TECNOLOGIA

Starship: un meraviglioso disastro

L'esplosione della navicella non ha compromesso il successo del volo

Starship SN8, l’astronave sperimentale di SpaceX diretta a dimostrare la fattibilità dell’intero concetto, è esplosa a contatto con la piattaforma di atterraggio.

In qualunque altra situazione, questo dovrebbe essere considerato un insuccesso, dato che ha determinato la perdita totale del prototipo e dei soldi spesi per costruirlo.

In realtà, Elon Musk e la sua straordinaria squadra di ingegneri e scienziati stanno brindando in queste ore, dato che tutti gli obiettivi del volo sono stati raggiunti. Il volo dell’SN8 aveva infatti uno scopo importante: dimostrare nel mondo reale la fattibilità del “Cobra di Musk”, la manovra di rientro “a scampanata” che è la base dell’intero concetto di astronave.

Contrariamente a qualunque veicolo spaziale costruito fino a questo momento, infatti, Starship ha un approccio attivo all’atterraggio. Le vecchie capsule da Mercury ad Apollo rientravano sostenute da paracadute e ammaravano. Gli Space Shuttle rientravano planando come un aliante, protette dallo scudo ceramico ventrale. 

Starship invece atterra eseguendo una serie di decelerazioni e cambi di traiettoria resi possibili da una combinazione di movimenti delle alette direzionali e di accensioni dei motori Raptor. La maggior parte della decelerazione è ottenuta attraverso l’attrito del corpo dell’astronave con l’atmosfera, ed è ovviamente critico che la combinazione dei vari strumenti aerodinamici e di potenza funzioni in maniera coordinata e puntuale. Il risultato finale della manovra deve infatti porre Starship in posizione verticale nei confronti del terreno, in modo che possa posarsi sui supporti di atterraggio.

Il test della SN8 ha dimostrato in pieno che il concetto funziona. Starship ha lasciato la piattaforma di lancio come previsto, ha eseguito lo spegnimento dei motori una volta giunta in quota, ed ha decelerato mettendo il proprio corpo in posizione orizzontale e planando come farebbe un paracadutista prima dell’apertura del paracadute.

Ciò che ha determinato la perdita del prototipo è stato un problema che alle prime analisi appare minore ed immediatamente risolvibile. Si ricorderà che il lancio previsto per l’8 dicembre era stato interrotto a 1.3 secondi prima del lancio, dato che il sistema automatico dell’astronave aveva rivelato un problema in uno dei tre motori Raptor. Durante il lancio di oggi, l’accensione dei motori è avvenuta regolarmente, consentendo il decollo, ma dopo 1:43 minuti dal lancio uno dei tre – forse quello che aveva segnalato un problema al primo test – si è spento.

L’evento ha avuto un’influenza diretta sulla potenza e l’equilibrio della spinta a disposizione di Starship, che ha continuato a salire di quota con un solo motore – infatti anche un secondo motore si è spento a 3:15 minuti dal lancio. Al vertice della traiettoria a 4:43, anche l’ultimo motore è stato spento, e come detto il veicolo si è messo in traiettoria di rientro in maniera conforme alle aspettative. 

All’atto della nuova accensione a 6:32, tutti i motori hanno ripreso a funzionare regolarmente, ma non in maniera contemporanea. Le immagini mostrano infatti che l’accensione dei tre motori avviene in successione nello spazio di alcuni secondi tra 6:32 e 6:38. Come risultato, essendo l’astronave già in posizione verticale ed impossibilitata a frenare aerodinamicamente, la spinta di atterraggio ha dovuto essere generata dai soli motori. Pur mantenendo una traiettoria perfettamente controllata, anche se lievemente sbandata da un lato, a causa probabilmente della spinta insufficiente generata dal ritardo di accensione, la velocità d’impatto è stata quindi eccessiva, causando l’esplosione del veicolo. Dalle immagini si osserva inoltre che l’atterraggio avviene al di fuori della piattaforma, ma questo è probabilmente una causa accessoria. Secondo il commento di Elon Musk su Twitter, la pressione del carburante in fase di rientro era bassa, e quindi questa potrebbe essere la causa primaria dei problemi di accensione e spinta.

Come detto, tuttavia, quanto appena accaduto – scriviamo nella notte tra il 9 e il 10 dicembre – è da considerarsi un grandissimo successo. Tutto quello che Musk e i suoi devono fare in questo momento, è riparare i danni subiti dalla piattaforma di atterraggio, e portare il prototipo SN9 sulla rampa di lancio.

Non è impossibile che quest’ultimo voli entro la fine del 2020, aprendo definitivamente la prospettiva umana verso le missioni interplanetarie cui Starship è destinata.

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