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La risposta della Corte Suprema Statunitense alle nuove restrizioni del Governatore Andrew Cuomo

La Corte Suprema boccia i limiti imposti dal governatore Andrew Cuomo all’assembramento nei luoghi di culto. La decisione della più alta autorità del sistema giudiziario americano ha visto il primo contributo in aula del giudice Amy Coney Barrett, terzo candidato eletto con candidatura proposta dal presidente Donald Trump e confermata dal Senato, in seguito al decesso del giudice Ruth Bader Ginsburg.

La Corte, detiene il potere della revisione giudiziaria che le garantisce tra le altre cose, l’autorità di invalidare uno statuto legislativo considerato in violazione della Costituzione.

Il veto concretizza l’opinione della maggioranza che le restrizioni di Mr. Cuomo costituiscano una diretta violazione della protezione del libero esercizio della religione, specificata nel Primo Emendamento.

La decisione è stata scrutinata con 5 vs 4 voti della Corte Suprema, rendendo il contributo della neo nominata decisivo.

Secondo Bloomberg News, il limite imposto da Cuomo era diretto a sevizi di culto nei quartieri di Queens e Brooklyn praticati in chiese cattoliche e sinagoghe.

L’accusa a Cuomo è di aver trattato i servizi religiosi in maniera meno favorevole di attività non religiose.

Le restrizioni in questione vedono la divisione delle zone secondo codici a colori che cambiano in continuazione in funzione dell’espansione del contagio.  Nelle zone “rosse” dove il rischio è considerato alto, il rito religioso non può eccedere il numero di dieci fedeli. Ove il rischio è considerato minore, nelle zone cosiddette “arancioni” il numero massimo dei partecipanti ammessi è di venticinque. Ed il limite è applicato anche in chiese che offrono capienze massime di mille fedeli, in grado quindi di accomodare numeri ben più grandi con distanze di sicurezza in eccesso dello standard di due metri.

La dichiarazione espressa del giudice Neil Gorsuch e riportata dal New York Times, sintetizza lo spirito a monte della decisione:

È arrivato il momento -anzi siamo già in ritardo- di mettere in chiaro che mentre la pandemia pone severissime sfide, non esiste mondo nel quale la Costituzione tolleri decisioni manageriali (con codici a colori) che riaprono i negozi di alcolici e di biciclette ma chiudono chiese, sinagoghe e moschee.

Nel rivolgersi alla Corte Suprema, gli avvocati rappresentanti le diocesi penalizzate dichiaravano che le loro “ spaziose chiese” dove si celebrano funzioni della durata di appena un’ora, pongono un rischio sostanzialmente inferiore rispetto a quello indotto dal volume di clienti che si registra all’interno di un supermercato o un super-store, durante l’arco della giornata.

Daniel Mach, direttore del programma ACLU (American Civil Liberties Union) che difende il diritto e la libertà di credo religioso, sintetizza l’opinione dell’amministrazione di Andrew Cuomo dichiarando che “La libertà di culto è uno dei diritti fondamentali che abbiamo più caro, ma non comprende la licenza di causare danno o mettere la salute pubblica in pericolo”, mentre il corrispondente di The Economist Steven Mazie risponde “Chi avrebbe mai pensato che la salute pubblica fosse allineata così perfettamente agli interessi laici?”

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