
Negli ultimi giorni è stata diffusa la notizia circa alcune modalità di gestione della raccolta dei rifiuti che hanno portato all’adozione di alcune prassi da parte delle amministrazioni locali, per cui è imposto l’utilizzo di sacchetti colorati per segnalare così quali siano quelli contenenti rifiuti conferiti da parte dei soggetti posti in isolamento domiciliare. Avere tali sacchetti collocati al di fuori della porta di un’abitazione, o in prossimità della stessa, ha l’effetto di produrre un’evidenza che consente di ricollegare indirettamente uno stato di salute degli abitanti di una casa, e più precisamente la positività al COVID-19 (o comunque una situazione per cui è imposto l’isolamento domiciliare).
Tale fatto ha portato ad un intervento della Vice Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, la quale, pur riconoscendo la piena validità e il merito degli intenti di voler contenere il contagio e tutelare la salute dei soggetti coinvolti nella raccolta dei rifiuti, si è detta nutrire “non poche perplessità” circa le modalità attuative che non hanno tenuto conto della protezione del soggetto più fragile (l’interessato posto in isolamento domiciliare) il quale viene così esposto ad uno stigma sociale simbolico e riconducibile a quello proprio dell’untore.
La ricerca di soluzioni alternative per la soddisfazione di interessi non contrapposti bensì concorrenti e parimenti meritevoli di tutela, quali sono la salute e sicurezza dei lavoratori, la prevenzione e il contenimento della diffusione del contagio e la riservatezza degli interessati, è un compito attuabile se sono poste le giuste domande in sede di progettazione. E qui, nell’ambito della protezione dei dati personali, il principio di minimizzazione assume un ruolo chiave e fondamentale.
Coerentemente con quanto considerato, viene proposto dalla Vice Presidente del Collegio ad esempio che siano ricercate soluzioni alternative quali l’impiego di bidoni neri all’interno dei quali riporre i sacchi di colore diverso o la programmazione della raccolta dei rifiuti in ore notturne (e dunque: l’esposizione in strada di tali sacchetti dopo l’orario di divieto di circolazione, ad esempio) in modo tale da mitigare il rischio di violazione della riservatezza e l’impatto nei confronti degli interessati coinvolti.
Seguendo la richiamata logica, e valutando anche i costi operativi, si potrebbe anche gestire temporaneamente ogni rifiuto come se fosse un rifiuto da COVID-19 proprio per adottare un approccio di massima precauzione possibile, considerata anche la presenza di soggetti asintomatici e non consapevoli di essere positivi. Insomma: occorre concretezza nell’applicazione, analisi del contesto e progettazione attenta secondo il principio di privacy by design. Altrimenti il rischio è che la protezione dei dati personale e tutte le correlate tutele cui la normativa in materia provvede vengano continuamente…cestinate