nei prossimi dieci anni, la vostra vita familiare ne verrà scossa dalle fondamenta, ed alla fine ne uscirà distrutta. Per i prossimi dieci anni, sarete sotto una costante cappa di sconforto e diffidenza, condannati prima di essere processati.


Ed i primi a condannarvi, ancorché innocenti, sarete voi stessi. Vi chiederete se davvero avete fatto qualcosa di sbagliato, perché tutti intorno a voi vi accusano di averlo fatto. A volte può essere impossibile resistere. A volte, semplicemente si sceglie di farla finita, per non sentirsi più così.


E ora immaginate che nel 2030 vi dicano “Niente, tutto a posto, ci siamo sbagliati, il fatto non sussiste”. Quali pensieri passano nella vostra mente, nel guardare indietro, alla vostra vita distrutta? Chi pagherà per tutto il male che vi è stato fatto?


Chi vi ha falsamente accusato, nel frattempo ha fatto carriera o è progredito nella propria professione, e magari può riuscire difficile o impossibile ricondurlo alle sue responsabilità. Di sicuro non possono essere perseguiti i pubblici ministeri che vi hanno falsamente messo sotto accusa, dato che la legislazione italiana lo impedisce.


L’unica cosa che potete fare è gridare al mondo che siete stati riconosciuti innocenti come avete sempre detto, nella speranza che la stampa dia alla notizia lo stesso rilievo che ha dato quando ha costruito su di voi l’immagine del mostro.


Quasi invariabilmente, invece, la stampa non ne prende nota, non fa comodo. Non fa comodo perché essa è invariabilmente complice di questo processo, per ragioni di visibilità, di opportunità, e forse per ordini di scuderia.


In questo tritacarne sono finiti tanti servitori dello Stato, con le accuse più varie ed infamanti, persino con quella di favorire coloro che in realtà perseguivano. Casi come quello del generale Ganzer, del colonnello Obinu, quello eclatante di Sergio De Caprio, l’uomo che ha arrestato Totò Riina e che è stato successivamente accusato falsamente di connivenza. Chi ha accusato questi uomini per bene? Chi ci ha guadagnato? Quali giornalisti hanno distrutto o tentato di distruggere la loro onorabilità a mezzo stampa?

L’ultimo caso è quello del colonnello della Guardia di Finanza Raffaele De Chiara, falsamente accusato per dieci anni di una serie infinita di reati e, solo da pochi giorni, assolto definitivamente dal Tribunale d’Appello di Ancona.

Anche questa volta, la grande stampa tace sulla sua innocenza, tranne la meritevole eccezione de Il Resto del Carlino. Non così accade su questa testata, e si offrono alle riflessioni dei lettori le parole che lo stesso De Chiara – che nel frattempo ha dovuto lasciare la Guardia di Finanza – ha diramato attraverso un comunicato stampa, che si riporta integralmente:


“Sono stato assolto in Corte d’Appello da tutti i capi di imputazione che mi erano stati addebitati. Dei trenta reati ipotizzati, non ne ho commesso nemmeno uno. Chi, come me, ci è già passato, sa bene che l’onore restituito non lenisce le ferite profonde che dieci anni di sofferenze giudiziarie si lasciano dietro. Tutti dovrebbero sapere – anche le procure e la polizia giudiziaria – che le vite degli altri sono una cosa seria: intelligenti pauca. Un poderoso impegno di risorse dello Stato (cioè del contribuente), alla ricerca di un qualcosa che potesse finalmente mostrare a tutti quale oscuro personaggio fosse in realtà il Colonnello De Chiara, Comandante del Nucleo di Polizia Tributaria di
Ascoli Piceno: circa venti mesi di indagini da parte della Guardia di Finanza di Ancona, 300 mila pagine di atti prodotti dagli inquirenti, mesi di intercettazioni telefoniche, circa 150 persone ascoltate come testimoni nel corso delle indagini preliminari, pedinamenti, perquisizioni e sequestri, innumerevoli missioni di servizio da parte dei militari di Ancona verso le province di Ascoli Piceno e Fermo. Un poderoso impegno che, secondo gli inquirenti, avrebbe prodotto il brillante risultato di trenta ipotesi di reato a mio carico, brillante risultato degno della più ampia e gratificante diffusione (rectius: gogna) mediatica. Nel 2018 la montagna, però, ha partorito il topolino: la sentenza di primo grado del Tribunale di Ascoli Piceno mi ha assolto da 29 capi d’imputazione e mi ha condannato solo per un presunto accesso abusivo ai sistemi informatici. In appello neppure il topolino è sopravvissuto: la Corte di Appello di Ancona ha confermato tutte le assoluzioni del primo grado e mi ha assolto anche per il presunto accesso abusivo ai sistemi informatici, semplicemente perché “il fatto non sussiste””.


Che queste riflessioni siano un momento di consapevolezza per tutti, quando ci si accinge a giudicare uomini e situazioni.


E coloro che oggi siedono nelle loro case addobbate per il Natale, con la consapevolezza di aver accusato un uomo innocente, che almeno ricevano la visita del Fantasma della Vergogna.

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