CITTADINI & UTENTI

Christopher Hitchens e questo Natale diverso

Scienza vs religione: un intenso ritratto dello scrittore noto per il suo ateismo, a nove anni dalla morte, nell'atmosfera di queste festività pandemiche

Sono ormai trascorsi 9 anni dal quel 15 Dicembre del 2011, giorno nel quale si spegneva Christopher Hitchens.

Da poco più di un anno gli era stato diagnosticato un cancro all’esofago. In una delle ultime interviste che rilasciò negli Stati Uniti disse che lui non combatteva il tumore, ma piuttosto gli resisteva. “E’ -disse- un’oscena parodia di una gravidanza; una cosa viva dentro di te che ha il solo proposito di crescere, ucciderti e morire con te. È lui che ha scelto di combattermi ed io posso solo resistergli.” 

Invece negli anni precedenti scelse di combattere la Religione, di tutti i tipi e di tutte le confessioni. Fu inserito a pieno titolo tra i nuovi atei di cui fanno parte anche il biologo Richard Dawkins, il filosofo Daniel Dennett e Peter Singer, Sam Harris e il Fisico Lawrence Krauss. Il solco era quello lasciato da personaggi del calibro di Hume, Engels, Feuerbach, Nietzsche e Russell.

Una grande eredità che accrebbe con una impareggiabile ”verve” polemica ed un acume che, unito ad una vastissima cultura, lo portava a riempire i Teatri di tutto il mondo, soprattutto dopo la pubblicazione del suo libro nel 2007: “Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa”.

Nei suoi accesi dibattiti con autorità religiose di varie confessioni riusciva a catalizzare l’attenzione su di sé grazie ad un eloquio brillante ed arguto, ed a ragionamenti eleganti e profondi anche se non privi talvolta di un feroce sarcasmo.

In una di queste circostanze chiese ad un alto prelato Australiano di nominargli una “buona azione” fatta da un credente in nome della religione che lui ateo non avrebbe potuto fare. Non vi fu risposta. Rivolgendosi poi al numeroso pubblico chiese, invece, di pensare a qualche cosa di terribile fatta dai credenti in nome della religione che un ateo in quanto tale non si sarebbe mai sognato di fare: vi fu un applauso scrosciante.

Ed ancora a chi gli domandava circa il magnifico retaggio di maestose cattedrali, moschee, templi, affreschi e sculture lasciateci dalle religioni, egli rispondeva che: ”anche Michelangelo aveva famiglia”.

Audaci i suoi richiami alla dittatura della Corea del Nord, che veniva definita meno onerosa della “Celestial dictatorship” imposta dalle religioni monoteiste; almeno nella dittatura dello Stato Asiatico sono solo gli atti che vengono messi sotto osservazione e non già i pensieri i sogni ed i desideri.

La nascita dalla polvere o da uno straccio insanguinato con addosso un peccato di cui non si è responsabili, pone l’individuo di fronte ad un peso insopportabile che solo Dio può alleviare tramite l’espiazione.

Epiche furono le battaglie contro l’appropriazione della morale da parte delle confessioni religiose e contro il concetto considerato, questo si profondamente amorale, della remissione dei peccati, che di fatto rimuove qualsiasi responsabilità personale.

Famoso fu il suo attacco a Madre Teresa di Calcutta da lui definita ipocrita. Sosteneva che se le Donne Indiane avessero avuto il potere di decidere in maggiore libertà ed avessero potuto controllare la loro esistenza, tutto questo avrebbe senz’altro mitigato la crescita e la povertà delle famiglie.

Al contrario le campagne contro la pianificazione delle nascite e l’aborto fatte da Madre Teresa contribuirono a sterilizzare qualsiasi tentativo in tal senso. Era questo di cui Calcutta aveva bisogno? domandava Hitchens.

Fu anche chiamato in Vaticano a rendere testimonianza durante il processo di beatificazione di Madre Teresa; accettò subito. Fu così che di fatto fece la parte dell’Avvocato del Diavolo (figura che nei processi di santificazione esisteva fino a qualche anno fa), e la cosa lo divertì molto. 

Irrideva coloro che pur proclamandosi credenti, seguivano solo i precetti che soddisfavano il loro moderno e selettivo palato: come se fosse una religione “a la carte”. Ancora, mutuando un concetto di Dennett, sbeffeggiava coloro che credono nel: “credere in Dio”. Cioè, non già sono realmente convinti del divino, ma piuttosto nelle consuetudini e nelle tradizioni che ne fanno da cornice.

Eppure il livello di consolazione che la religione è in grado di offrire, ad esempio innanzi alla morte, non è pari a quello che offre l’ateismo. Sapere che la morte di un proprio caro sia seguita dall’ascesa in paradiso, che sia con le 72 vergini o senza, è molto più consolatorio che immaginare i nostri atomi che tornano a sperdersi nel cosmo.

È come quando il bimbo scopre che Babbo Natale non esiste ed al suo posto realizza che si tratta della carta di credito dei genitori e degli stessi che in pigiama impacchettano i regali. Molto meglio la slitta e le renne. 

La specie Homo è un Primate che ha sviluppato dentro di sé la necessità di dare un senso a ciò che lo circonda. Di unire i puntini per ottenere una immagine che abbia un senso e dove non vi riesce, cerca di immaginare, di interpretare i segnali che gli arrivano dalla Natura.

Richard Feynman, premio Nobel della Fisica, diceva: “Posso vivere con dubbi ed incertezze e senza sapere. Penso sia molto più interessante vivere senza sapere che avere delle risposte che possano essere sbagliate. Ho risposte approssimative, alcune certezze, tanti dubbi, e non so assolutamente nulla circa domande tipo: perché esistiamo?

Ma in fondo non devo per forza avere una risposta. Non sono terrorizzato dal non sapere, dal non avere una risposta. Essere persi nel misterioso Universo senza che vi sia per forza un disegno divino circa la nostra esistenza, che poi e proprio quello che è per quanto io creda, non mi atterrisce affatto”.

Dunque questa Pandemia non è un segnale divino. Non è un’ulteriore punizione per i nostri peccati. Non è una prova per cementare la Fede. È solo un altro virus che si è intromesso nella nostra esistenza e la sta rendendo più complicata del previsto. Mai come adesso tutti si rivolgono alla Scienza per trovare una soluzione. Forse in altri tempi si sarebbero interrogati gli Oracoli, che avrebbero interpretato i segnali che venivano dalle interiora di pollo.

Oggi preferiamo affidarci di più al raziocinio anche se come possiamo assistere quotidianamente è pieno di “non so” e di “stiamo studiando”. Che sono comunque più rassicuranti di certezze basate sul nulla.

Chissà come avrebbe commentato Hitchens questa pandemia. Non sarebbe stato un commento banale. Certamente graffiante. Sicuramente ci avrebbe sorpreso. E scommetto che ancora una volta non avrebbe risparmiato il Natale e magari avrebbe attaccato i pericolosi assembramenti nelle Chiese che pure, mentre tutto viene chiuso in nome della salute e della protezione dei più vulnerabili, rimangono inesorabilmente aperte in un abbraccio mortale.

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