
A oltre 10 anni da Bitcoin [1], a 4 da Ethereum [2], mentre altre iniziative di interesse si stanno sviluppando come nel caso di Scrypta [3] e di Algorand [4] (entrambe testimonianza dell’originaria italianità), in piena esplosione della Decentralized Finance (DeFi), mentre un nuovo slancio di Digital Transformation si prepara a partire con la Decentralized Economy (DeEC) come riportato anche da Forbes [5] relativamente all’Ecosistema Economico Digitalizzato Atmosphere Arc [6], cosa accade alle banche Centrali ed agli Stati?
Annunciata da oltre un anno – considerata la forte accelerazione che sta avendo il comparto delle digital coin – era presumibile e quasi inevitabile che fossero i cinesi ad affacciarsi per primi alla emissione della prima cryptovaluta su scala globale; così è stato e pertanto è di questi giorni l’uscita dell’e-yuan, ovvero la prima valuta digitale riconosciuta da banche centrali e pertanto dette CDBC. Non è da escludere che in tempi brevi anche le altre Banche Centrali si attrezzino per creare le diverse valute digitali.
Quali benefici si genereranno e soprattutto per chi?
Lo scenario è quanto mai intrigante, ma è necessario fare chiarezza. Chi si aspetta che lo e-yuan possa emulare cosa è accaduto al Bitcoin rimarrà certamente deluso.
Perché?
La risposta è ovvia, poiché essendo il valore dell’e-yuan in proporzione 1:1 con lo yuan fisico, seguirà esattamente le stesse dinamiche. Pertanto, considerata la spinta espansionistica dell’economia cinese, che necessita sempre di più di servire il mercato esterno al Paese, è evidente che lo Stato continuerà a svalutare lo yuan e quindi lo e-yuan. Di conseguenza in tale prospettiva non solo potrebbero non esserci guadagni da realizzare con lo e-yuan per eventuali investitori, ma addirittura ci potrebbero essere perdite di capitale.
In realtà, ciò è una porzione della realtà, poiché all’interno del Paese, ovvero per i Cinesi, le cose potrebbero andare diversamente. Cerchiamo di capire perché.
Innanzitutto lo e-yuan, accelererà i sistemi di pagamento interni; non solo: infatti, coloro i quali svolgono attività commerciali con la Cina potrebbero essere invogliati ad acquistare e-yuan per pagare con tale strumento. Ciò porterebbe alla diffusione dello e-yuan fuori dalla Cina. Anche in questo caso però il Paese aumenterebbe i suoi benefici e la propria ricchezza, ma ciò non avrebbe alcun effetto fuori dalla Cina a livello del singolo acquirente commerciale. Viceversa avrebbe un impatto negativo sulle altre Banche Centrali, che vedrebbero i loro prodotti, ovvero le diverse valute, meno utilizzate e meno acquistate. Come tutti sanno quando l’offerta è maggiore della richiesta quel bene perde valore. Di conseguenza, ciò potrebbe portare ad un apprezzamento dello yuan e dell’e-yuan rispetto alle altre valute. Ma ciò rallenterebbe il commercio verso l’esterno dei prodotti cinesi; pertanto sistematicamente i cinesi per favorire le esportazioni svaluterebbero lo yuan, rifavorendo l’economia nazionale ed aumentando la ricchezza del Paese e del suo PIL grazie al mercato estero, ovvero alla collocazione dei loro prodotti sul mercato esterno.
E’ evidente che da tale analisi emerge la preoccupazione che in Cina possa crescere la ricchezza pro capite rispetto a quella di un cittadino di un altro Paese. Ma la ricchezza pro capite non è equivalente al reddito pro capite. Infatti, dallo studio della storia cinese sappiamo che nell’ultimo trentennio pur essendo cresciuta vertiginosamente la ricchezza pro capite, non è accaduto lo stesso per il reddito pro capite. Detto in altre parole, in Cina come nel resto del mondo c’è un problema di distribuzione della ricchezza, che in questo territorio si mostra con chiara evidenza. Proprio questa chiara evidenza, ha reso i cinesi più sensibili alle evoluzioni economiche digital driven, che stavano accadendo nel mondo, con un accumulo di digital coin e token senza eguali. E’ di esperienza comune, infatti, che nei mesi scorsi chi si rivolgesse alla Cina per l’acquisto di device elettronici, trovava dall’altra parte una preferenza di pagamento in digital coin (Bitcoin ed Ethereum primi fra tutte) anche rispetto a valute considerate rifugio in passato come il dollaro americano.
Dove conduce questa considerazione?
Tale considerazione ha un risultato certo e cioè mentre lo Stato con l’e-yuan favorisce la ricchezza pro capite, il possesso di altre crypto da parte della popolazione favorisce il reddito pro capite. Detto in altre parole, con l’avvento dell’e-yuan si completa la miscela esplosione dell’economia cinese, che favorisce la distribuzione della ricchezza interna. Gli attori esterni infatti diventano un elemento essenziale affinchè lo scambio tra e-yuan e le altre digital coin (Bitcoin ad esempio) permetta ai possessori cinesi di Bitcoin di liquidizzare posizioni e consolidare ricchezza.
Per meglio comprendere questo elemento di scenario è necessario fare un passo indietro, comprendere le motivazioni fondamentali che hanno favorito la blockchain ed analizzare come la DeEc sia la chiave reale per una crescita globale, misurabile ed ecosostenibile.
Bibliografia di Riferimento
[1] S.Nakamoto, Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System, www.bitcoin.org/bitcoin.pdf, 2009. [2] Ethereum, github.com/ethereum/, 2016 [3] Scrypta, github.com/scryptachain/scrypta, releases 2019. [4] J.Chen, S.Micali, Algorand, The Efficient Public Ledger, arXiv:1607.01341, 2017 [5] G.Scuticchio Foderaro, Digital Transformation and its impact on Finance and the Banking system, 15 Oct 2020, https://www.forbes.com/sites/forbesbusinesscouncil/2020/10/15/digital-transformation-and-its-impact-on-finance-and-the-banking-system/, 2020. [6] Atmosphere Arc Network, https://www.atmospherearc.com/highlights_AtmosphereArc.pdf, 2018.