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Apple chiude il BatteryGate (e paga)

L’accusa all’azienda di Cupertino era di rallentare apposta i vecchi modelli di iPhone per spingere i consumatori ad acquistare quelli più moderni

Si chiude con un accordo tra Apple -da una parte- e 34 Stati americani più il Distretto di Columbia dall’altra, la vicenda nota come BatteryGate, scoppiata nel 2017 quando un’inchiesta del The Guardian scoperchiò il vaso di Pandora sulle batterie dei melafonini.

Dallo scoop del tabloid inglese venne fuori una sorta di “obsolescenza programmata” degli smartphone che, unita al mancato rilascio di aggiornamenti di sistema dopo alcuni anni, serviva ad indurre il consumatore fedele ad acquistare i modelli più aggiornati. Sebbene vi fu subito la smentita della casa di Cupertino, adducendo che Apple non riduceva intenzionalmente le prestazioni, ma impostava una differente gestione energetica per ottimizzare l’uso del dispositivo alla luce dell’usura della batteria, ben presto presero il via class action e indagini in buona parte degli Stati americani.


All’inizio, nel 2018, Apple si offrì di sostituire la batteria dei vecchi terminali al costo di 29 dollari, invece dei canonici 79, fino a quando sono entrate nel vivo in tutto il mondo le cause legali.
A marzo 2020, l’azienda di Cupertino ha accettato di pagare un importo fino a 500 milioni di dollari per risolvere una class action, un accordo per il quale l’azienda verserà agli attuali e gli ex proprietari di iPhone negli Stati Uniti, che avevano un iPhone 6, 6 Plus, 6S, 6S Plus o SE con iOS 12.2.1 o successivo, 25 dollari per ciascun iPhone, nonché i proprietari statunitensi dell’iPhone 7 e 7 Plus con sistema operativo iOS 11.2 o successivo acquisiti prima del 21 dicembre 2017.

In questi giorni poi è arrivato l’accordo con i 35 Procuratori Generali statunitensi, in primis quello dell’Arizona, Mark Brnovich, che ha dichiarato che “i Big Tech devono smettere di manipolare i consumatori ed iniziare a dir loro tutta la verità sulle loro pratiche e sui loro prodotti…Mi impegno a far sì che queste aziende tecnologiche golose rendano conto del fatto che nascondono la verità ai loro utenti”. 

Anche il Procuratore della California Xavier Becerra è stato dello stesso avviso, aggiungendo che “L’accordo risolve le accuse secondo cui la società ha rilasciato false dichiarazioni sulle batterie degli iPhone e sugli aggiornamenti software che hanno limitato le prestazioni dei telefoni al fine di gestire una carica insufficiente della batteria”.

Da Cupertino precisano che l’accettazione dell’accordo non equivale ad ammissione di colpevolezza, così come nell’istituto italiano del patteggiamento, rectius applicazione della pena su richiesta delle parti, ex 444 c.p.p., sottolineando che “nulla di quanto qui contenuto può essere considerato o interpretato come un’ammissione o una concessione di qualsiasi violazione di legge, regola, o regolamento, o di qualsiasi altra questione di fatto o di legge, o di qualsiasi responsabilità o illecito, tutto ciò che Apple nega espressamente”. Oltre alla cospicua somma, l’azienda ha accettato di fornire informazioni veritiere per i prossimi tre anni sulla gestione dell’alimentazione dell’iPhone ed i cicli della batteria attraverso il proprio sito Web, le note di aggiornamento del software ed infine all’interno delle impostazioni del dispositivo.

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