ECONOMIA

Cydia fa causa ad Apple per comportamento anticoncorrenziale

Cydia porta Apple davanti un tribunale con l'accusa di esercitare un monopolio sullo store delle applicazioni.

Il fondatore di Cydia, Jay Freeman, ha fatto causa ad Apple presso un tribunale del nord della California, con l’accusa di esercitare un monopolio de facto sullo store virtuale delle applicazioni, impedendo agli utenti di usufruire di servizi non presenti su Apple Store. 

Cydia è il software non ufficiale più famoso, assieme ad Installer app store, per installare software, tweak e pacchetti di terze parti alternativi a quelli ufficiali, dopo aver compiuto un’operazione di jailbreak del dispositivo, ovverosia una procedura che rimuove le restrizioni software imposte da Apple, pratica fortemente osteggiata da Cupertino fin dal lancio dei primi melafonini.

Cydia venne creato ancor prima dell’Apple Store, aperto nel 2008, offrendo personalizzazioni dei sistemi di blocco e alla schermata home, come ad esempio l’apertura diretta della fotocamera, molto prima che Apple iniziasse a offrire la propria versione delle funzioni e diverse applicazioni gratuite rispetto alle omologhe sullo Store ufficiale o addirittura non presenti, fino ad essere scaricato, specialmente agli inizi, su circa il 10% degli iphone in commercio.

Nell’atto di citazione, i legali di Cydia, già ingaggiati anni fa da Samsung durante la battaglia sui brevetti contro Apple, hanno precisato che “Apple ha iniziato a costringere gli utenti a non utilizzare nessun altro servizio di distribuzione di applicazioni iOS se non l’App Store, accoppiandolo sempre più vicino all’iPhone stesso, in modo da escludere la concorrenza. Se non fosse stato per tale condotta e per il mantenimento di un monopolio illegale sulla distribuzione di applicazioni iOS, gli utenti oggi sarebbero effettivamente in grado di scegliere come e dove individuare e ottenere le applicazioni per iOS, e gli sviluppatori sarebbero in grado di utilizzare il distributore di applicazioni iOS di loro scelta”, chiedendo danni finanziari e punitivi nonché l’accesso al codice dell’iPhone, quest’ultima richiesta immediatamente accolta dai giudici.

Apple, dal canto suo, ha dichiarato che le occorre del tempo per studiare la causa, ma che resterà ferma nello scoraggiare le persone dall’effettuare il jailbreaking degli iPhone per motivi di sicurezza, così come sostenuto anche da alcune note società che sviluppano antivirus.

La causa segna l’ultima di una serie di sfide che Apple ha affrontato per il controllo dell’iPhone, dopo che Epic Games, l’azienda dietro il titolo di successo Fortnite, ha fatto causa alla Apple in agosto sulla tassa del 30% sugli acquisti nello Store, e alcuni mesi prima le proteste di Spotify, hanno dato il via a indagini anche sulle pratiche commerciali di Apple.

A settembre, diverse aziende che hanno criticato Apple – tra cui Epic Games, Spotify, Basecamp, Match Group, Tile, Blix e Deezer – hanno creato la Coalition for App Fairness allo scopo di creare condizioni di parità per le aziende di app e dare alle persone libertà di scelta sui loro dispositivi.

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